RIGOPIANO, TRE ANNI, ZERO PROCESSI - ''AVEVANO CHIESTO AIUTO, INVECE NON SONO STATI CREDUTI, SONO STATI DERISI''. LE FAMIGLIE DELLE VITTIME DELLA TRAGEDIA DEL 18 GENNAIO 2017 CHIEDONO CHE ALMENO SI ARRIVI AL DIBATTIMENTO PER CAPIRE LE RESPONSABILITÀ DI QUEL GIORNO. TRA DEPISTAGGI E RALLENTAMENTI, LA GIUSTIZIA SI MUOVE LENTA COME I SOCCORSI…
Da ''Libero Quotidiano''
Perdere un figlio è atroce. Ma a 72 anni pesa ancora di più. Sapere poi che si sarebbe potuto salvare, ti spezza ancora più il cuore». Così Loredana Lazzari, mamma di Dino Di Michelangelo, il poliziotto morto insieme alla moglie Marina Serraiocco nella tragedia di Rigopiano, tre anni fa. Come lei anche William Biferi, fratello di Luana, la giovane giocatrice di calcio morta il 18 gennaio 2017 nell' hotel dove lavorava come aiuto cuoco. E poi Francesco D' Angelo, fratello di Gabriele, il cameriere dell' albergo, e tutti gli altri familiari.
RIGOPIANO FRANCESCA BRONZI E IL SUO STEFANO
«Avevano chiesto aiuto, invece non sono stati creduti, sono stati derisi», si disperano.
È il momento della commemorazione, ma anche della voglia di giustizia, eppure nonostante i 25 imputati nell' inchiesta principale sulla tragedia dell' hotel di Farindola (Pescara), il processo non è ancora cominciato. Le accuse vanno da: crollo di costruzioni o altri disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d' ufficio, falso ideologico.
Al centro dell' inchiesta, condotta dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, la mancata realizzazione della carta valanghe, presunte inadempienze su manutenzione e sgombero delle strade che portavano al relais in montagna e tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. Come chiesto dalla procura, le posizioni che riguardano il versante politico della vicenda sono state archiviate il 3 dicembre.
Nella prossima udienza, il 31 gennaio, il gup scioglierà la riserva sulla decisione relativa all' unificazione dell' inchiesta madre con il procedimento bis, riguardante un presunto depistaggio. Gli imputati, nonostante le sollecitazioni a fornire ogni elemento utile alle indagini, hanno omesso di riportare nelle relazioni le segnalazioni di soccorso pervenute in prefettura quel 18 gennaio, in particolare le richieste di D' Angelo che chiamò i soccorsi e non fu creduto per questo i brogliacci sono stati nascosti. Sulla tragedia sono stati aperti altri due fascicoli che coinvolgono alcuni carabinieri accusati di falso. «Non vendetta, ma giustizia», implorano le famiglie dei morti.
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