flavio carboni

LA BEFANA PORTA SEMPRE IL CARBONI - HA ATTRAVERSATO PRIMA, SECONDA E TERZA REPUBBLICA, INCROCIANDO E MISCHIANDO CONTATTI, CONOSCENZE, AFFARI, POLITICA, POTERI, BANDE CRIMINALI E APPARATI SEGRETI - E ORA FLAVIO CARBONI TORNA ALLA RIBALTA PER GLI INCONTRI CON PAPÀ BOSCHI

Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”

 

FLAVIO CARBONIFLAVIO CARBONI

Ha attraversato la storia italiana - Prima, Seconda e Terza Repubblica - incrociando e mischiando contatti, conoscenze, affari, politica, poteri, bande criminali e apparati segreti. Flavio Carboni oggi torna alla ribalta per gli incontri con papà Boschi, con il quale discuteva delle sorti di Banca Etruria. Riprende così a circolare lo "stantio odore di massoneria" che spesso accompagna, in questo Paese, le decisioni che vengono prese sul crinale tra politica e affari.

 

Erano gli anni Settanta quando dovemmo cominciare a conoscere Carboni. Finanziere, sardo, faccendiere: una definizione, quest' ultima, che sembra costruita su misura per lui. In ottimi rapporti con un altro sardo, Armando Corona, allora Gran Maestro della massoneria italiana. Carboni faceva affari immobiliari in Sardegna, aveva contatti importanti a Roma.

 

FLAVIO CARBONIFLAVIO CARBONI

Con un imprenditore emergente milanese di nome Silvio Berlusconi avviò un progetto immobiliare nei pressi di Olbia a cui diede il nome di "Costa Turchese", benché sia ricordato come "Olbia 2". Altri affari li fece, a Roma, con un certo Domenico Balducci e un tale Pippo Calò. Il primo era un boss della Banda della Magliana, e finì assassinato. Il secondo era l' ambasciatore di Cosa nostra nella Capitale, e finì in galera per mafia.

 

Erano i tempi eroici in cui la Magliana, in contatto con gli uomini di Cosa nostra, veniva usata come agenzia per i lavori sporchi dei servizi segreti, dominati dagli uomini della più potente e segreta loggia massonica italiana, la P2 di Licio Gelli. Ne faceva parte anche Berlusconi, nel gruppo quello che fece più soldi e più carriera, fino a Palazzo Chigi.

 

flavio carboni flavio carboni

Finì malissimo, invece, Roberto Calvi, che scalò il Banco Ambrosiano fino a diventarne il numero uno, ma dovette poi fuggire a Londra, inseguito da creditori che non tollerano errori negli investimenti (mica siamo a Banca Etruria!): gli inflessibili investitori di Cosa nostra. Carboni fu l' uomo più vicino a Calvi nella sua ultima avventura, che finì in una brutta notte di giugno del 1982 a Londra, sotto il ponte dei Frati Neri. Fu a lungo accusato del suo omicidio, indagato, processato, ma per questa accusa infine definitivamente assolto.

La stampa continua a definirlo faccendiere. Lui ribatte: "Ma perché continuate a chiamarmi così? Io ero e sono un imprenditore, un immobiliarista". Di lui il pentito Francesco Marino Mannoia racconta che investiva, con Gelli, i soldi dei Corleonesi di Cosa nostra. Il pentito della Magliana Antonio Mancini lo definisce "anello di raccordo tra la banda della Magliana, la mafia di Pippo Calò e gli esponenti della loggia P2 di Licio Gelli". Brutta gente, i pentiti.

Flavio Carboni Flavio Carboni

 

Nel 1982 il primo arresto di una lunga serie. Nel 1998 la condanna a 8 anni e 6 mesi per concorso nel fallimento del Banco Ambrosiano. Entra ed esce di prigione, ma continua gli affari. Nel maggio 2010 viene indagato per concorso in corruzione in un' inchiesta sugli appalti per l' energia eolica in Sardegna. È, ancora una volta, in buona compagnia: il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore berlusconano Marcello Dell' Utri.

 

Flavio Carboni Flavio Carboni

A luglio 2010 viene arrestato. È accusato di aver aggiornato la loggia di Gelli mettendo insieme la P3 , una combriccola che puntava a "condizionare il funzionamento degli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali".

 

Una associazione segreta vietata dalla legge Anselmi (quella sulla P2 ) che aveva provato a influire sulla Corte costituzionale che nel 2009 doveva decidere sul Lodo Alfano (cioè sulla salvezza totale di Berlusconi nel processo Mills). A pochi giorni dal giudizio della Consulta, il 23 settembre 2009, Verdini riunisce nella sua abitazione romana Carboni, Dell' Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi, i due personaggi arrestati con Carboni nel luglio 2010. L' obiettivo è influire sulla Corte perché non bocci (come invece farà) il Lodo Salvaberlusconi.

 

VERDINI COSENTINOVERDINI COSENTINO

Ma la superlobby segreta lavora anche per influire sulla decisione della Corte d' appello di Milano che deve valutare l' esclusione della lista di Roberto Formigoni alle Regionali; per pesare sull' attività del Consiglio superiore della magistratura; per sostenere la candidatura di Nicola Cosentino in Campania… Lobbismo politico mischiato all' affarismo: la specialità di Carboni. Un know-how riconosciuto, nel mondo che promana lo "stantio odore di massoneria": tanto che quando si deve decidere il nuovo direttore generale di Banca Etruria, il vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre della ministra Maria Elena Boschi, incontra Flavio Carboni, il faccendiere per tutte le stagioni.

Ultimi Dagoreport

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?