IL CAZZONE CON LE GOMME A TERRA - RENZI VA NEGLI STATI UNITI MA IL NUOVO SUPER-AEREO PRESIDENZIALE, CHE CI COSTA 40MILA EURO AL GIORNO, RESTA FERMO: INTOPPI NELLA REGISTRAZIONE - SUL REFERENDUM SULLE TRIVELLE DOVEVA SPACCARSI IL PD E INVECE VA IN FRANTUMI LA MINORANZA INTERNA
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
La "svolta buona", per il nuovo velivolo presidenziale, l' Air Force A340 preso in leasing con un costo di 40mila euro al giorno, ancora non è arrivata. La registrazione si è arenata in una serie di intoppi.
E così Matteo Renzi, per la missione che lo vedrà negli Stati Uniti fino a venerdì, ha dovuto utilizzare un aereo della flotta in uso. Se la partenza non è stata all' insegna del nuovo, lo è stata, però, la prima tappa del viaggio, dedicata all' inaugurazione di un stabilimento di Enel Green Power che è un inno all' energia pulita. Si tratta dell' impianto di Stillwater, in Nevada.
RENZI MOGHERINI AEREO DI STATO
Il tutto mentre in Italia, e proprio nel Pd, monta la polemica attorno al referendum sulle trivelle, quello che dovrebbe fermare impianti che, a detta dei promotori, tra cui sette governatori del Pd, producono energia "sporca".
Il premier, in Nevada, non ne ha fatto cenno. Anche perché, avendo deciso di schierare il Pd sull' astensione, meglio se ne parla, meglio è. Ma su Facebook ha affrontato l' argomento: «Le rinnovabili vedono l' Italia tra i leader mondiali e ne siamo orgogliosi. Ma dobbiamo avere consapevolezza che un mondo che va avanti solo a rinnovabili per il momento è solo un sogno».
ENEL GREEN POWER STABILIMENTO STILLWATER (NEVADA)
Perciò, se è vero che «dobbiamo ridurre la dipendenza dai fossili e le emissioni», non dobbiamo dimenticare che «petrolio e gas naturale serviranno ancora a lungo: non sprecare ciò che abbiamo è il primo comandamento per tutti noi». Così, per non alienarsi del tutto le ragioni dell' energia pulita, ecco che Renzi va negli Usa a tagliare il nastro del primo impianto al mondo, fatto da una multinazionale italiana, che combina tre fonti
rinnovabili: geotermico, solare termodinamico e fotovoltaico.
ENEL GREEN POWER STABILIMENTO STILLWATER (NEVADA) 4
Un equilibrismo che rivela come il premier sia consapevole che le ragioni del "no" alle trivelle possono essere molto popolari. Per il momento, comunque, a Palazzo Chigi non c' è grande timore per questo passaggio. Si confida sul «disinteresse» degli italiani.
Piuttosto, si guarda a questa scadenza in quanto «prova generale» del referendum costituzionale di ottobre. Come per quello, infatti, anche per questo la minoranza del Pd prova a caricarlo di un valore politico. «Porteremo il tema in direzione», ha detto ieri Roberto Speranza.
ENEL GREEN POWER STABILIMENTO STILLWATER (NEVADA) 2
Il fatto è che la consultazione del 17 aprile, come spiega lo stesso leader della minoranza, ha assunto un peso che va ben oltre il merito del quesito: «Dopo le amministrative è emersa la necessità di recuperare quegli elettori che non capiscono dove stia andando il Partito Democratico.
Occorre chiarire la prospettiva futura, che guardi al centrosinistra e non a Verdini». Il primo passo per recuperare l' identità del Pd, per Speranza, è proprio il referendum del 17 aprile: «Chiedo al Pd di ripensarci, di non scegliere l' astensione. Non possiamo essere i responsabili di un eventuale fallimento del referendum perché tante persone pensano si possa indicare un nuovo modello di sviluppo».
Gli rispondono due fedelissimi del premier. Ernesto Carbone su Twitter posta la foto del manifesto con cui, nel 2003, i Ds sostenevano l' astensione al referendum sull' articolo 18.
ENEL GREEN POWER STABILIMENTO STILLWATER (NEVADA) 3
Con lo slogan: «Non votare un referendum inutile e sbagliato è un diritto di tutti». Poi tocca a Marcucci, che ricorda come «la legge è stata votata da tutto il Pd» e ora, sul referendum per abrogarla, «la minoranza oscilla tra il sì, il no ed il forse».
Il riferimento è al fatto che Pier Luigi Bersani ha lasciato intendere che potrebbe votare per il "no", Speranza si è schierato per il "sì", mentre Gianni Cuperlo ancora non si è pronunciato. Tra i fedelissimi dell' ex segretario, comunque, si parla di «gestione disastrosa». E lunedì in direzione si chiederà di lasciare «libertà» di voto. Chi, invece, non ha dubbi è Michele Emiliano, che ieri ha definito un «bluff» le ragioni del comitato per il no.