dell'utri sofri

NESSUNA PIETÀ PER DELL'UTRI – IL TRIBUNALE DICE NO ALLA SCARCERAZIONE, L’EX SENATORE DI FORZA ITALIA CONDANNATO PER CONCORSO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA, RESTA IN CELLA ANCHE SE GRAVEMENTE MALATO E ANNUNCIA: “STOP A CIBO E CURE, MI LASCIO MORIRE" – MA SOFRI, MANDANTE DELL’OMICIDIO CALABRESI, E IL KILLER BOMPRESSI FURONO SCARCERATI PER GRAVI MOTIVI DI SALUTE – E IL LEGALE DI SOFRI DICE CHE…

Stefano Zurlo  per il Giornale

 

DELL'UTRI

I paragoni valgono per quello che valgono e però qualche spunto possono offrirlo. Adriano Sofri e Marcello Dell'Utri sono due personaggi lontanissimi che hanno in comune solo il passaggio attraverso la cruna dell'ago del carcere.

 

 

Sofri, classe 1942, è un intellettuale apprezzatissimo, un guru della cultura italiana, e al di là delle sue innegabili qualità, molti hanno scommesso sulla sua innocenza anche dopo la condanna definitiva a 22 anni per l'omicidio del commissario Calabresi. A Marcello Dell'Utri, classe 1941, di un anno più vecchio, è sempre capitato l'esatto contrario: molti commentatori hanno giurato sulla sua colpevolezza anche prima del verdetto finale, anzi prima pure dei processi. Colpa del peccato originale: la vicinanza a Silvio Berlusconi per conto del quale avrebbe tenuto contatti con gli ambienti di Cosa nostra.

 

MARCELLO DELL'UTRI

Ora i destini dei due prendono ancora una volta strade diverse. Dell'Utri resta in cella, anche se gravemente malato: è afflitto da una pesante cardiopatia e con un tumore in corso. Per chi non lo ricordasse, Sofri ebbe un trattamento assai diverso. A novembre 2005 rischiò di morire per la rottura dell'esofago. Fu portato d'urgenza dalla cella del carcere di Pisa all'ospedale dove fu operato al volo. Fu diagnosticata una malattia rara: la sindrome di Boerhaave e, quel che qui interessa, gli fu sospesa la pena. Poi, superata la fase più acuta, ricominciò a scontare la pena, ma non più nella cella del Don Bosco, dove riceveva politici e giornalisti, ma in casa. E sfruttando un altro istituto, la liberazione anticipata prevista per chi tenga un comportamento esemplare, riuscì a chiudere i conti con la giustizia all'inizio del 2012. Oggi firma reportage e articoli dal Kurdistan. Per la cronaca anche Ovidio Bompressi, il killer di Calabresi, mangiato dall'anoressia, non fu abbandonato in prigione: venne scarcerato, finì ai domiciliari, infine venne graziato da Giorgio Napolitano nel 2006.

MARCELLO DELL'UTRI

 

Dell'Utri deve scontare una pena molto più corta, solo sette anni, ma contro di lui c'è una sorta di stigma, un marchio incancellabile forgiato sulle corde dell'antiberlusconismo.

 

I paragoni non possono dire tutto. Ma qualcosa non torna. E a metterlo in evidenza è Alessandro Gamberini, l'avvocato che a suo tempo difese Sofri: «Il verdetto Dell'Utri mi ha meravigliato. Mi sembra un provvedimento poco coraggioso, i giudici si sono appiattiti sui periti del tribunale che hanno sposato la tesi della compatibilità, ma in casi controversi e complessi come questo c'erano tutti i presupposti per la concessione della detenzione domiciliare che avrebbe permesso all'ex senatore di curarsi senza mille complicazioni, scorte e lampeggianti».

 

MARCELLO DELL'UTRI

Certo, i reati di mafia sono un capitolo a parte pure nell'ordinamento penitenziario: Dell'Utri ha diritto alla liberazione anticipata ma non ai permessi premio e alle altre misure previste per i detenuti «comuni». Però anche questa distinzione è in realtà assai debole e superata: a suo tempo il ministero della Giustizia aveva tolto il detenuto dal circuito dell'alta sicurezza, riconoscendo che era venuta meno la sua pericolosità e non risultavano più legami con le famiglie di Cosa nostra. Del resto le sentenze di condanna dell'ex parlamentare sono un viaggio a ritroso nel tempo, quasi archeologia giudiziaria: i crimini commessi vanno dal 1974, quando il codice nemmeno prevedeva l'associazione a delinquere di stampo mafioso, al 1992. Un quarto di secolo fa.

 

Ora l'ex senatore, sballottato fra carceri e ospedali, è in cella. E ha deciso di accelerare quella che ritiene una condanna a morte. Cosi ha iniziato uno sciopero del vitto e delle medicine. Il suo sentiero si fa sempre più stretto. Nell'attesa dell'ennesima pronuncia che potrebbe rimettere in discussione la sua scomodissima posizione: quella della Corte di Strasburgo.

 

Adriano Sofri

TRIBUNALE DICE 'NO' ALLA SCARCERAZIONE. DELL'UTRI: MI LASCIO MORIRE, STOP A CIBO E CURE

Da www.rainews.it

 

 

Sciopero della fame e sospensione delle terapie necessarie per curare le patologie oncologiche e cardioptatiche di cui è affetto. Stanco, provato, dopo l'ennessimo 'no' alla scarcerazione, è quanto annuncia l'ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, tramite i suoi legali. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma parla di trattamenti affrontabili "in costanza di regime detentivo" e di un quadro clinico stabile, che non ha fatto registrare peggioramenti. Il Senatore aveva incassato già parere negativo lo scorso anno, quando chiese di essere scarcerato proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute. Dell'Utri è stato condannato a 7 anni per concorso in associazioe mafiosa. Numerose le reazioni dal mondo politico. C'è chi parla di accanimento, chi di pagina indegna di un Paese civile e chi sottolinea come il caso dell'ex senatore accenda i riflettori su molti casi di persone detenute con patologie che se non vengono curate adeguatamente possono morire anche in modo piuttosto rapido

ADRIANO SOFRI

 

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