scafarto woodcock

IL BOLLETTINO DELL’INCHIESTA CONSIP: S’AGGRAVA LA POSIZIONE DI SCAFARTO, S’ALLEGGERISCE QUELLA DI WOODCOCK PER IL QUALE SI PROFILA L’ARCHIVIAZIONE - IL MAGGIORE TACE DAVANTI AI PM MA PARLA IN TV: “HO FATTO DEGLI ERRORI MA NON HO MAI FALSIFICATO LE PROVE” - A INGUAIARLO E’ STATO LO STESSO WOODCOCK

Francesco Grignetti per “La Stampa”

 

scafartoscafarto

La posizione di Gianpaolo Scafarto s' aggrava. Quella di John Henry Woodcock s'alleggerisce. La procura di Roma, alle prese con il rebus Consip, è alla vigilia di una decisione importante: i pm stanno per chiedere l' archiviazione della posizione del collega napoletano, sia per l' accusa di falso, sia per quella di violazione del segreto istruttorio. Resta sulla graticola il solo Scafarto, insomma, che ormai da tempo ha capito che le cose si stanno mettendo male, tant' è che preferisce tacere davanti ai pm. Ma parla in tv, per limitare i danni: «Ho fatto degli errori, mai falsificato prove».

HENRY JOHN WOODCOCKHENRY JOHN WOODCOCK

 

A inguaiare definitivamente il maggiore dei carabinieri è stato lo stesso Woodcock, quando lo hanno interrogato, ricostruendo che sul «Fatto quotidiano» erano usciti ben due scoop nel giro di 48 ore.

 

Uno, il 21 dicembre 2016, con i primi accenni alla perquisizione nella sede della Consip e al legame dell' amministratore delegato, Luigi Marroni, con Tiziano Renzi. L' altro, il 22 dicembre, con la notizia che il generale comandante dell' Arma, Tullio Del Sette, era stato iscritto al registro degli indagati (a seguito appunto dell' interrogatorio di Marroni).

SCAFARTOSCAFARTO

 

Ecco, Woodcock ha argomentato che non poteva essere lui l' informatore del «Fatto» in quanto il giorno 20, quando fu scritto l' articolo, la perquisizione alla Consip era in corso, ma lui era rimasto a Napoli. Solo nel tardo pomeriggio gli fu detto di correre a Roma, senza spiegargli il perchè.

 

Arrivò nella Capitale verso le 21, incontrò Scafarto in un bar di piazza Irnerio, lì gli fu raccontato che Marroni aveva cominciato a collaborare, i due a quel punto andarono nella sede dei carabinieri del Noe, dove condusse lui il secondo interrogatorio di Marroni. «Se il giornalista sa tutto in tempo reale, la fonte non sono io». Ovvia la conclusione: l'informatore è l' altro.

 

WOODCOCKWOODCOCK

Che resta da solo. Scafarto aveva visto giusto, insomma, in quello sfogo telefonico con un collega del 10 aprile scorso (stavolta l' intercettato era lui), quando predisse: «Finirà che pagherò io il conto per tanti».

 

Quanto al falso, è vero che Woodcock ha suggerito di scrivere un capitolo a sé nell' informativa sul presunto ruolo dei servizi segreti. L'ha detto Scafarto, Woodcock l' ha riconosciuto. Ma il pm ha chiarito che c' era una logica dietro il suggerimento («Avrei potuto meglio coprire con omissis un capitolo distinto») e ha aggiunto che però Scafarto non l' aveva informato che fin dai primi accertamenti era stato chiarito l' abbaglio.

 

PAOLO IELOPAOLO IELO

Anche qui non sembrano esserci prove a carico di Woodcock, ce ne sono fin troppe per Scafarto. L' ufficiale e il Noe sono sempre più nei guai, penalmente parlando. Quel reparto che, stando alle parole del procuratore di Modena, Lucia Musti, sapeva produrre una informativa «raffazzonata». «Il Csm - precisa intanto il consigliere Antonello Ardituro - sta svolgendo un' azione conoscitiva, del tutto preliminare. Al momento non c' è nessun procedimento aperto per incompatibilità».

luigi marroniluigi marroni

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