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ECCO PERCHE’ LE ONG NON SOTTOSCRIVONO IL CODICE DI COMPORTAMENTO SUI SALVATAGGI IN MARE: HANNO LA COSCIENZA SPORCA. COME NEL CASO DELLA “JUGEND RETTET”....

1 - I CONTATTI DIRETTI CON GLI SCAFISTI E QUELLE «CONSEGNE CONCORDATE»

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

 

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I trafficanti libici hanno effettuato almeno tre «consegne controllate» di migranti all' equipaggio della nave «Iuventa» con la complicità di alcuni ufficiali della Guardia costiera di Tripoli. I barconi utilizzati sono stati poi restituiti agli scafisti per organizzare altri viaggi verso l' Italia.

 

L' ordine di sequestro del peschereccio della Ong tedesca Jugend Rettet racconta che cosa accade al largo della Libia. Il provvedimento firmato dal giudice di Trapani dà conto delle indagini effettuate dai poliziotti dello Sco, il servizio centrale operativo guidato da Alessandro Giuliano, andate avanti oltre un anno.

 

E svela gli accordi illeciti con altre organizzazioni, ma anche il ruolo di Save the children che ha «segnalato» le irregolarità commesse da alcune associazioni. Ora si va avanti: il prefetto Vittorio Rizzi, capo della Direzione anticrimine della polizia, si muove in coordinamento con tutte le Procure titolari delle inchieste proprio per individuare gli altri eventuali collegamenti delle associazioni umanitarie con le organizzazioni criminali che si muovono in Nord Africa.

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Sono le 6.15 del 18 giugno 2017. Gli agenti specializzati sono in mare e documentano con foto e video che cosa accade. Scrive il giudice: «Una imbarcazione non identificata e una motovedetta della Guardia costiera libica hanno scortato 3 barconi pieni di migranti nella zona di mare al largo della località di Zwara ove stazionava la Iuventa per poi allontanarsi immediatamente dopo l' inizio delle operazioni di imbarco dei migranti a bordo della motonave battente bandiera olandese, modalità che dimostrano inequivocabilmente l' effettuazione di una vera e propria "consegna concordata" di migranti e l' assenza di una situazione di pericolo immediato per i migranti che avrebbe reso necessario un intervento di soccorso in alto mare».

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L'informativa della polizia dà conto di quel che accade alle 11 dello stesso giorno: «Il gommone della Iuventa si è diretto verso le coste libiche e da quei luoghi è sopraggiunta una imbarcazione verosimilmente con trafficanti a bordo; il gommone e il barchino con i presunti trafficanti, dopo essersi incontrati, sono restati affiancati per qualche minuto; dopo qualche istante il gommone si è diretto verso la Iuventa mentre l'altro natante ha proceduto verso le coste libiche; successivamente quest'ultima imbarcazione è riapparsa sullo scenario, "scortando" un gommone carico di migranti ed arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa. Proprio la dinamica con la quale avveniva questo secondo "viaggio" del barchino consentiva di acquisire piena contezza che le persone a bordo fossero dei trafficanti».

 

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Tra le contestazioni del giudice c'è anche quella di aver restituito le barche ai trafficanti. In particolare «due barconi in legno sono stati "legati" tra loro con una cima e gli operatori che si trovavano a bordo del gommone della Iuventa li hanno trainati verso le coste libiche, lasciandoli poi alla deriva. Alcuni barchini, verosimilmente in uso ai trafficanti, stazionavano in quello specchio acqueo in stato di attesa. Poi è stato riportato anche il terzo barcone».

 

I primi a denunciare le «irregolarità» di Jugend Rettet sono stati alcuni membri dell' equipaggio della «Vos Hestia», la nave di Save the children - una delle tre Ong che ha firmato il codice di comportamento del Viminale approvato anche dall' Ue - a bordo della quale c'era un agente sotto copertura.

 

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Uno di loro ha tra l'altro dichiarato a verbale: «Tra le imbarcazioni la più temeraria era sicuramente la Iuventa. Da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa è piccola e vetusta, fungeva da "piattaforma" ed era sempre necessario l'intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante».

 

Un mese fa, mentre infuriava la polemica sul ruolo delle Ong nel Mediterraneo, «sull' albero a poppa della Iuventa, battente bandiera olandese, è stata issata la bandiera libica». Ma «l'ostilità verso il centro di coordinamento marittimo italiano è dimostrata - secondo il gip - dal cartello con la scritta "Fuck Imrcc" (quest'ultimo è l' acronimo che indica il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, ndr ) posizionato a prua». Così come «l'atteggiamento di scarsa collaborazione verso le direttive impartite da Imrcc, confermando la volontà di voler effettuare esclusivamente trasbordi su altri assetti navali verosimilmente al fine di non attraccare in porti italiani».

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Una posizione confermata da una delle "dirigenti" Katrin, che non sapendo di essere intercettata grazie a una microspia piazzata a bordo dice: «In ogni caso non diamo alcuna fotografia dove in qualche modo si possano vedere persone che potrebbero venire identificate, non c' è motivo, a questo non contribuiamo».

 

2 - "ACCORDI CON I TRAFFICANTI DI UOMINI" SEQUESTRATA NAVE DELL' ONG TEDESCA

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Grazia Longo per “la Stampa”

 

Lunedì pomeriggio l'Ong tedesca Jugend Rettet non ha firmato il Codice di condotta voluto dal Viminale in accordo con l' Unione europea, perché contraria alla presenza della polizia giudiziaria a bordo della Iuventa. Un rifiuto che ora pesa come un macigno di fronte all' inchiesta della procura di Trapani e della polizia che travolge l'Ong con la pesante accusa di «favoreggiamento dell'immigrazione clandestina».

 

La nave Iuventa, battente bandiera olandese, ieri è stata sequestrata nel porto di Lampedusa su ordine del gip Emanuele Cersosimo. Al momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti e riguarda almeno tre episodi, avvenuti il 18 e il 26 giugno scorsi e il 10 settembre 2016. Ma non sono esclusi nuovi sviluppi di indagine, anzi.

 

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«Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi - precisa il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio - e al momento non pare abbiano percepito compensi». Per il resto, il quadro è davvero desolante. Con il team della Iuventa che interviene praticamente a ridosso delle coste libiche, arrivando persino ad una distanza minima di 1,3 miglia, per caricare i migranti trasportati dai trafficanti. Questi sono stati fotografati mentre scambiano i saluti con l' equipaggio dell' Ong e se ne tornano tranquillamente in Libia riprendendosi il motore del gommone. E in alcuni casi il viaggio di ritorno degli scafisti viene persino agevolato dall' Ong.

 

migranti morti su un gommone vicino alle coste libiche  9migranti morti su un gommone vicino alle coste libiche 9

Le indagini della squadra mobile di Trapani e dello Sco (il servizio centrale operativo della polizia) hanno scoperchiato un sistema di collusione tra i trafficanti di esseri umani e l' equipaggio della Iuventa. Ma non basta. Emerge anche uno spaccato inquietante, in termini più generali, con le Organizzazioni non governative interessate più che altro a raccogliere fondi e donazioni. Per non parlare di singolari «volontari» che in realtà arrivano a guadagnare fino a 10 mila euro al mese.

 

L'intesa tra l'equipaggio della Iuventa e i trafficanti è stata certificata da intercettazioni, fotografie - grazie anche a un agente di polizia sotto copertura a bordo di una nave di un' altra Ong vicina - e testimonianze di due operatori della Vos Hestia, imbarcazione della Ong Save the Children. Ecco dunque emergere situazioni in cui i migranti spesso non vengono salvati, ma consegnati dagli scafisti agli attivisti della Iuventa. In particolare sono tre gli episodi specifici agli atti dell' inchiesta.

 

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Ma ve ne sono altri che secondo il procuratore Cartosio e il pm Andrea Tarondo configurano come «abituale» il reato di favoreggiamento dell' immigrazione clandestina. Le indagini sono state avviate nell' ottobre del 2016, e hanno avuto ulteriori accelerazioni a giugno. Utili si sono rivelate le testimonianze dei due attivisti vicini a Save the Children. Ritenute peraltro genuine perché anche i due sono stati intercettati e le loro parole in privato rispecchiavano i loro racconti ufficiali forniti alla polizia e ai magistrati.

 

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«In un soccorso datato 10 settembre 2016 - ha spiegato uno dei due operatori ai pm - abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti soccorsi da quella imbarcazione, si allontanava un gommone dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini di colore.

 

Questa circostanza ci faceva ritenere che l' equipaggio della Iuventa avesse trasbordato i 140 migranti dal gommone che rientrava sulla costa con a bordo gli scafisti». Della circostanza venne informato l'Aise. Stessa cosa sarebbe accaduta il 14 febbraio 2017. Il secondo operatore della Ong ha raccontato ai pm che durante le operazioni di soccorso «un legno di sei metri, con due persone di colore a bordo, si sarebbe allontanato dalla Iuventa verso le coste libiche a forte velocità».

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