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CECENI E VELENI - PER L’OMICIDIO NEMTSOV FINISCONO IN CELLA CINQUE CECENI MA NULLA SI SA DEI MANDANTI - CONFUSIONE ANCHE SUL MOVENTE - SEMBRA UN “PACCO” CONFEZIONATO PER DIMOSTRARE CHE PUTIN NON C’ENTRA

Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera”

 

omicidio nemtsovomicidio nemtsov

Due ceceni formalmente accusati di aver ucciso l’ex vicepremier Boris Nemtsov il 27 febbraio; altri tre che rimangono in carcere, mentre un sesto si sarebbe fatto saltare in aria a Grozny per non essere catturato. L’hanno ucciso perché da «ferventi mussulmani» non sopportavano il fatto che il leader dell’opposizione aveva espresso solidarietà ai giornalisti di Charlie Hebdo massacrati a Parigi.

 

Anzi, no. L’agguato sotto le mura del Cremlino e l’omicidio di un personaggio di spicco della vita politica russa è avvenuto per motivi di denaro, connessi con la rapina, l’estorsione o il banditismo. Questo secondo la lettura degli articoli del codice penale in base ai quali è avvenuta la formale incriminazione degli accusati.

 

omicidio nemtsov   zaur dadayevomicidio nemtsov zaur dadayev

Una gran confusione, insomma, mentre non si fa parola sui mandanti, sulle cause di una esecuzione che pare assai difficile poter addossare solamente a un gruppetto di ceceni di basso rango. Uno dei due uomini incriminati, Zaur Dadayev è stato per dieci anni nelle truppe del ministero dell’Interno ceceno (battaglione Sever, guardia presidenziale) ed è stato anche decorato per coraggio.

 

È stato il presidente della repubblica caucasica Ramzan Kadyrov a confermare l’identità dell’uomo e a raccontare quanto fosse turbato per la vicenda Charlie Hebdo : «Tutti quelli che conoscono Zaur confermano che è un vero credente e che, come tutti i musulmani, era sconvolto dall’attività di Charlie e dai commenti di solidarietà con chi aveva stampato le vignette», ha scritto Kadyrov su Instagram.

 

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Fin dall’inizio, potremmo dire pochi minuti dopo l’omicidio, le autorità avevano avanzato proprio queste ipotesi per spiegare l’accaduto. Una «provocazione» come aveva sostenuto il presidente russo. Un gruppo di estremisti islamici o dei volgari banditi, secondo ipotesi fatte dagli inquirenti sul campo. Adesso pare che tra giudici, politici e responsabili dei servizi di sicurezza non ci si riesca a mettere d’accordo. E le due ipotesi più banali vengono portate avanti contemporaneamente.

 

Gli accusati sono comparsi davanti ai giudici trascinati in manette (e in malo modo) da agenti mascherati. Dadayev avrebbe confessato, salvo poi non ammettere nulla davanti ai magistrati. Anzor Gubashev è il secondo incriminato, che ha negato qualsiasi coinvolgimento. Fra gli altri tre ancora trattenuti in attesa di sviluppi delle indagini, c’è anche il fratello più giovane di Gubashev, un certo Zahid.

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Il tutto sembra un «pacco» confezionato per dimostrare che gli alti vertici russi non c’entrano nulla, che giudici e poliziotti si sono dati da fare, come chiedevano opposizione e leader internazionali. Gli amici di Nemtsov, naturalmente, ci credono poco e chiedono che venga fatta piena luce.

 

A molti la vicenda ricorda troppo da vicino quella di Anna Politkovskaya, la giornalista scomoda che venne freddata nel 2006. Anche in quel caso uscì fuori che gli esecutori erano un gruppo di ceceni, tre dei quali fratelli (i Makhmedov).

Nemtsov fidanzataNemtsov fidanzata

 

A organizzare i pedinamenti e tutto il resto erano stati altri personaggi di basso livello, tra i quali un ex poliziotto. Sempre tra gli organizzatori spuntò un boss criminale di Grozny, tale Lom-Alì Gaitukayev. Di mandanti nemmeno l’ombra. E perché tutti questi manovali della criminalità organizzata si erano dati tanto da fare per eliminare Anna? Per odio, antipatia, avversione politica. La stessa strada sulla quale sembra avviata la vicenda Nemtsov.

 

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