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NON È UN ADDIO ALLE ARMI, MA QUASI - DRAGHI BLOCCA IL QUARTO DECRETO SULLE FORNITURE MILITARI AGLI UCRAINI – IL PREMIER SCOMMETTE SUI CANALI DIPLOMATICI CHE SI SONO FATICOSAMENTE RIAPERTI CON IL CREMLINO E CON QUESTA MOSSA EVITA POLEMICHE CON LEGA E M5S SULL'INVIO DI MEZZI PIÙ PESANTI. UN ALTRO DECRETO ARRIVERÀ SOLO SE… - DAGOREPORT

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DRAGHI

Federico Capurso e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

 

Non è un addio alle armi, ma un congelamento. Il quarto decreto sull'invio degli aiuti militari all'Ucraina, già allo studio da giorni, viene per il momento accantonato.

mario draghi al forum verso sud 2

 

Il governo è d'accordo a valutare l'evoluzione del conflitto prima di ogni altra decisione formale, e Mario Draghi scommette molto sui canali diplomatici che si sono faticosamente riaperti con il Cremlino.

 

È vero che ieri Emmanuel Macron ha assicurato al presidente ucraino che le forniture di armi «aumenteranno e saranno intensificate nelle prossime settimane», ma dal punto di vista italiano cambia poco nella strategia europea. Per Palazzo Chigi sembra giunto il momento di analizzare cosa è cambiato rispetto alle fasi iniziali dell'aggressione russa e alle successive settimane di conflitto esteso a tutto il territorio nazionale.

L INCONTRO TRA JOE BIDEN E MARIO DRAGHI VISTO DA CARLI 1

 

La guerra ora si sta nuovamente localizzando, a sud e a est, e la resistenza ucraina sta prevalendo, anche grazie all'enorme quantitativo di armi arrivate dai Paesi occidentali, Italia compresa. L'ultimo decreto, il terzo, è stato appena pubblicato in Gazzetta ed è in grado di coprire le prossime settimane. Uno stratagemma che serve al governo per evitare polemiche con Lega e M5S sull'invio di mezzi più pesanti.

 

Un altro decreto arriverà solo se il conflitto si inasprirà e volgerà di nuovo al peggio per Kiev. Per adesso non ci saranno ricognizioni sui mezzi disponibili dell'esercito. Già di ritorno dagli Stati Uniti, dallo staff di Draghi si invitava alla cautela. Con il presidente americano Joe Biden, spiegano fonti di Palazzo Chigi, non si è parlato di armi ma molto di diplomazia e della necessità di aprire un tavolo di trattative con tutti i principali protagonisti del conflitto, anche gli Usa.

 

MARIO DRAGHI JOE BIDEN

Una postura che secondo i diplomatici ora favorirebbe il ruolo naturale di mediatore che può tornare a rivestire l'Italia. Tanto più in un momento delicato dove si cercano spazi di negoziato mentre due Paesi del Nord Europa, confinanti con la Russia e storicamente neutrali, come Finlandia e Svezia, hanno attivato le procedure di ingresso nella Nato. Un argomento che questa mattina, a Roma, sarà al centro del confronto bilaterale tra Draghi e la prima ministra di Helsinki Sanna Marin, che più tardi, a pranzo in ambasciata, incontrerà anche Enrico Letta e Giuseppe Conte.

 

Ai piani alti del Movimento, il nuovo e più morbido vocabolario utilizzato dal premier per declinare la posizione italiana nella gestione del conflitto non è passato inosservato.

Da giorni si esprime «soddisfazione» per una linea che sempre più collima con quella di Conte.

 

L'unica vera distanza, finora, si è registrata sull'invio di armi. Ancora ieri, il leader M5S si diceva contrario a ulteriori aiuti militari e invocava un voto del Parlamento per «indirizzare» il governo verso un impegno diplomatico. Per Conte, poi, «non è più sufficiente» il via libera dato al decreto Ucraina un mese fa, per permette all'esecutivo di inviare armi fino alla fine dell'anno senza più passare dal Parlamento. Serve quindi un nuovo voto dell'Aula.

draghi conte

 

Non arriverà domani, quando il premier riferirà in Aula, ma l'occasione si presenterà la prossima settimana, con le comunicazioni che Draghi dovrebbe offrire prima del Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio. Lo ha chiesto ufficialmente la capogruppo M5S a palazzo Madama, Mariolina Castellone, trovando il sostegno della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e il suo «auspicio che il premier possa confrontarsi con il Parlamento».

 

draghi biden

E lo stesso ha fatto il presidente dei deputati M5S, Davide Crippa, con una lettera indirizzata al presidente della Camera Roberto Fico. Si vuole arrivare a una risoluzione di maggioranza, dunque. Questione delicata, ma un punto di caduta sembra vicino nelle prime interlocuzioni tra gli sherpa del governo e quelli del M5S. Nel testo della risoluzione non si dovrebbe fare alcun accenno allo stop all'invio di armi, ma si esprimerebbe solo la «priorità», per il governo, di lavorare per una soluzione diplomatica del conflitto. A palazzo Chigi se ne ragiona e i Cinque stelle non sembrano affatto contrari: «Così potremmo votarla» , trapela dai vertici.

 

armi ucraina

Un modo, questo, utile al M5S per uscire dall'angolo e smarcarsi dall'imbarazzo per le posizioni ortodosse dell'ex presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli. Resta però il problema della nuova presidenza, ora che Petrocelli è stato estromesso. Il centrodestra starebbe infatti preparando una trappola al candidato di Conte, Ettore Licheri. I voti di Lega, Fdi e Fi, potrebbero convogliare su un'altra Cinque stelle,indigesta perché vicina a Luigi Di Maio, Simona Nocerino. Nella speranza che Conte, pur di non ingoiare il rospo, abbandoni il diritto alla presidenza della commissione.

draghi bidenmario draghidraghi

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