
L’ULTIMO CINEPANETTONE: NATALE SUL BARCONE - SALVATI 375 MIGRANTI IN DUE GIORNI IN ARRIVO DALLA ROTTA LIBICA - QUATTRO LE OPERAZIONI DI RECUPERO: SUI GOMMONI C’ERANO SOPRATTUTTO SUDANESI E PACHISTANI - LA ONG SPAGNOLA “PROACTIVA OPEN ARMS”: “DA GIORNI NON SI VEDONO PIÙ NAVI DELLA GUARDIA COSTIERA DI TRIPOLI…”
Fabio Albanese per “la Stampa”
MIGRANTI AL PORTO DI MALAGA NEL GIORNO DI NATALE
Mare grosso e maltempo di questi giorni lasciavano aperta ai migranti solo una «finestra» di meno di due giorni: Natale e Santo Stefano. Per questo i volontari delle tre Ong rimaste nel Mediterraneo centrale erano già pronte quando nella notte tra lunedì e martedì è arrivata la prima chiamata dalla sala operativa della Guardia costiera di Roma, per dare avvio a una serie di quattro salvataggi con cui sono state salvate 375 persone: «Appena in tempo - dice Riccardo Gatti, capo delle operazioni della Ong spagnola ProActiva Open Arms - perchè già nel pomeriggio il mare si è fatto di nuovo minaccioso e pericoloso».
Con più operazioni di trasbordo, tutte le persone salvate sono state trasferite sulla nave «Aquarius», gestita da Sos Méditerranée con Medici senza Frontiere, pronta a fare rotta per la Sicilia; in zona sono rimaste 2 navi: la «Open Arms» e la «Sea Watch 3» della omonima Ong tedesca, quest' ultima si avvale anche di un piccolo aereo da ricognizione che vola per due ore al giorno.
MIGRANTI AL PORTO DI MALAGA NEL GIORNO DI NATALE
In mare ci sono anche le navi militari di Frontex e quelle dell' operazione Sophia inserite nel dispositivo EunavforMed. I primi due salvataggi sono stati effettuati, in piena notte, dalla «Santa Maria», una nave militare spagnola di EunavforMed che da due barchini in legno ha preso a bordo 121 persone. Poi, poco prima dell' alba, la «Open Arms» ha recuperato i 139 occupanti di un gommone. Infine, sempre la nave spagnola nel pomeriggio ha preso a bordo da un altro gommone 115 persone.
I migranti sono di diverse nazionalità. I più numerosi sono i sudanesi, 43 persone, e i pachistani, 41, ma ci sono anche migranti di Bangladesh, Nepal, Guinea Bissau, Etiopia, Sierra Leone, Ciad: 17 nazionalità in tutto, come ha reso noto il team di Medici senza Frontiere a bordo della «Aquarius».
Ci sono nuclei familiari ma anche due donne incinta, un disabile, tanti minori non accompagnati e sette bambini con meno di 13 anni, due dei quali di 3 e 4 anni. «Sono provati, infreddoliti e spaventati - dice la portavoce della «Aquarius», Mathilde Auvillain - ma non abbiamo emergenze mediche.
Anche le operazioni di trasbordo sono state molto complesse, per la condizioni del mare». Le 4 imbarcazioni di migranti sono state recuperate al largo della Libia, tra 20 e 25 miglia a ovest di Tripoli, di fronte al-Zawiya, zona tristemente nota perchè infestata dai trafficanti di uomini e disseminata di quegli orribili campi di concentramento dove vengono ammassati i migranti.
Secondo la Guardia costiera italiana, che ha coordinato gli interventi, non risultano ulteriori allarmi in mare in queste ore ma, certo, non si può escludere che altre imbarcazioni possano aver preso il largo nonostante sia in arrivo una tempesta. In questo scenario, si nota l' assenza della Guardia costiera libica fino a pochi giorni impegnata in operazioni di salvataggio, condotte con metodi più volte denunciati dalle Ong, con cui riportava in Libia i migranti.
«Una decina di giorni fa - spiega Riccardo Gatti - i libici hanno comunicato di non essere capaci di condurre salvataggi fuori dalle loro acque territoriali e non si vedono più». Tutto ciò mentre il governo italiano ha appena avviato un primo, piccolo corridoio umanitario in accordo con l' Unhcr e sta per dispiegare in Niger, uno dei Paesi a Sud della Libia da cui transita la maggior parte dei migranti, un contingente militare per il controllo di flussi e frontiere.