roma decadence cecato belli rovine

ROMA DECADENCE - DAL CECATO ALLA BICI DI MARINO: TRA LE ROVINE DI UNA CITTÀ CHE VUOLE ANCORA CHIAMARSI ETERNA - LA VOCAZIONE DELL’URBE SCOLPITA DAL BELLI: “QUI TUTTO ER BUSILLI STA IN NER VIVE A LO SCROCCO E FA ORAZZIONE”

ROMA DECADENCE 1ROMA DECADENCE 1

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”

 

“Salve, Dea Roma! Chinato a i ruderi” s’infervorava Giosuè Carducci. E prima di lui Goethe, ai piedi del colle da cui è infine ruzzolato l’ennesimo sindaco: “Perdona, l’eccelso/ monte del Campidoglio è un secondo Olimpo per te”.

DENISE PARDO FILIPPO CECCARELLI DENISE PARDO FILIPPO CECCARELLI

 

Beati i poeti e i viaggiatori, un po’ meno i romani. Di recente si è venuto a sapere che il predecessore del povero Marino, l’ineffabile Alemanno, mentre il “Cecato” e quell’altro ex galeotto redento di Buzzi stavano a “ munge ” la vacca e a “ magnasse ” Roma, ha trovato il tempo per far bonificare i suoi uffici capitolini da chi, da che cosa? Dai fantasmi. Ma sul serio.

 

Per due notti, tra il dicembre 2011 e il gennaio 2012, il capo dei vigili urbani, pure lui adesso impicciato in storie poco edificanti, ha accompagnato a Palazzo Senatorio un gruppo di “Ghost hunters” con specialissimi rilevatori nell’opera di accertamento e disinfestazione spettrale.

 

Beati dunque pure gli acchiappa-fantasmi, che sul loro sito hanno pubblicato le evidenze foto-ectoplasmiche di quella singolare caccia. Un po’ meno beati gli utenti di “Roma capitale”, come inutilmente è stata ribattezzata la Città eterna nel corso del suo più recente e accelerato decadimento.

PIRANESI ROVINE ROMAPIRANESI ROVINE ROMA

 

Roma infatti è Roma, senza bisogno di ulteriori orpelli, né di estremi compatimenti. “ Annatevene via tutti, lassatece piagne da soli ” si trovò scritto su un muro dopo l’occupazione tedesca e quella americana. E tuttavia di solito qui il pianto dura poco.

 

Così c’è da pensare che i romani, i veri romani, sia quelli che lo sono “per speciale concessione di Nostro Signore Gesù Cristo”, come diceva Petrolini, sia quelli di elezione per così dire spirituale, anche stavolta abbiano accolto con rassegnato scetticismo quanto avveniva dalle parti del Campidoglio. Tale stato d’animo si configura come la risultante, perfino razionale, di antica desolazione e sempiterno sghignazzo.

 

piranesi   zps2bca03c4piranesi zps2bca03c4

Per condividerne l’essenza si può ritornare con la memoria alla prima, trionfale e surreale pedalata in salita di Marino alla volta del piazzale michelangiolesco, ma più ancora alla tenera, inconsapevole e sorridente ingenuità con cui l’eletto, felice come un bimbo, posteggiò con tanto di lucchetto la sua rossa bici giusto nei pressi della scalinata sotto la quale si consumò lo spaventoso linciaggio di Cola di Rienzo, archetipo del potente che prima viene incensato dalla cittadinanza e poi finisce male, malissimo.

 

Come pure è irresistibile riandare al soggiorno fantozziano del sindaco, della giunta e dei consiglieri di maggioranza che, fattisi volonterosi ostaggi di una società di team building in un hotel di Tivoli, per due giorni si esercitarono a “fare squadra” trastullandosi con elastici, palline, secchi d’acqua e canne — di bambù, si spera — all’insegna del visioning e dell’ high- performing , che basterebbero i nomi per diffidare. I risultati di quei giochi senza frontiere sono oggi sotto gli occhi di tutti.

 

Per cui già dopo la scomunica pontificale andavano in scena buffonesche duplicazioni tipiche del genius loci : la telefonata del finto Renato Zero, “ A’ Ignaziè, ricordate dee buche... ” o la fuga in bici dell’imitatore-sosia di Marino che scambiato per l’originale veniva coperto d’insulti e rincorso da un tipo armato di forchetta. Più che semplici spettacoli, veri e propri rituali di degradazione — e anche in questo campo, per natura, vocazione e tradizione l’Urbe non teme concorrenza.

ROMA DECADENCE 3ROMA DECADENCE 3

 

E però: pazienza, che ce voi fa’ ? Roma, ha osservato il prefetto Gabrielli, è pur sempre una città che sta in piedi da più di duemila anni. Verissimo. La questione semmai è come; o meglio, secondo quali logiche, quali paradigmi, quali dispositivi e quali modalità di comando, sia temporale che spirituale.

 

Vedi l’aggravante del Giubileo. Della misericordia, per giunta, già santificata negli ultimi due o tre mesi dal record di campi rom fatti abbattere dall’amministrazione di sinistra per fare numero e per fare pulizia in vista dell’Anno Santo. In simultanea con la misera sagra degli scontrini e delle carte di credito si conferma quindi, ove mai ce ne fosse stato bisogno, la più consolidata vocazione dell’Urbe: “ Ch’a sto paese già tutto er busilli — scolpisce Giuseppe Gioachino Belli — sta in ner vive a lo scrocco e fa orazzione ”.

IL PATTO DELLA PAJATA UMBERTO BOSSI E RENATA POLVERINI CHE LO IMBOCCA IL PATTO DELLA PAJATA UMBERTO BOSSI E RENATA POLVERINI CHE LO IMBOCCA

 

Sbafo e preghiere, fumi di pietanze e d’incenso, comunque “ magnà e arimagnà aggratise ”, c’è su questo una fantasmagorica epopea che culmina nel motto “ Ajo ojo e Campidojo ”: il crollo dell’amministrazione Giubilo sulle minestrine degli asili, i banchetti sbardelliani nelle pinacoteche, il patto della pajata a piazza Montecitorio con la Polverini che infila un rigatore sgocciolante nella bocca storta di Umberto Bossi, mentre dalla folla sale il canto, “La società dei Magnaccioni”, inno ufficiale di Roma grassa, “ Ce piacciono li polli, l’abbacchi e le galline,/ perché so senza spine, nun so’ come er baccalà ”...

RENATA POLVERINI FA DA TATA A UMBERTO BOSSI LO IMBOCCA DI RIGATONI RENATA POLVERINI FA DA TATA A UMBERTO BOSSI LO IMBOCCA DI RIGATONI

 

Approfittare del proprio status di potere, ma intanto mostrarsi il più possibile devoti. Programma mirabilmente realizzato da Alemanno, supremo defensor fidei e grandissimo espositore di presepi, che la mattina, in processione lungo il Tevere poneva la capitale nelle mani della Madonna Fiumarola; e la sera bissava l’ossequio mariano dinanzi alla copia dell’antica statua fatta scolpire e acquistata a beneficio di qualche riguardoso circolo canottieri, prima del cocktail e in compagnia di Giordano Tredicine, oggi pure lui parecchio nei guai per Mafia capitale.

 

CECATOCECATO

In nessun’altra città al mondo la contiguità con la sfera del sacro e la vicinanza alla Santa Sede creano tanti guai, malignità, equivoci, dileggi, cinismo, risate. Si è letto che il povero Marino, venuto in possesso del numero di Papa Francesco, lo tempestava di telefonate a tutte le ore del giorno e della notte. Ma il suo predecessore di centrodestra, in un’udienza, arrivò a invocare la benedizione di Benedetto XVI sugli atti amministrativi del Comune — che francamente, considerate le sorpresine trovate poi in quelle carte dalla Procura della Repubblica, viene pure un po’ da chiedersi cosa sarebbe accaduto senza benedizione.

 

Ha scritto l’altro giorno l’ Osservatore romano che al momento Roma “ha la certezza solo delle proprie macerie”. Ma anche qui, sulle macerie, pur con tutto il rispetto per il severo giudizio, bisogna intendersi. Venire al mondo nella Città eterna, oltre che uno scomodo privilegio, significa nascere letteralmente fra le rovine. Viverci in mezzo, passeggiarci a fianco, uscire di casa e trovarsele regolarmente sotto il naso.

 

Scavi, schegge, frammenti, spezzoni, stratificazioni, pezzi di marmo dentro i muri, ruderi, avanzi, spoglie, screpolature, accumuli, vestigia, tracce di sventramenti. Da secoli i viandanti — oggi gli extracomunitari e qualche senza casa — vi trovano riparo, non ospitalità, come in un’incisione di Piranesi.

MARINO CADE IN BICICLETTA DAVANTI AL COLLEGIO ROMANO MARINO CADE IN BICICLETTA DAVANTI AL COLLEGIO ROMANO

 

Le rovine sono anche splendide, non solo all’alba o al tramonto, in cima crescono rigogliosi ciuffi d’erba, e in primavera anche fiorellini dai colori prepotenti; alla base c’è quasi sempre posto per rovi, zeppi vari, getti, arbusti e perfino fusti di fichi selvatici; a metà è il regno dell’edera, di ulteriori rampicanti, ma non mancano generosi cespuglietti di capperi.

 

Di fronte a questo paesaggio di vitale, botanica devastazione viene spontaneo pensare che tutto è destinato a crollare, a consumarsi, a finire. Che tutto in fondo è utile e al tempo stesso inutile. Non sarà il massimo dell’ottimismo, ma è pur sempre un pensiero, meno dannoso forse di tanti altri.

 

er cecato ignazio marinoer cecato ignazio marino

Neanche a sincronizzare le date, proprio in questi giorni di scirocco in cui rotolava dal colle capitolino la testa dell’ex sindaco, a Palazzo Altemps, autentico gioiello di sculture, pace e bellezza circondato dal caos, si è aperta una mostra dal titolo: “La forza delle rovine”, con tanto di logo con le lettere incomplete, smozzicate.

 

Qui tutto ruota attorno a un enorme torso di Polifemo e si imparano tante cose: che l’angelo della storia non passa mai invano; che la vita, con i suoi traumi e con ciò che questi lasciano, è sempre ambivalente, incompleta e contraddittoria nel suo inesorabile spezzettamento; che le avanguardie artistiche del Novecento adoravano i frammenti; che proprio questi, oltre a ispirare una voluttuosa malinconia, consigliano di conservare la memoria e di concentrarsi sul “non più” e sul “ma ancora”.

 

E piano piano si capisce che Roma trae segreta energia dalle sue antiche pietre, dalle sue stesse gloriose e catastrofiche rovine.

 

BELLIBELLI

Insieme alle celebri statue ci sono quadri, foto, filmati, anche musiche. Però poi Roma è sempre Roma — non “Roma capitale” — e così davanti ai magnifici ritratti dei primi grandi restauratori, il cavalier Cavaceppi, lo scultore Pacetti, riaffiora l’irriverente, ma spassoso ricordo di Berlusconi che innamoratosi anche lui delle sculture romane, e fattosene traslocare diverse a Palazzo Chigi, poco prima che partisse la sarabanda del bunga bunga si preoccupò e si peritò di far ricostruire da zero il pisello di un Marte che campeggiava fuori della sua stanza, intervento realizzato con specialissime resine e calamite al non modico prezzo di settantamila bombi.

 

“Tutto si aggiusta” diceva d’altra parte la vecchia zia di Andreotti, Mariannina, che aveva vissuto la breccia di Porta Pia convincendosi che Roma è più forte e soprattutto è più vecchia di qualsiasi civico rivolgimento. Ma questo spaventoso passato, che Freud mise a confronto con le incrostazioni, le falde e i trabocchetti dell’inconscio, le sta troppo stretto e insieme troppo largo.

ignazio marino in bici visto da spinozaignazio marino in bici visto da spinoza

 

Secondo Elias Canetti è proprio la risorgente e imperitura enormità della Città eterna che impedisce all’Italia di trovare se stessa. Jung d’altra parte se ne tenne ben lontano: “Ho viaggiato molto nella mia vita, ma sentivo di non essere all’altezza dell’impressione che Roma mi avrebbe fatto”.

 

In compenso da Brenno ad Alarico, dai Borgia ai lanzichenecchi, da Napoleone ai “buzzurri” piemontesi con le piume sul cappello, dai crudeli e pallidi nazisti agli alleati che entrarono tirando sigarette, cioccolato e scatolette di carne dai loro carriarmati, qui sono venuti tutti, senza trovarsi poi così a disagio.

 

Dice: la capitale è allo sbando, i ladroni e i mafiosi seguitano a rubare, è caduto il sindaco marziano, manca pochissimo al Giubileo. E la risposta dei veri romani, per quel poco o per quel tanto che vale, già sbuffa e volteggia per le vie in forme di stupefatta e forse perfino sapiente incuriosità: Aho’ , anvedi , eddaje , embé , vabbé , maddeché , li mortè ...

ROMA FORIROMA FORIcenturioni e gladiatori a roma ai fori imperiali centurioni e gladiatori a roma ai fori imperiali VIA SACRA NEI FORI ROMANIVIA SACRA NEI FORI ROMANIFORI LUCIFORI LUCIFORI LUCIFORI LUCIFORI - IMPALCATURE DEL CANTIEREFORI - IMPALCATURE DEL CANTIEREIGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI ROMA DECADENCE ROVINE CECATO BELLIROMA DECADENCE ROVINE CECATO BELLI

Impropri sussulti, voci strozzate che valgono per omnia saecula saeculorum.

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?