luca palamara alessandro sallusti il sistema

“IL SISTEMA NON PUÒ ESSERE SCALFITO: TUTTI COLORO CHE CI HANNO PROVATO VENGONO ABBATTUTI” - PALAMARA SI TOGLIE QUALCHE SASSOLINO DALLA TOGA (NON TUTTI) E RACCONTA GLI INCONTRI E LE CENE DOVE SI DECIDEVANO LE NOMINE: “QUANDO HO TOCCATO IL CIELO, IL SISTEMA HA DECISO CHE DOVEVO ANDARE ALL’INFERNO” - LA NOMINA DI LO VOI A PALERMO, LE MOSSE DI PIGNATONE E L’ERRORE FATALE DI RENZI: TENTARE DI NOMINARE GRATTERI MINISTRO SENZA CONSULTARE LE CORRENTI…

ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA LUCA PALAMARA - IL SISTEMA

 

Valentina Errante per "il Messaggero"

 

Un potere che non può essere scalfito: è Il Sistema. Parla con Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, Luca Palamara il pm radiato dalla magistratura e attore principale di quel risiko delle nomine che l' ha portato sotto procedimento disciplinare, mentre è anche a rischio processo per corruzione a Perugia.

 

Parla e racconta quello che da mesi vorrebbe che tutti sapessero, perché il sottotitolo di questo volume, edito da Rizzoli (pagg 205, euro 19) è «Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana». Il concetto, declinato nei dettagli nella lunga intervista, è che, a partire dal 2008, nessuna nomina è sfuggita alle logiche e agli accordi tra le correnti della magistratura: in tutti gli uffici giudiziari.

francesco lo voi

 

Ma Palamara racconta di più: quanto sulle scelte del Csm pesino le pressioni dello Stato, come sarebbe accaduto per la nomina di Francesco Lo Voi a capo della procura di Palermo, il candidato che ha meno titoli dei suoi avversari, ma è «meno rigido sull' inchiesta che riguarda la Trattativa Stato Mafia». E ricorda le parole di Nicola Clivio al plenum al momento dell' elezione: «Sono venuto a Roma per vedere come funziona il potere. Oggi l' ho capito e sono rimasto sconvolto».

nicola clivio

 

Nella versione dell' ex pm romano, i dialoghi intercettati all' hotel Champagne a maggio 2019, dal trojan piazzato sul suo telefono dalla procura di Perugia, sono solo un piccolo episodio della cronaca ordinaria.

 

GLI INCONTRI

«Normalmente funziona che se le correnti si accordano su un nome, può candidarsi anche Calamandrei, padre del diritto, ma non avrà alcuna possibilità di essere preso in considerazione», dice Palamara.

 

Racconta di pranzi, cene e incontri, ai quali hanno preso parte proprio le toghe che lo hanno accusato, e durante i quali si decidevano gli incarichi.

giuseppe pignatone

 

Incontri anche con persone poi travolte dalle inchieste, come il consigliere di Stato Riccardo Virgilio o l' imprenditore Fabrizio Centofanti. E di come lui stesso abbia avuto un ruolo anche nelle nomine di tre vice presidenti del Csm, del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e di come quest' ultimo, oggi presidente del Tribunale Vaticano, abbia influito sulla scelta del capo dei pm a Palermo e sia riuscito a designare i suoi aggiunti nella Capitale. Ma non c' era incarico che sfuggisse al controllo. Con le alleanze sui nomi che diventavano un segno di forza.

 

creazzo viola lo voi

NON SINISTRA

L' ex pm avvalora in qualche modo il mantra berlusconiano sulle toghe rosse, spiega però che non c' è una magistratura di sinistra, ma che «il nemico è la non sinistra», così il Sistema espelle chi viola le regole non dette.

luca palamara e il procuratore giuseppe creazzo

 

Nel dettaglio, Palamara racconta il retroscena nella presa di posizione dell' Anm, che presiedeva all' epoca, rispetto all' allora magistrato Luigi De Magistris, titolare dell' inchiesta Why not. E Palamara dà anche una spiegazione politica alla sua espulsione «Quando ho toccato il cielo, il Sistema ha deciso che dovevo andare all' inferno».

 

Aveva tradito, pensava di essere così forte da potere dettare le regole. L' errore è stato schierarsi con i renziani, i rottamatori. E persino l' ex premier Matteo Renzi avrebbe commesso un errore fatale, pensare di potere nominare l' attuale capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri, ministro, senza avere consultato le correnti.

 

LA CADUTA

NICOLA GRATTERI

Per Palamara il sistema al quale è stato organico e che lo ha espulso vive in osmosi con la politica ed è capace anche di condizionarla. Un lungo capitolo è dedicato alle vicende giudiziarie che hanno riguardato Silvio Berlusconi e alla caduta del suo governo, nel 2011.

 

«Tutti quelli - colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni molti dei quali tuttora al loro posto - che hanno partecipato con me a tessere questa tela, erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo» dice Palamara. Il «Sistema», sostiene, «è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato».

 

alessandro sallusti foto di bacco (3)

Palamara, a posteriori ricostruisce, e spiega che nel 2017, quando ha pensato di violare gli accordi tra correnti e far nominare al vertice della Cassazione i suoi candidati, è cominciata la caduta. E spiega anche quella sua ultima partita, quando anziché schierarsi con la corrente di centro decide di allearsi con quella di destra per la nomina di Marcello Viola alla procura di Roma.

 

E conclude: «Continuerò a difendermi nel processo e ho rispetto per i pubblici ministeri di Perugia, ma sono convinto che altri abbiano usato me per stoppare una nomina che altrimenti non avrebbero avuto la forza di fermare in altro modo».

 

palamara adele attisani

L' AUTOCRITICA

 Dopo avere ricostruito nel dettaglio le fortune e le sciagure professionali di alcuni suoi colleghi, Palamara conclude: «Con il senno di poi ho fatto un azzardo: smarcarmi definitivamente da quella sinistra ideologica antirenziana con la quale avevo condiviso la lottizzazione della magistratura, oltre che la gestione politica della giustizia. Il primo ex consigliere del Csm, radiato dall' ordine giudiziario (intanto ha presentato un ricorso) è fiducioso di poter tornare a indossare la toga, almeno così dice a Sallusti. Anche se non crede affatto che le regole del Sistema cambieranno mai.

luca palamara alessandro sallusti foto di bacco (1)

 

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...