uomo impiccato a herat dai talebani

GIUSTIZIA TALEBANA – RITORNANO LE ESECUZIONI IN PUBBLICO A HERAT. UN CORPO E' STATO MESSO A CIONDOLARE DA UNA GRU, ALTRI TRE PORTATI IN GIRO PER LA CITTÀ IN MODO CHE LA POPOLAZIONE VEDESSE COSA SUCCEDE SE NON “SI RISPETTA L’ORDINE”: I QUATTRO ERANO DEI SEQUESTRATORI E I TALEBANI VOGLIONO FAR VEDERE CHE CON LORO CI SARÀ “TOLLERANZA ZERO” - UN BALZO INDIETRO AL PRIMO EMIRATO DEL MULLAH OMAR CHE AVEVA FATTO DELLE ESECUZIONI PUBBLICHE IL MARCHIO DI FABBRICA...

Giordano Stabile per “La Stampa”

uomo impiccato a herat dai talebani 1

 

Sono passate meno di ventiquattr'ore e le parole del mullah Nooruddin Turabi, uno dei fondatori dei taleban, sono diventate realtà. Il ritorno delle esecuzioni in pubblico è stato messo in atto nella piazza centrale di Herat. Una gru con il braccio steso alla massima altezza, il corpo di un condannato appeso, penzolante, la folla attorno che ululava e cantava. Poi altri tre impiccati. I boia non si sono accontentati. Li hanno spostati per la città, in modo che tutta la popolazione vedesse e partecipasse. Il balzo all'indietro nel tempo, al primo emirato del mullah Omar, non poteva essere più esplicito.

uomo impiccato a herat dai talebani 2

 

Le esecuzioni pubbliche erano un suo marchio di fabbrica. Le parole del mullah Turabi più che una riflessione, un ordine. I responsabili della sicurezza nella provincia di Herat hanno poi spiegato che i quattro erano stati uccisi nella mattinata di ieri, dopo un tentativo di sequestro. Il capo della polizia, Ziaulhaq Jalali, ha precisato che nell'operazione erano stati liberati un ragazzo e il padre. I cadaveri sono stati poi esposti con le gru per mostrare alla popolazione che il nuovo governo ha come priorità «la sicurezza degli afghani». E come monito ai criminali: «Devono capire che con noi non saranno mai al sicuro». Una "tolleranza zero" alla maniera talebana. Ma anche un modo per conquistare un minimo di consenso. I rapimenti erano una piaga sotto il precedente governo.

 

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Nelle campagne le bande approfittano del caos dovuto alla guerra civile per prendere di mira le famiglie, spesso con sequestri lampo e continue richieste di riscatto. Adesso i nuovi padroni del Paese vogliono portare ordine. Con una giustizia sommaria però. I cadaveri ciondolanti dalle gru ricordano le esecuzioni pubbliche nel vicino Iran, secondo Paese al mondo dopo la Cina per numero di condanne a morte. Potrebbe essere presto superato. Il mullah Turabi ha difeso le lapidazioni e decapitazioni nello stadio di Kabul, come un esempio di rispetto della legge coranica e avvertito che i taleban non si piegheranno mai alle «pressioni esterne». Sharia, niente più musica, donne chiuse in casa, barbieri che non possono più tagliare la barba pena la chiusura, e forse anche peggio.

 

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Gli studenti coranici sembrano marciare verso il passato quasi in automatico, senza riflettere sulle conseguenze, l'isolamento, le sanzioni finanziare, il rischio di una guerra civile. Nonostante lo sfoggio di ferocia, il controllo del territorio è ancora precario, specie al confine con il Pakistan. Jalalabad e la provincia di Nangahar sono i fronti più caldi, dove operano l'Isis e hanno le loro basi i Tehrik-e-Taliban Pakistan, jihadisti in lotta sia con i talebani afghani che con il Pakistan. Ieri una bomba piazzata sul ciglio di una strada ha colpito un veicolo dei taleban, con numerosi feriti, dopo gli attacchi della scorsa settimana che avevano fatto dodici morti.

 

talebani

Il premier pachistano Imran Khan è tornato a ventilare un possibile riconoscimento dell'Emirato islamico da parte dei "Paesi confinanti". Islamabad già ospita tre milioni di profughi afghani e teme una nuova ondata di caos. Ma da Kabul non arriva alcun segnale di apertura. Il clan oltranzista degli Haqqani ha in mano la città. L'emiro Haibatullah Akhundzada, ammesso che sia vivo, è un fantasma. E il leader "moderato", Abdul Ghani Baradar, è sparito in quel di Kandahar.

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