isis casalesi salvatore orabona khemiri mohamed kamel eddine

“RIFIUTAMMO DI DARE ARMI ALL’ISIS” – IL PENTITO SALVATORE ORABONA, EX AFFILIATO DEL CLAN DEI CASALESI, RACCONTA DELL’INCONTRO CON MOHAMED KHEMIRI, IL TUNISINO RADICALIZZATO CHE VOLEVA COMPIERE UN ATTENTATO SUICIDA IN ITALIA: “MI CHIESE DEI KALASHNIKOV. IO NON GLIELI HO VOLUTI DARE” – KHEMIRI È UN EX VENDITORE AMBULANTE, CHE SI È RADICALIZZATO ED È STATO INCASTRATO GRAZIE A…

Titti Beneduce per www.corrieredelmezzogiorno.corriere.it

 

KHEMIRI MOHAMED KAMEL EDDINE

«Sono isissiano finché avrò vita e se morirò vi esorto a farne parte»: così, il 26 gennaio del 2015, scriveva sulla sua bacheca Facebook Mohamed Kamel Edine Khemiri, il tunisino condannato lo scorso giugno a otto anni di reclusione per terrorismo di matrice islamica.

 

Dalle motivazioni della sentenza, depositate nei giorni scorsi, emergono particolari preoccupanti: Khemiri, 43 anni, ex venditore ambulante di frutta che si è radicalizzato negli ultimi anni ed è stato smascherato grazie a un virus installato dai carabinieri sul suo BlackBerry, era pronto a compiere un attentato suicida.

 

Aveva chiesto al clan dei casalesi di acquistare cinque fucili mitragliatori di marca Kalashnikov, con tanto di munizioni. Ma quando ne compresero le intenzioni, anche i boss casalesi, che pure in questi anni hanno dimostrato di essere sanguinari e spietati, decisero di non accontentarlo.

 

isis

La sentenza di condanna nei confronti di Khemiri, emessa dalla III sezione delle Corte d’Assise (presidente Roberto Vescia, giudice estensore Giuseppe Sassone) è la prima a Napoli per terrorismo in favore dell’Isis (Islamic state of Iraq and Syria).

 

Una sentenza che potrebbe costituire un precedente: eppure, proprio perché non ci sono altri casi analoghi, non era scontato che l’esito fosse questo. Quando la Procura chiese al gip di Napoli l’arresto per terrorismo, infatti, si vide respingere la richiesta.

 

esecuzione isis a raqqa

Si riuscì a metterlo in cella grazie al gip di Santa Maria Capua Vetere, che emise un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione di documenti (reato per il quale il tunisino, che abitava in un appartamento sopra alla moschea di San Marcellino, nel Casertano, è stato condannato in primo e in secondo grado).

 

È stato nel corso del dibattimento che il pm Maurizio De Marco, del pool antiterrorismo coordinato dall’aggiunto Rosa Volpe, a convincere i giudici togati e popolari della validità delle prove. E i giudici, si legge nella sentenza, ritengono che Khemiri fosse ormai «pronto all’azione».

 

SALVATORE ORABONA

Altro che reato di opinione: «Appare evidente che Khemiri non si è limitato a condividere sui social contenuti in cui ha espresso la sua opinione su una vicenda storico-politica di rilievo internazionale. Le sue affermazioni sono di chiara impronta estremista, esaltano i metodi sanguinari, inneggiano al martirio e celebrano le conquiste del Califfato».

 

Ecco, per esempio, che cosa scriveva il tunisino su Twitter il 17 marzo del 2015: «O lettore dei miei scritti, non piangere per la mia morte; oggi sono con te e domani sotto terra. Se vivo sarò con te, se muoio avrai il ricordo. O passante sulla mia tomba, non meravigliarti del mio stato. Ieri ero con te, domani sarai tu con me».

 

isis TELEGRAM

Ma c’è anche un altro elemento che, secondo i giudici, fa pensare che Khemiri fosse pronto a un gesto eclatante ed estremo nel carcere in cui era detenuto: una lettera inviata a mano all’imam di San Marcellino in cui prima afferma di essere sicuro di lasciare presto la prigione, poi si congeda dandogli appuntamento «al Nilo del Paradiso, cioè l’oltretomba in cui i musulmani aspettano il giorno del giudizio universale».

 

Particolarmente interessante il racconto di Salvatore Orabona, ex affiliato al clan dei casalesi e oggi collaboratore di giustizia. Il suo ruolo era quello di estorcere denaro, riciclare auto, trattare la compravendita di armi e droga. Al processo, Orabona ha raccontato di un incontro in un bar di San Marcellino con Khemiri e altri due stranieri da tempo residenti in Italia.

Fezzani, reclutatore Isis in Italia

 

Gli altri due gli chiesero di procurare loro una Mercedes. Khemiri, invece, gli chiese anche armi e munizioni. «Nel parlare, quando abbiamo finito di parlare delle auto — ha testimoniato il collaboratore — mi hanno chiesto anche delle armi di tipo Kalashnikov.

 

propaganda isis

E io lì mi sono rifiutato, diciamo, di questa proposta delle armi, e gli ho detto: io vi posso dare solo le auto; le armi non gliele ho volute dare a queste persone». Chiosano i giudici: «Il teste, nonostante dichiarasse che dalla vendita delle armi fosse possibile ricavare anche 15.000 euro per dieci pezzi, si rifiutava di venderle pensando agli eventuali scopi illeciti per cui potessero essere utilizzate da soggetti di nazionalità algerina o tunisina».

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…