OGGI CHE GIUSTIZIA FA? - LA PROCURA DI BUSTO ARSIZIO CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE PER L’INCHIESTA SULLE TANGENTI FINMECCANICA ALLA LEGA - IL PM: “SULLA MAZZETTA INDIANA DA 11 MILIONI SOLO INDIZI MA NESSUNA PROVA”
Raphael Zanotti per “la Stampa”
Erano stati profeti, gli indagati, quando al trasferimento dell’inchiesta da Napoli a Busto Arsizio avevano festeggiato ritenendo quella scelta a loro favorevole. Ieri la Procura lombarda ha infatti chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati nella presunta tangente da 11 milioni di euro che da Finmeccanica sarebbe arrivata alla Lega per l’affaire dei 12 elicotteri Augusta venduti al governo indiano.
Il pm Eugenio Fusco, pur riconoscendo rilevanti indizi sul fatto che si fosse costituita una provvista all’estero per operazioni extra-aziendali, ha dichiarato che «non è stata raggiunta la prova di un illecito finanziamento alla Lega» e «la presenza di un principio di prova documentale, in assenza di prova dichiarativa, non consente di sostenere l’accusa in dibattimento». In soldoni, non ci sono prove.
GIUSEPPE ORSI IN AUTO VERSO IL CARCERE jpeg
L’inchiesta, una costola delle tangenti Finmeccanica, era nata dalle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, che ai pm napoletani aveva raccontato di quella megacommessa indiana da 556 milioni nella quale una consulenza per intermediazione da 40 milioni sarebbe stata fatta lievitare a 51 per soddisfare l’intermediazione di Guido Ralph Haschke, imprenditore svizzero-americano con molti interessi in India, e di un altro misterioso intermediatore che si sarebbe occupato di far arrivare a politici della Lega una parte dei soldi. Parole che avevano prodotto anche una denuncia per diffamazione da parte di Roberto Maroni, all’epoca segretario della Lega.
Era così rimasto invischiato Giuseppe Orsi, ex ad di Augusta Westland, diventato amministratore di Finmeccanica anche grazie all’appoggio della Lega. Possibile che quegli 11 milioni tornati in Italia fossero il pagamento per quella nomina?
La procura di Napoli lo aveva sospettato. E così, attraverso una rogatoria in svizzera, aveva perquisito Haschke, trovando materiale. Poi era arrivata la decisione della Procura generale della Cassazione che passava tutto a Busto Arsizio.
Decisione molto ben accolta dagli indagati che, secondo quanto scrivono i carabinieri del Noe in una relazione «ritenevano l’indagine destinata a una rapida evoluzione in chiave a loro favorevole». I militari racconteranno anche di tentativi di inquinamento. Come quando dal procuratore facente funzioni Fusco, si presentò l’ex magistrato assunta da Finmeccanica Manuela Romei Pasetti «per minimizzare i fatti ritenendo l’ingegner Orsi persona corretta».
Nel febbraio 2013, tuttavia, Orsi e l’ad di Augusta Bruno Spagnolini vennero arrestati. La Procura di Busto Arsizio in questi mesi ha cercato le prove di quel passaggio di denaro alla Lega, ma ha collezionato una serie di indizi rivelatrici di qualcosa, ma non abbastanza da reggere a un processo. Ci sono gli incontri e le cene con i vertici della Lega dell’ex ad Orsi, che aveva sempre negato una sua vicinanza al Carroccio.
C’è la prova di un incontro a Lugano tra Orsi, Spagnolini, Haschke e l’altro intermediario Christian Michel, conclusosi con un nulla di fatto. E c’è la valigia sequestrata ad Haschke nella quale vennero trovati molti documenti dell’Augusta e la corrispondenza e i rapporti con l’India.
Ma non è bastato. Per la Procura è «inconfigurabile qualsivoglia responsabilità rispetto alle fattispecie di reati ipotizzati» e comunque gli atti acquisiti «non consentirebbero di sostenere l’accusa in dibattimento».