valeria solesin e i genitori

“PER LORO QUEI 130 MORTI NON SONO PERSONE, NON SONO ESSERI UMANI” – LA MAMMA DI VALERIA SOLESIN, LA RAGAZZA UCCISA AL BATACLAN, IN AULA A PARIGI SFIDA I TERRORISTI: "UNO DEGLI IMPUTATI, SALAH ABDESLAM, HA DETTO CHE NON C’ERA NIENTE DI PERSONALE. QUESTA FRASE COSÌ BANALE E CONVENZIONALE MI HA FATTO PENSARE. È RIVELATRICE DI UN PENSIERO..."

Alice D’Este per corrieredelveneto.corriere.it

 

valeria solesin

«Cosa rappresentano per loro questi 130 morti, i morti che noi piangiamo e che per motivi a noi misteriosi sono diventati il loro bersaglio? Chiedo agli imputati di rispondere ed esprimere il loro pensiero». Mercoledì mattina in aula a Parigi, al processo relativo ai 6 attentati che tra il 13 e il 14 novembre 2015 sconvolsero la Francia, Luciana Milani ha parlato rivolgendosi direttamente agli attentatori (alle sue spalle).

 

La sua voce è composta, come è sempre stata in questi anni, anche nelle prime ore dopo la tragedia in cui perse la vita la figlia, Valeria Solesin. Un controllo, una calma che non hanno mai lasciato spazio, però, a parole incerte. «Ho sentito dire da uno degli imputati (Salah Abdeslam ndr) che l’uccisione di 130 persone non ha niente di personale - continua Milani- questa allocuzione così banale e convenzionale mi ha fatto pensare.

 

I GENITORI DI VALERIA SOLESIN

È rivelatrice di un pensiero più profondo e netto. Per loro questi morti non sono persone, non sono esseri umani, sono metafore di quello odiano, di quello che vogliono combattere». Lo sottolinea duramente, Luciana Milani. Parola dopo parola. Senza cedere al pianto.

 

Le vite distrutte

Da una parte c’è la metafora di un simbolo da combattere, dall’altra delle vite distrutte che non torneranno mai più quelle di prima. Come la sua, quella di Alberto e Dario Solesin, padre e fratello di Valeria che in queste ore sono rimasti a Venezia. «Le parole dell’attentatore nei giorni scorsi ci hanno colpito molto - dice Dario - mia mamma si è preparata tutto il discorso da sola, è stata bravissima.

 

VALERIA SOLESIN CON IL FRATELLO

Ha voluto sottolineare che quello che loro riducono a un mezzo sono vite. Non sono ancora riuscito a tornare a Parigi ma forse ora è arrivato il momento di affrontare questo passo, voglio provare ad andare per la ricorrenza, il 13 novembre. Mia mamma finora ha fatto quasi tutto da sola. È bravissima, è una donna molto forte. Ma voglio essere per lei una spalla».

 

«Un impulso alla memoria»

Luciana Milani in queste ore è a Parigi per la testimonianza, come parte civile. Con lei l’ex fidanzato di Valeria Andrea Ravagnani, gli amici di Valeria che quella sera erano con loro, come Alessia, tutti seguiti dall’avvocato Constance Dewawrin. «Non è il processo che mi ricorda che Valeria non c’è più, me lo ricordo ogni giorno - aveva detto la madre nei primi giorni di avvio delle testimonianze - penso però che potrà riportare alla memoria di tutti in Francia, e in tutto il mondo visto che le vittime sono di tantissime nazionalità quell’evento.

salah abdeslam

 

Darà un impulso alla memoria, servirà ad accertare la verità. Mi aspetto una chiarificazione dei fatti. Che servirà a tutti». È per questo che due giorni fa Luciana Milani ha preso l’aereo da Venezia ed è tornata ancora una volta nella città in cui Valeria ha perso la vita. Perché non restano che le parole, che, compostamente, vanno fatte risuonare nell’aula. Lentamente, scandite, perché l’attentato, «non personale», aveva 130 volti tra i quali quello di sua figlia, che oggi non ci sono più.

VALERIA SOLESIN Salah Abdeslam in tribunale ABDESLAM SALAHsalah abdeslam 2salah abdeslamVALERIA SOLESINGENITORI VALERIA SOLESIN

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