E VOI PER COSA LITIGATE? - IKEA HA REALIZZATO UNA MEGA RICERCA PER CAPIRE QUALI SONO LE PRINCIPALI RAGIONI DEGLI SCAZZI DI COPPIA - E SE NEL MONDO (48%) SI DISCUTE IN SALOTTO, IN ITALIA (56%) CI SI SCORNA IN CUCINA - DALL’ACCUMULO DI OGGETTI ALL’OCCUPAZIONE DEL BAGNO, ECCO I PRINCIPALI MOTIVI DI CONFLITTO
Serena Coppetti per “il Giornale”
Litighiamo per «quel» posto davanti alla tv. Per la «nostra» sedia a tavola. Per il quadretto che sta meglio a destra-ma-no-meglio-a-sinistra, perché si usa troppo il telefonino a tavola o perché si vuole cambiare la tappezzeria. Discutiamo perché qualcuno-chissà-chi ha buttato via quella tal cosa senza dirlo... la casa è un campo di battaglia. Non parliamo di grandi guerre, ma di scaramucce giornaliere legate soprattutto alla rivendicazione del proprio spazio vitale.
Lo sostiene una corposa ricerca realizzata da Ikea che è entrate nelle case di mezzo mondo per vedere come si vive. E dunque, dove e perché si litiga. Ecco, il «Life at Home Report», oltre 22mila intervistati tra i 18 e i 65 anni in 22 paesi nell' arco di 6 mesi. Si scopre così che mentre nel mondo (48%) si preferisce litigare in salotto, zona fluida (o «liquida» nel senso di Bauman) dove gli spazi personali si confondono ed è più difficile stabilire i confini, in Italia (56%) si preferisce battagliare tra mestoli e pentole, tra un risotto e uno spaghetto con le vongole. La cucina è il nostro «terreno» preferito.
Qui il 48% per cento degli uomini arriva a litigare soprattutto perché succede qualcosa che rompe la loro routine. Mentre al 35% delle donne saltano i nervi quando manca il rispetto delle regole.
Dall' India all' America, da Milano a New York una persona su 6 litiga spesso e volentieri quando qualcuno altro si inserisce nel proprio spazio. O, per meglio dire, la divisione dello spazio è fonte di stress e di aggressività ma spesso resta tutta soffocata in uno sbuffo annoiato perché quasi la metà degli intervistati (il 42%) ha ammesso di non riuscire a rivendicarlo. Non solo. Le case sono sempre più piccole e gli oggetti accumulati sempre di più. Fin dove arriva l' ordine per qualcuno e comincia il disordine per qualcun altro?
Questa domanda fa scattare la lite per la metà degli intervistati. Il 40% delle persone dice di vivere con cose che odia ma di non poterle buttare perché appartengono ad altre persone. E un quinto delle persone (il 19%) ammette (non senza un certo imbarazzo) di avere gettato via qualcosa che appartiene a qualcuno con cui vive, senza dirglielo. Niente imbarazzo invece per uno su 10 che ammette di farlo addirittura deliberatamente per infastidire l' altro... i «buttatori seriali» sono ai primi posti in Asia mentre i più tolleranti, attenzione, sono tedeschi, poi i giapponesi e i danesi.
In Italia il 49% sostiene di avere buttato via oggetti di altri, con un picco tra i milanesi che non lasciano a quanto pare troppo spazio al sentimentalismo, e la percentuale sale al 62%. Tanto che 1 italiano su 10 nasconde i propri oggetti per evitare che siano usati o toccati da altre persone. La ricerca racconta quanto sia difficile trovare un terreno comune quando si accendono i telefonini che allo stesso tempo possono riempire o svotare il tempo, oppure quando si vorrebbe fare dei cambiamenti sotto lo stesso tetto.
E conclude: le case migliori? quelle mai veramente finite. Ordinate ma piene delle delle cose che amiamo. Dove si negoziano apertamente gli spazi, aperte alla tecnologia ma non lasciano che questa ostacoli le relazioni. Quelle dove noi ci sentiamo presenti, a noi stessi e per gli altri quando decidiamo di aprire la porta.
«Il Life at Home Report rappresenta uno strumento importante per capire ed interpretare le esigenze, i bisogni e i sogni delle persone - ha commentato Belén Frau, Amministratrice Delegata di IKEA Italia - Uno strumento indispensabile per migliorare la vita quotidiana, di cui la casa gioca un ruolo da protagonista. Viviamo in una società fluida e dinamica, in cui il cambiamento rappresenta l' unico leitmotiv: si trasforma il concetto di famiglia, si evolvono le relazioni, si modifica il modo in cui abitiamo i nostri luoghi e spazi».