QUANDO L’“ACHILLE LAURO” FU SEQUESTRATA DAI TERRORISTI DI ABU ABBAS, AD OTTOBRE 1985, IL GOVERNO ITALIANO AVEVA PIANIFICATO L’ “OPERAZIONE MARGHERITA”: UN BLITZ DELLE FORZE SPECIALI PER RIPRENDERE IL CONTROLLO DELLA NAVE - POI PREVALSE LA LINEA DIPLOMATICA
Fabio Pozzo per www.lastampa.it - Estratto dell'articolo
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LA MISSIONE
È l’8 ottobre 1985, l’Operazione Margherita è in corso. Nelle acque egiziane, tra Alessandria e Porto Said, quattro terroristi del Flp di Abu Abbas hanno dirottato l’Achille Lauro: sulla nave da crociera italiana - 196 metri di lunghezza, riarmata Chandris - ci sono 344 membri d’equipaggio e 101 passeggeri (664 erano scesi a terra, convinti dal commissario di bordo Max Fico a visitare per 93 dollari il Cairo e le Piramidi).
Prima dell’alba erano già stati aperti dal governo i fronti diplomatici e c’era stato il via libera per un piano d’intervento militare: la scelta era ricaduta sugli Arditi Incursori della Marina, sui parà del 9° Reggimento d’assalto Col Moschin e su un reparto della brigata San Marco.
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«Organizziamo gli invii del personale e gestiamo le informazioni. In principio non conosciamo il numero dei dirottatori né, finché non si alzano gli aerei ricognitori Breguet-Atlantic, la posizione della nave. Mancano anche i piani tecnici della Lauro, indispensabili per individuare aree idonee per il rilascio degli operatori e i locali ostaggi: non spunteranno mai fuori. Quando poi entra in azione il Vittorio Veneto le informazioni giungono direttamente a bordo dell’unità e noi restiamo di supporto».
ACHILLE LAURO CRAXI REAGAN SIGONELLA
L’incrociatore della Marina era in navigazione verso l’Egitto. Gli incursori lo raggiungono con tre SH-3D. «Sull’elicottero siamo una decina, più l’equipaggio - racconta Zirpoli -. Stipatissimi, tra le borse dei materiali. Un volo diretto, per risparmiare carburante, credo duri almeno sei ore. Mi metto le cuffie da tiro e riesco anche a dormire un po’».
Gattoni, invece, da Pisa raggiunge la base della Raf di Akrotiri, a Cipro. «Con l’aereo presidenziale. Io mi siedo proprio dove Pertini ha giocato a scopone con Bearzot, Zoff e Causio di ritorno dal Mundial. Atterriamo a Cipro poco prima dell’alba. Qui ci sono già i Delta Force, le forze speciali americane. Sono agitati, impegnati in un’attività febbrile: muovono materiali, approntano piccoli elicotteri. Capiamo subito che si stanno preparando a intervenire». È il 9 ottobre. Sarà l’ambasciatore Usa a Roma, Maxwell Rabb, a informare il premier Bettino Craxi che l’assalto era stato previsto dal Pentagono per quella notte.
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L’OSTAGGIO UCCISO
IL SEQUESTRO DELL'ACHILLE LAURO - LA VICENDA
Quando la nave da crociera sarà nelle acque siriane di Tartous la situazione precipita. I terroristi uccidono uno degli ostaggi, l’ebreo americano Leon Klinghoffer, classe 1916, emiplegico per una trombosi, in crociera con la moglie. «Ripartiamo da Akrotiri con l’elicottero: dobbiamo unirci ai colleghi sul Veneto e andare all’assalto. Spettava a noi farlo, perché l’Achille Lauro era territorio italiano», ricorda Gattoni.
«Andavamo su è giù per i ponti dell’incrociatore, provando fino allo sfinimento le modalità d’assalto - continua Zirpoli -. Avremmo dovuto saturare l’obiettivo in pochi secondi; guadagnare la plancia, la stazione radio. Ma senza piani della nave… I terroristi potevano essere ovunque». Sì, non sarebbe stata una «bonifica» facile. «Se i palestinesi avessero aperto il fuoco - ammette Gattoni - noi avremmo risposto». Con i rischi del caso. Ma non si porranno. «Mentre stiamo atterrando sull’incrociatore il pilota c’informa che la missione è annullata. Cessata crisi, i dirottatori si sono arresi». Era prevalsa la soluzione diplomatica.
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«Ci hanno addestrati i Sas britannici. Armi, tecniche, persino la terminologia, lupi i terroristi e pecore gli ostaggi - continua Braccini -. Ci hanno allertato per il rapimento Moro, per un Dc9 dirottato su Fiumicino: eravamo in un hangar, pronti all’azione» . E l’Achille Lauro. «Chi si aspettava che il terrore potesse arrivare dal mare? Dopo abbiamo cominciato ad addestrarci sulle navi Costa con nuove tecniche di abbordaggio e con i primi elicotteri corazzati».