“PATRIZIA REGGIANI È STATA SPENNATA DA TANTI FINTI AMICI” CHE LE HANNO DRENATO IL PATRIMONIO AVUTO IN EREDITA’ – TRA GLI OTTO INDAGATI CONSULENTI LEGALI E L’EX COMPAGNA DI CELLA CHE ACCUSATA DI AVER RUBATO ALLA DONNA, CONDANNATA COME MANDANTE DELL'OMICIDIO GUCCI, ANCHE DEI GIOIELLI – LA DIFESA: “UNO STUCCHEVOLE TENTATIVO DI RAPPRESENTARE UNA REALTÀ DISTORTA E LONTANA ANNI LUCE DALLA VERITÀ STORICA”

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

patrizia reggiani

Una gallina dalle uova ancora d'oro che, sfruttabile per la «fragilità psichica» indotta dalle conseguenze neurologiche dell'asportazione di un tumore al cervello, tanti finti amici e consulenti intorno a lei avrebbero in vario modo e in misure diverse «spennato» anche una volta tornata libera dopo aver scontato i 26 anni di condanna come mandante dell'omicidio nel 1995 del marito stilista Maurizio Gucci: è in questa chiave di lettura sulla sorte di Patrizia Reggiani che la Procura di Milano, in un avviso di conclusione delle indagini iniziate dalla Guardia di finanza un anno fa, ora accusa (per ipotesi di reato di concorso in circonvenzione di incapace o peculato o corruzione o induzione indebita) 8 persone in teoria molto distanti tra loro.

 

A cominciare dall'avvocato Maurizio Giani, già legale della scomparsa 92enne madre della Reggiani, Silvana Barbieri, poi dopo la morte nel 2019 suo esecutore testamentario, in tal veste per i pm approfittatosi in ospedale appunto della già annebbiata novantenne per farsi indicare presidente a vita di una Fondazione beneficiata nel testamento dalle locazioni di un complesso immobiliare da almeno 14 milioni dietro la Stazione Centrale (90 tra case e negozi) e dal diritto a 4 milioni cash (di cui sinora versati 100.000 euro).

 

PATRIZIA REGGIANI NEL 1998

«Farla apparire come soggetto debole, circondata da una sorta di "corte dei miracoli" pronta ad approfittare della situazione per proprio tornaconto personale, è uno stucchevole tentativo di rappresentare una realtà assolutamente distorta e lontana anni luce dalla verità storica», ribatte Giani. Il quale, per i pm, seppure all'inizio non la potesse vedere, da un certo momento avrebbe invece «favorito la sempre più ingombrante presenza nella vita della Reggiani» della sua ex compagna di cella a San Vittore, Loredana Canó, installatasi a titolo di «assistente» contrattualizzata e convivente nella favolosa villa milanese di Reggiani, infine «sfrattata» dai magistrati che la accusano anche di averle rubato gioielli.

 

LE NOZZE TRA MAURIZIO GUCCI E PATRIZIA REGGIANI

A sua volta Canò avrebbe introdotto alla tavola imbandita del patrimonio della Reggiani l'avvocato Daniele Pizzi, legale già alla ribalta quale parte civile per la famiglia di Lidia Macchi nei processi per l'assassinio della studentessa 35 anni fa, ma qui indagato quale ex «amministratore di sostegno» nominato dal Tribunale alla Reggiani nel 2019 su richiesta proprio della madre.

 

A Canò e Pizzi sono contestati anche episodi di peculato e uno di induzione indebita per aver convinto nel luglio 2020 (a detta dei pm) il canale televisivo Discovery+ a pagare in contanti 15.000 euro un'intervista a Patrizia Reggiani.

 

Pizzi ha anche un'accusa di corruzione, nell'assunto che si sia fatto retrocedere parte di una parcella dai revisori Mario Wiel Marin e Marco Moroni ingaggiati per una stima immobiliare; mentre Marco Chiesa è indiziato di concorso in circonvenzione di incapace per aver (con Canò e Pizzi) «indotto Reggiani a consegnargli la gestione finanziaria» di società affidate come amministratori ai pure indagati Maria Angela Stimoli e Marco Riva, giovane manager dello sport e presidente del Coni Lombardia.

DANIELE PIZZI PATRIZIA REGGIANI

 

L'inchiesta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e della pm Michela Bordieri era scaturita dalla decisione della giudice tutelare Ilaria Mazzei di disporre verifiche (affidate al nuovo amministratore di sostegno Marco Accolla) sulla congruità della gestione, e dalla deposizione in Procura di Allegra Gucci, una delle due figlie di Reggiani alle quali una sentenza della Cassazione del 2020 aveva imposto di corrispondere alla madre (pur mandante dell'omicidio del padre) un vitalizio di 1,1 milioni di franchi l'anno e 35 milioni di arretrati.

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