ponte genova

SALTA FUORI UN DOSSIER DI OTTOBRE 2017 SUI RISCHI IMMINENTI DEL PONTE MORANDI COMPILATO A SEGUITO DI ALCUNI TEST ESEGUITI NEI MESI PRECEDENTI - EPPURE AUTOSTRADE NON ADOTTO’ ALCUNA LIMITAZIONE AL TRAFFICO IN ATTESA DEL RESTYLING - NONOSTANTE IL LIVELLO DI DEGRADO FOSSE RELATIVAMENTE MAGGIORE SULLA TORRE 10, LA TENUTA DELLA STRUTTURA, ERA RITENUTA DA AUTOSTRADE PIÙ CHE TRANQUILLIZZANTE

Matteo Indici e Roberto Sculli per “la Stampa”

 

AUTOSTRADE PER L ITALIA

Il livello di degrado sulla torre del Ponte Morandi rimasta in piedi era più alto di quello della gemella crollata la mattina del 14 agosto. «Quattro su una scala di cinque», specifica il presidente della commissione d' inchiesta ministeriale Roberto Ferrazza, un dato superiore rispetto al livello 3 «riscontrato sulla pila 9», cioè quella che si è sbriciolata. Il primo dossier realizzato da un pool investigativo dopo lo scempio, inviato a varie autorità ieri mattina, matura nelle ore in cui la Procura si appresta a inviare una decina di avvisi di garanzia.

 

E apre scenari cruciali e più che inquietanti sul disastro. Perché, scrive Ferrazza, le indicazioni che le autorità devono conoscere «tempestivamente», per abbattere ciò che resta, derivano «da un'attività d' indagine svolta da Autostrade per l'Italia». Di conseguenza: quanto erano attendibili i test effettuati dalla società concessionaria?

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

 

Soprattutto: cosa sarebbe accaduto se avesse ceduto anche la torre 10, giudicata più degradata, che a differenza di quella collassata insiste su numerosi palazzi e su un quartiere densamente popolato? Sulla base di questa informativa, è lecito affermare che poteva cedere pure il segmento di viadotto che sovrasta condomini e strade trafficate. Ma l' azienda aveva informato ministero e Provveditorato alle opere pubbliche sui rischi maggiori al centro del ponte? La replica si limita a un «no comment».

 

IL DOCUMENTO

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

Il report della Commissione ha messo in allarme il commissario per l'emergenza, il presidente della Regione Giovanni Toti (Forza Italia), che ha subito intimato ad Autostrade per l'Italia d'intervenire sui monconi del ponte ancora in piedi. E però l'incartamento va inquadrato nel più ampio scenario degli accertamenti sulla catena di eventi e decisioni che hanno preceduto il crollo.

 

Nel carteggio, il capo dei commissari ministeriali fa riferimento ai documenti allegati al progetto esecutivo per il consolidamento del ponte, i 20 milioni di euro di lavori che dall' ottobre prossimo avrebbero replicato il «raddoppio» degli stralli - i tiranti diagonali che sostenevano la carreggiata - già effettuato nel 1993 sui piloni di Levante. Nel fascicolo sul futuro intervento era allegato l' esito della «sorveglianza riflettometrica dei cavi di precompressione degli stralli».

 

In pratica, un' analisi dello stato dell' anima in acciaio della parte più sensibile del Ponte Morandi, aveva evidenziato «con riferimento alla pila 10, sopravvissuta al crollo, uno stato di degrado dei materiali, ovvero della corrosione dei trefoli (le singole "fibre", ndr) dei cavi di precompressione primari e secondari, più elevato rispetto a quello che era stato riscontrato nella pila 9».

CROLLO DEL PONTE DI GENOVA - LE PROTESTE

 

IL GIALLO

Questi risultati, prodotti a ottobre 2017 ma conseguenza di test eseguiti nei mesi precedenti, non hanno indotto Autostrade ad adottare alcuna limitazione al traffico in attesa del restyling. E va chiarito un altro punto: nonostante il livello di degrado fosse relativamente maggiore sulla torre 10, la tenuta della struttura, nel suo complesso, era ritenuta sempre da Autostrade più che tranquillizzante. A domanda diretta del ministero, fu stimata una perdita di funzionalità - a seconda del punto del ponte considerato - tra l' 8 e il 16%, compatibile per i tecnici di Aspi con la sopravvivenza del manufatto.

il ponte di genova e le case sottostanti

 

Le carte trascurate La commissione tecnica del Provveditorato (diramazione regionale del ministero dei Trasporti) che valutò a febbraio 2018 il progetto a Genova, presieduta dallo stesso Ferrazza in qualità di provveditore per il Nord-Ovest, rilevò nelle osservazioni alcune criticità. Sia rispetto alle tecniche di indagine utilizzate, sia per l' assenza di un' indicazione precisa di quanto tempo avrebbe ancora retto il ponte Morandi a fronte delle varie manutenzioni previste.

 

Con questi elementi i carteggi sono tornati a Roma, alla Direzione vigilanza sulla concessioni autostradali, che li aveva spediti a Genova per il parere previsto. E il progetto di «retrofitting» delle torri 9 e 10 ha fatto il suo corso: è stato approvato e, in primavera, è partita la gara che si sarebbe conclusa a fine estate, con partenza dei lavori prevista per settembre-ottobre.

il ponte di genova e le case sottostanti

 

Le rassicurazioni «Nei documenti prodotti da Autostrade non c' erano elementi che facessero temere per la sicurezza», spiega ancora Ferrazza. E tuttavia quella documentazione e le rassicurazioni del gruppo assumono un significato profondamente diverso oggi. La società, riguardo all' aver messo a suo tempo in evidenza il degrado diverso delle due torri, preferisce non rilasciare dichiarazioni. E non replica sul perché non chiuse il ponte in presenza dei dubbi sulla tenuta dei piloni 9 e 10.

 

il ponte di genova e le case sottostanti

La super perizia Questi documenti e le valutazioni effettuate dai coinvolti, in primis i responsabili di Aspi e i tecnici ministeriali, saranno un caposaldo dell' inchiesta della procura, che sta accelerando: dopo aver dato mandato alla guardia di finanza, ieri, di acquisire ulteriore documentazione e aver circoscritto un numero di possibili indagati, i magistrati hanno disposto una super-perizia che sarà effettuata nei prossimi giorni nella forma di incidente probatorio, che avrà insomma valore di prova nel processo.

 

il ponte di genova e le case sottostanti

Di fronte ai periti delle numerose parti in causa inizierà l' analisi visiva delle macerie, con l' obiettivo di verificare la qualità dei materiali impiegati nella costruzione e la possibilità che abbiano avuto un ruolo nel collasso. Ancor più importante, secondo quanto emerso in queste ore, sarà la verifica di eventuali errori negli esami per verificare la solidità del ponte e in primis dei tiranti. Intanto, i rischi di nuovi crolli lasciano nell' incubo gli sfollati che non sono riusciti a recuperare le proprie cose. E l' ipotesi d' una demolizione a breve dei monconi è sempre più concreta.

il ponte di genova e le case sottostanti

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