QUESTA CANZONE NON S’HA DA SUONARE – GLI SCAZZII CLAMOROSI TRA POLITICI E STAR DELLA MUSICA CHE NON VOLEVANO CHE LE LORO HIT VENISSERO POMPATE DALLE CASSE DURANTE I RADUNI ELETTORALI –TRUMP HA INCASSATO IL NO DI MICK JAGGER, NEIL YOUNG, STEVEN TYLER ED ELTON JOHN – MA NON È L’UNICO: REAGAN ENTRÒ IN CONFLITTO CON SPRINGSTEEN, E NELLA STORIA DEI REPUBBLICANI L’ELENCO È INFINITO – E A OBAMA È STATO RIFILATO IL RIFIUTO DI…
DAGONEWS
I raduni del presidente Donald Trump sono famosi non solo per le sue dichiarazioni e per le reazioni della folla, ma anche per il successo dei Rolling Stones “You Can’t Always Get What You Want”, scritta nel 1969 da Mick Jagger e Keith Richards, che viene pompato dalle casse alla fine dell'evento.
La band, però, non si è mai dichiarata felice dell'accostamento del loro pezzo ai raduni repubblicani e ha sempre chiesto al Presidente di smettere di utilizzarla. Ma l’avvertimento non ha funzionato: Trump era legalmente autorizzato a usare la canzone e non c'era nulla che gli Stones potessero fare per fermerlo.
Ma non è l’unico rifiuto incassato da Trump, così come il presidente repubblicano non è l’unico a non essere gradito a band e cantanti che si vedono loro malgrado affiancati ai nomi di politici repubblicani e democratici.
Neil Young, il rocker canadese che ha sostenuto Bernie Sanders, non è stato felice quando Trump ha usato la sua “Rockin’ in the Free World”, per non parlare della reazione furiosa del leader dei Rem dopo che il Presidente decise di usare “It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine)” durante la campagna del 2015: oltre alla reazione scomposta, comunque, non venne presa alcuna azione legale.
Steven Tyler degli Aerosmith minacciò di citare in giudizio Trump per l'uso della canzone del 1973, "Dream On", durante la campagna.
Mentre Elton John, che conosce Trump da decenni, gli aveva caldamente sconsigliato di usare Tiny Dancer o Rocket Man durante i suoi raduni, ma nonostante anni di conoscenza, The Donald se ne infischiò del volere della pop star britannica e continuò a far risuonare “Tiny Dancer”.
Trump, come dicevamo, non è l’unico politico finito nel mirino di band che non gradiscono l’associazione dei loro brani a manifestazioni elettorali, soprattutto se i politici sono repubblicani.
Quando il presidente Ronald Reagan corse per la rielezione nel 1984, chiese a Bruce Springsteen se poteva usare il suo inno “Born in the U.S.A.”, incassando un netto rifiuto da parte di The Boss.
Ma Reagan non è stato l’unico a cui Springsteen ha rifilato un “no”. Anche l'ex senatore del Kansas Bob Dole e il repubblicano Pat Buchanan hanno cercato di ottenere il permesso di usare la sua canzone, ma gli è stato negato da Springsteen, che non è mai stato timido nell’esprimere il suo posizionamento politico. Non a caso una delle sue canzoni, “We Take Care of Our Own”, è stata suonata dopo il discorso di Obama alla Convention nazionale democratica del 2012 e anche dopo il suo discorso di vittoria.
Ed è lungo l'elenco di rifiuti di questo genere: il successore di Reagan, il presidente George H.W. Bush, iniziò a far trasmettere la canzone di successo degli anni '80 “Do not Worry, Be Happy”, scritta e cantata da Bobby McFerrin che non ne fu affatto contento. McFerrin chiese a Bush di smettere di usare la canzone e il Presidente lo invitò a cena per trovare un accordo, incassando però il secondo rifiuto.
Sono soprattutto i repubblicani a non aver avuto molto successo nell'ottenere l'approvazione degli artisti per l'uso delle loro canzoni. Reagan, George W. Bush e John McCain volevano tutti usare le canzoni di John Mellencamp, tra cui “R.O.C.K. in the U.S.A.” e “Pink Houses”, ma non ottennero mai l’approvazione.
Durante la sua campagna presidenziale del 2008, McCain ha dovuto scusarsi pubblicamente con Jackson Browne dopo aver usato il suo successo “Running On Empty” per prendere in giro il suo avversario, Barack Obama. Browne fece causa a McCain e le parti arrivarono a un accordo.
Durante la campagna di McCain fu usato “Who's You You Can not Go Home” di Bon Jovi: il rocker non ne fu contento, ma non intraprese alcuna azione legale e la canzone accompagnò il candidato fino alle elezioni. Sempre McCain usò la canzone “My Hero” dei Foo Fighters nonostante il frontman della band, Dave Grohl, fosse un sostenitore di Obama.
Sarah Palin era innamorata del brano “Barracuda”, scritto e interpretato da Heart che si disse furiosa per la scelta: «I punti di vista e i valori di Sarah Palin non ci rappresentano affatto» tuonò, inviando una diffida a Palin che, però, se ne infischiò appellandosi alla licenza concessa dalla Ascap.
E ai candidati democratici è mai successo di scatenare l’ira delle star della musica? A Obama fu chiesto di non usare “Hold On I'm Coming” di Sam and Dave. Sam Moore chiese a Barack di smettere di suonare la canzone durante i raduni perché non voleva dare l'impressione di appoggiare l'allora candidato.