censura informazione bavaglio media

LA RUSSIA IMBAVAGLIA I MEDIA E LA COLPA E’ NOSTRA? IL PORTAVOCE DI PUTIN, DMITRY PESKOV: “LA STRETTA SUI MEDIA NASCE DALLA NECESSITÀ URGENTE DETTATA DA UNA GUERRA DI INFORMAZIONE SENZA PRECEDENTI CONTRO LA RUSSIA" – LA FUGA DA MOSCA DI INTELLETTUALI, ARTISTI E GIORNALISTI – ANNA ZAFESOVA: “DELLA GUERRA IN UCRAINA NON SI PUÒ DIRE NULLA, NEMMENO IL NOME. I DISSIDENTI SI DANNO APPUNTAMENTO SU TELEGRAM. IL BLOCCO DI APPLE STORE E GOOGLE PLAY FA TEMERE CHE ANCHE LA SOPRAVVIVENZA DEI SITI ATTRAVERSO LE APP SIA A RISCHIO…”

dmitry peskova

1 - CREMLINO, È GUERRA INFORMAZIONE, STRETTA MEDIA NECESSARIA

(ANSA) - La legge introdotta in Russia che detta una stretta sui media "nasce dalla necessità urgente dettata da una guerra di informazione senza precedenti contro la Russia", ha spiegato ai giornalisti il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov. "La legge è stata approvata e deve essere applicata. L'ha votata il nostro Parlamento, ha spiegato Peskov. Lo riferisce la Tass.

censura facebook 3

 

2 - LO ZAR ZITTISCE I MEDIA CHIUSI BBC, FACEBOOK E TWITTER

Anna Zafesova per “la Stampa”

 

«Me ne sono andato». Alexey Kovalyov, ex cronista del Moscow Times e di Meduza, fa l'annuncio, molto laconico, su Twitter, e gli altri follower rispondono con faccine e manine che applaudono: un altro ce l'ha fatta. Non c'è bisogno di spiegare da dove se ne è andato e perché: quel lapidario "Uekhal" suona definitivo, un verbo che da più di un secolo simboleggia il dilemma dell'intellighenzia russa, restare o partire.

 

vladimir putin

Stanno partendo in tanti, in questi giorni e queste ore, dando la caccia ai biglietti, a prezzi vertiginosi, per le ultime destinazioni dove ancora si vola senza sanzioni. Istanbul, Erevan, Tbilisi, Dubai: ogni decollo può essere l'ultimo, perché gli Airbus e Boeing russi sono sotto sanzioni, e buona parte della flotta è soltanto in affitto da compagnie occidentali. Come i "piroscafi dei filosofi" salpati esattamente cento anni fa, gli aerei sono pieni di intellettuali: storici, scrittori, designer, ma soprattutto giornalisti, che si avventurano nel nulla di un futuro sconosciuto, lasciandosi alle spalle un passato definitivamente chiuso.

 

censura facebook 2

Insieme a Twitter e Facebook, bloccati dal governo russo. Da ieri, la libertà di stampa in Russia non esiste più, in nessuna forma. Il giorno prima erano stati oscurati i siti di Meduza, Deutsche Welle, Bbc, Radio Liberty e altre testate in russo con sede e/o finanziamento estero, i cui giornalisti vengono portati al sicuro in Europa. In serata - mentre Emmanuel Macron faceva una telefonata di solidarietà negli uffici di Memorial, la ong che denunciava i crimini di Stalin, invasi dai poliziotti - Vladimir Putin ha firmato la legge che punisce con condanne che vanno dalle multe fino a 15 anni di carcere per la «diffusione di fake news sui militari».

 

VLADIMIR PUTIN

Cioè, spiega Kovalyov dal suo esilio, «da oggi in Russia non si può chiamare la guerra in Ucraina una guerra, pena una punizione pesante». Ma ancora prima le autorità avevano staccano la spina alle ultime due antenne russe che, tra mille fatiche e compromessi, facevano ancora informazione libera. I giornalisti della televisione Dozhd piangono in diretta, prima di imbarcarsi anche loro verso la salvezza in Occidente.

 

Ma il colpo più pesante è la radio Eco di Mosca, una storia trentennale iniziata con la glasnost di Gorbaciov, la prima - e ultima, si scopre ora - emittente libera russa. La speranza di una sopravvivenza su YouTube, su web, sull'app, dura poche ore: la testata che aveva ospitato tutti, da Bill Clinton ad Alexey Navalny, viene annientata, insieme a un archivio che rappresentava trent' anni di storia. Il direttore Alexey Venediktov dice alla Novaya Gazeta che se l'aspettava, che era inevitabile, «è in corso una guerra, e non siamo un danno collaterale».

alexey navalny

 

Nel testo della sua intervista però la parola "guerra" viene sostituita da una parentesi con puntini, seguita dalla nota «una parola proibita dalle autorità russe». Un trucco che la stessa Eco di Mosca aveva cercato di utilizzare per difendersi dall'ira del governo, ma non è bastato: della guerra in Ucraina non si può dire nulla, nemmeno il nome. Visto dalle redazioni moscovite, Orwell appare un cronista di attualità, e la Novaya Gazeta - ultimo grande giornale indipendente ancora in vita, protetto non si sa per quanto dal Nobel per la pace del suo direttore Dmitry Muratov - decide di eliminare tutte le notizie sulla () (parola proibita dalle autorità russe), per sopravvivere.

 

cremlino

Altre testate chiudono i battenti senza aspettare che arrivi il loro turno, altre scelgono di cancellare ogni riferimento all'Ucraina. I dissidenti si danno appuntamento su Telegram, la parola più gettonata nelle conversazioni è Vpn (Virtual private network, ndr), ma è un trucco che può servire solo per accedere ai server esteri.

 

Quelli russi non esistono più, e il blocco di Apple Store e Google Play fa temere che anche la sopravvivenza dei siti attraverso le app sia a rischio. La () (parola proibita dalle autorità russe) dell'informazione è stata persa, e il Cremlino ha reagito eliminando tutti gli spazi di libertà e dibattito. La protesta contro l'invasione sparisce insieme ai social occidentali (quelli russi sono controllati dal governo), e non importa se milioni di russi comuni hanno subito una dolorosa "morte digitale" su Facebook e Twitter, perdendo anni di foto, post e ricordi.

cremlino 1

 

Altri si preparano a venire eliminati anche da YouTube e Instagram, come il popolarissimo videoblogger d'opposizione Yuri Dud. La Bbc riprende le trasmissioni radio su onde corte, come all'epoca sovietica, quando era un'arma strategica della lotta al comunismo che filtrava attraverso l'oscuramento del Kgb. I giornalisti emigrati ipotizzano forme di "samizdat" su Telegram o sperano che i loro lettori riusciranno a collegarsi ai loro siti esteri aggirando i blocchi russi. Ma intanto fare informazione diventa non più difficile o pericoloso, comincia a essere quasi impossibile.

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…