comuni comune enti locali fallimento conti default

IL DEFAULT ITALIANO PARTE DAL BASSO – QUATTROMILA COMUNI RISCHIANO IL FALLIMENTO O IL TAGLIO SELVAGGIO DEI SERVIZI PER TENERE IN PIEDI I CONTI - MANCANO ALL'APPELLO 6-7 MILIARDI DI EURO TRA LA CAPACITÀ FISCALE E I FABBISOGNI STANDARD DELLE AMMINISTRAZIONI - COLPA DELL'INFLAZIONE, DEL CARO-ENERGIA, DEI RINNOVI DEI CONTRATTI DEI DIPENDENTI LOCALI E DELLO STOP DEGLI AIUTI STATALI - LE MAGGIORI DIFFICOLTÀ SONO PER I CENTRO CON MENO DI MILLE ABITANTI – LA CLASSIFICA DEI 30 COMUNI CON IL REDDITO MEDIO PIU’ ALTO...

Estratto dell’articolo di Andrea Bassi per “Il Messaggero”

 

SINDACI

Nel prossimo futuro un sindaco su due rischia di dover fare i conti con una crisi finanziaria della sua città. I primi cittadini di oltre 4 mila Comuni potrebbero trovarsi difronte alla difficile scelta di dover tagliare i servizi per tenere in piedi i conti della loro città. A suonare l'allarme in Parlamento, è stato Alessandro Canelli, sindaco di Novara e presidente dell'Ifel, la Fondazione dell'Anci che si occupa di finanza locale.

 

Per molti Comuni, ha spiegato davanti alla Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, «è fortemente a rischio la tenuta di bilancio». Come è possibile che ci sia un numero così alto di municipi che potrebbe finire in crisi finanziaria? La colpa, secondo Canelli, è del sistema perequativo orizzontale che nei prossimi cinque anni andrà definitivamente a regime. Di cosa si tratta è presto detto.

 

COMUNI RISCHIO DEFAULT

I Comuni più ricchi, quelli che hanno una capacità fiscale maggiore, ossia sono in grado di raccogliere più tasse dai propri cittadini, "donano" una parte delle proprie entrate ai Comuni più poveri, quelli cioè che hanno una minore capacità fiscale e che, dunque, non riescono a finanziare i servizi solo con le proprie forze. Ma la verità, ha spiegato Canelli, è che ormai, dopo il balzo dell'inflazione, la crisi energetica e i rinnovi dei contratti dei dipendenti locali (che sono a carico degli stessi Comuni) neanche i più ricchi ce la fanno più a finanziare per intero i servizi per i propri cittadini.

 

COMUNI CON IL REDDITO MEDIO PIU ALTO - IL MESSAGGERO

Andrea Ferri, direttore della finanza locale di Ifel, ha spiegato che nel complesso, per tutti i Comuni, c'è uno sbilancio negativo di 6-7 miliardi di euro tra la capacità fiscale e i fabbisogni standard. Si tratterebbe insomma, delle risorse mancanti per finanziare per intero i servizi erogati.

 

Fino ad oggi il "contributo" dei Comuni più ricchi verso quelli più "poveri" si è limitato al 50 per cento delle risorse, ma entro il 2030 dovrà salire fino al 100 per cento. Non solo, da quest'anno, lo Stato non rimborserà più nemmeno la quota dei fondi tagliati ai Comuni con le vecchie spending review e che, di fatto, indennizzavano quasi del tutto i Comuni più ricchi delle perdite per gli aiuti a quelli più poveri.

 

Cosa accadrà dunque? «Si prevede», ha spiegato Canelli, «che un gran numero di Comuni, 4.037 su circa 6.600 delle Regioni a statuto ordinario, dovrà nel prossimo quinquennio privarsi di 650 milioni affinché il meccanismo perequativo possa giungere a regime».

 

SINDACI

Quasi il 70 per cento di questi Comuni, secondo le stime dell'Ifel, si colloca nel Nord del Paese. E di questi, la metà è formata da enti fino a mille abitanti. «Appare significativo», ha aggiunto ancora Canelli, «che tra i Comuni penalizzati figurino in totale circa 780 Comuni del Sud con una perdita complessiva di 170 milioni di euro, pari al 26 per cento della perdita complessiva stimata».

 

Il sistema, insomma, tenderebbe a penalizzare i Comuni di piccole dimensioni e quelli più grandi, favorendo invece i centri medi, quelli con una popolazione tra i cinquemila e i 60 mila abitanti. «I sindaci», spiega ancora Canelli, «rischiano di trovarsi in forte difficoltà, con un quadro dei costi in costante aumento e dall'altro lato con delle entrate rigide, che non è semplice aumentare». […]

 

ALESSANDRO CANELLI

Come se ne esce? La richiesta è che della perequazione si faccia carico anche lo Stato, come del resto ha spiegato lo stesso Canelli, è previsto dall'articolo 119 della Costituzione. Dovrebbe essere cioè il ministero dell'Economia a mettere direttamente delle risorse per riequilibrare i conti dei Comuni.

 

E proprio ieri si è tenuto al Tesoro un incontro tra la sottosegretaria all'Economia Sandra Savino, quella all'Interno, Wanda Ferro, e le rappresentanze di Anci e Upi. Il tavolo di confronto, richiesto nell'ambito della Conferenza stato-città ed Autonomie locali è considerato «un passo decisivo verso il rafforzamento del dialogo e della collaborazione tra il governo e gli enti locali». È stata infatti «accolta con favore la richiesta di rendere permanente il tavolo di confronto, sottolineando l'importanza di un dialogo costante e costruttivo». […]

ENTI LOCALI - RISCHIO FALLIMENTO

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...