giuseppe remuzzi andrea crisanti alberto zangrillo

“LE APERTURE SONO STATE FATTE SENZA DATI A DISPOSIZIONE” – CRISANTI A “OGGI”: “SONO PREOCCUPATO PER L’AUTUNNO, DOBBIAMO PROVVEDERE CON TAMPONI A TAPPETO ED ELIMINARE GLI EVENTUALI FOCOLAI” – ZANGRILLO: “SERVE UN PROTOCOLLO PER IDENTIFICARE I CONTAGIATI” – “REMUZZI: “NON POSSIAMO CREARE ILLUSIONI, MA FORSE IL RISULTATO È VICINO. STIAMO SPERIMENTANDO UNA NUOVA TERAPIA E…”

Anticipazione da “Oggi”

 

ANDREA CRISANTI

Su OGGI, in edicola da domani, tre interviste a tre luminari impegnati sul fronte del coronavirus. Andrea Crisanti, 65 anni, ordinario di microbiologia all’Università di Padova e artefice dell’efficace strategia anti-Covid-19 del Veneto, dice: «Se sono preoccupato per l’autunno? Sì: dobbiamo provvedere con tamponi a tappeto ed eliminare subito gli eventuali focolai. Mi preoccupa la risposta della sanità pubblica. In più gli asintomatici sono come fantasmi: non hanno sintomi, non sviluppano anticorpi… sarebbe bello scoprire un marcatore che li identifichi. Intanto dobbiamo usare i malati come sentinelle: seguirli e identificare i contagi».

zangrillo

 

Il professore esprime anche i suoi dubbi sulle modalità della Fase 2: «Le aperture sono state fatte senza dati a disposizione. A tutt’oggi non sappiamo quante persone hanno contratto il virus. Non facciamo abbastanza tamponi».

ALBERTO ZANGRILLO - IN PRIMA LINEA CONTRO IL CORONAVIRUS

 

Alberto Zangrillo, anestesista-intensivista di fama e fresco autore del libro In prima linea contro il coronavirus, racconta a OGGI le sue settimane in trincea: «La prima fase del Covid noi l’abbiamo subita, è un fatto… c’è stato un momento in cui l’onda d’urto che dovevamo fronteggiare era scomposta, disordinata». Poi parla della risposta del San Raffaele, anche grazie alla raccolta fondi di Chiara Ferragni e Fedez: «Siamo riusciti in 200 ore lavorative, equivalenti a dieci giorni di lavoro, a realizzare una terapia intensiva tecnologicamente avanzatissima per accogliere i malati più gravi».

CORONAVIRUS PADIGLIONE SAN RAFFAELE BY FEDEZ FERRAGNI BURIONI

 

Quindi lancia una proposta: «In questo momento in cui dobbiamo ripartire non possiamo dare la caccia al numero in modo maniacale, la cifra che deriva dalla sierologia o dai tamponi. All'inizio, per esempio, il numero dei contagiati era assolutamente sottostimato… Io da anestesista, da intensivista, credo che la terapia intensiva sia da considerare il fallimento: noi non dobbiamo portarci i malati, dobbiamo fare in modo di proteggerli prima… Insieme al gruppo per il quale lavoro mi propongo di indicare una strada: lavorare sulla tutela delle persone più a rischio con una identificazione precoce di quelle contagiate, per fare in modo che una virtuosa triangolazione tra gli istituti clinici di riferimento (gli ospedali ad alta specialità), le Regioni e le agenzie della tutela della salute (Ats) sia punto di riferimento dei medici di medicina generale che hanno il contatto diretto col cittadino. È il protocollo che abbiamo chiamato POST: Prudenza, Organizzazione, Sorveglianza e Tempestività».

GIUSEPPE REMUZZI

 

Infine Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri: «Non possiamo creare illusioni. Ma forse il risultato è vicino. Stiamo sperimentando una nuova terapia e i risultati sono molto incoraggianti». E la spiega: «È il passo successivo alla trasfusione del plasma che stanno sperimentando a Mantova e Pavia. Curando una malattia delle reni, la nefropatia membranosa, Pier Luigi Ruggenenti, direttore della nefrologia e della dialisi del “Papa Giovanni”, i suoi collaboratori e i ricercatori del Mario Negri hanno messo a punto una macchina che toglie dal sangue gli anticorpi dannosi e hanno applicato questa tecnica per togliere ai donatori guariti dal Covid 19 solo gli anticorpi specifici che, trasfusi nei malati, neutralizzano il virus».

GIUSEPPE REMUZZIGIUSEPPE REMUZZI ANDREA CRISANTIANDREA CRISANTI 1RICERCATORI SAN RAFFAELEANDREA CRISANTISELVAGGIA LUCARELLI - ANDREA CRISANTIANDREA CRISANTI

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