pietro labriola vincent bollore

QUANTO SCAPRICCIA VIVENDI – L’AD DI TIM LABRIOLA HA PORTATO A CASA RISULTATI E HA TRASFORMATO IN ORO LA CONTROLLATA SUDAMERICANA TIM BRASIL EPPURE I FRANCESI, CHE L’HANNO SCELTO UN ANNO E MEZZO FA, NON SONO CONTENTI – VA BENE CHE PER COSTRUIRE LA POSIZIONE IN TIM (IL 23,9%) HANNO SPESO CIRCA 4 MILIARDI E OGGI, A FORZA DI SVALUTAZIONI DELLA QUOTA, LE MINUSVALENZE AMMONTANO A CIRCA 3,2 MILIARDI. MA NON SARA’ CHE I TRANSALPINI COVANO SOTTO SOTTO LA PRETESA CHE SIA LABRIOLA A CONVINCERE IL GOVERNO A STRAPAGARE LA RETE PIÙ DI 30 MILIARDI, QUANDO GLI ANALISTI PIÙ GENEROSI STIMANO IL VALORE IN 20 MILIARDI?

Estratto dell’articolo di Sandro Iacometti per “Libero quotidiano”

 

PIETRO LABRIOLA

Scorporo della rete o morte? A dirla tutta Pietro Labriola è più preoccupato della frammentazione del mercato delle tlc. Anche ora che il dossier Netco è diventato rovente, la prima cosa di cui ti parla se lo incontri è la follia di un’Europa dove 97 operatori sgomitano per contendersi un bacino di 447 milioni di abitanti mentre negli Usa il rapporto è di un’azienda per 82 milioni. Numeri che spiegano l’emorragia di ricavi del settore, passati in Italia negli ultimi 10 anni da 42 a 28 miliardi di euro. Del resto, il manager pugliese conosce il business dei telefoni […] a soli 26 anni […] era già in France Telecom.

 

vincent bollore

[…] in Telecom […] entra, chiamato da Riccardo Ruggiero, il primo ottobre del 2001, il giorno del suo compleanno. Marketing, tariffe, nuovi prodotti, l’adsl Alice, il cordless Aladino. Labriola è dietro a quasi ogni pezzo di storia dell’ex monopolista. Finché nel 2015 Marco Patuano lo manda in Brasile a valutare la possibile acquisizione degli asset mobili dell’ex incumbent Oi. […] Resta a Rio de Janeiro, prima come chief operating officer e poi dal 2019 come ad. Alla fine, poco prima di rientrare in Italia come dg di Tim, nel 2021, porta a segno il colpo. Nel frattempo la controllata carioca ha raddoppiato il valore delle sue azioni: oggi Tim Brasil vale 7 miliardi di dollari mentre a Piazza Affari l’intero gruppo, che include anche il 67% della società sudamericana, vale 6,4 miliardi di euro.

 

PIETRO LABRIOLA

Una performance muscolare che Labriola è convinto di poter replicare anche in Italia. Arrivato alla guida del colosso delle tlc nel gennaio del 2022 il manager ha già portato a casa la conferma degli obiettivi nel primo anno di piano, cosa che negli ultimi 10 anni è successa solo altre tre volte. Se il miracolo riesce pure nel 2023 sarebbe la prima doppia conferma delle stime in 12 anni. […] Risultati che, secondo le previsioni degli analisti, confermate da fonti della società, vedono i ricavi in crescita del 4,2% (3,84 miliardi) e un ebitda organico in rialzo del 3,8% (1,46 miliardi), grazie soprattutto alla spinta del Brasile, dove si prevede un robusto +21,9%.

 

vincent bollore

Unico neo il debito netto adjusted, stimato in aumento da 22,6 a 25,8 miliardi. Una montagna destinata a lievitare ancora, considerato il rialzo dei tassi. […] qui si inserisce la partita della rete. Tenersela sul groppone, secondo Labriola, non è certo la fine di Tim.

Ma senza la cessione dell’infrastruttura, il taglio del debito e il rilancio di ServiceCo […] i soci possono dire addio alla crescita dei margini e alla distribuzione dei dividendi. Uno scenario che rende assai difficile comprendere l’impuntatura dei francesi sul prezzo dell’infrastruttura.

 

tim brasil 2

Per carità, Vivendi per costruire la sua posizione in Tim (il 23,9%) ha speso circa 4 miliardi. Oggi, a forza di svalutazioni della quota le minusvalenze ammontano a circa 3,2 miliardi. Niente di più normale, dunque, che il gruppo d’Oltralpe tenti di recuperare parte dell’investimento. I dubbi riguardano il come. Gli analisti più generosi stimano il valore della rete in 20 miliardi, quanto offrono ora Kkr e Cdp-Macquarie: perché chiederne più di 30 rischiando di far sfumare l’affare invece di incassare il giusto e aspettare che il rilancio di una Tim senza zavorra consegni il resto?

kkr

 

C’è chi sostiene che dietro ci sia solo una determinata strategia negoziale, volta ad ottenere dei rilanci che, in effetti, ci sono stati, anche se forse più per il lavoro del management che per le spigolosità di Vivendi (che si è pure tirata fuori, uscendo dal cda): la scorsa estate si parlava di 13-14 miliardi, ora, con l’ipotesi di un’offerta congiunta incoraggiata anche dal governo l’asticella potrebbe arrivare a 22-23 miliardi. Basteranno? Qualcuno sostiene di no. Perché il vero obiettivo dei francesi sarebbe sempre Mediaset. […]

PIETRO LABRIOLA

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