L'AMERICA VISTA DAL BUCO - SCOPERTO AL CONFINE TRA MESSICO E USA UN NUOVO TUNNEL CLANDESTINO: LA NOVITA’ E’ CHE STAVOLTA A PASSARE NON ERA LA DROGA MA GLI IMMIGRATI - LA GALLERIA (LUNGA 300 METRI) PARTIVA DIRETTAMENTE A TIJUANA, LA POLIZIA HA ARRESTATO ANCHE UNA TRENTINA DI CINESI
Guido Olimpio per Corriere.it
I tunnel sotto il muro che divide Messico e Stati Uniti sono una cosa «normale». Ma quello scoperto sabato pomeriggio a Otay Mesa, a sud di San Diego, ha una particolarità: era usato per far passare clandestini e non solo la droga. Una trentina di illegali, in maggioranza cinesi sono stati arrestati dalla Border Patrol che ha individuato il «buco».
L’operazione è iniziata quando alcuni agenti hanno notato un gruppo di persone nei pressi di alcuni capannoni industriali situati vicino alla frontiera. Hanno intimato l’alt ma gli individui sono scappati cercando di raggiungere il punto d’uscita della galleria. Mossa inutile conclusasi con la loro cattura. La Border Patrol ha quindi scoperto una scala rudimentale che portava in profondità, fino alla galleria scavata dai «minatori-contrabbandieri». Secondo una prima valutazione era lunga circa 300 metri e conduceva ad un quartiere di Tijuana, cittadina che fiancheggia il confine ed è la base di trafficanti d’ogni tipo.
In questo settore, insieme a quello di Nogale (Arizona), il fenomeno dei tunnel è storia «antica». Ne sono stati neutralizzati a decine: solo dal 2006 nell’area di Otay-Mesa la polizia ha individuato 13 gallerie, sempre impiegate per «spedire» partite di coca o marijuana. Costruire uno di questi passaggi – a volte piuttosto sofisticati in quanto dotati di aerazione, luce, binari per carrellini – può essere costoso, uno o due milioni di dollari. Per questo i criminali li hanno sempre riservati alla droga mentre i clandestini sono fatti passare con metodi più semplici: dentro i veicoli, con rampe che permettono di superare il muro, via mare (nell’area di San Diego).
È però possibile che a causa dei maggiori controlli lanciati dall’amministrazione Trump i «mercanti di uomini» – legati ai cartelli- abbiano deciso di ricorrere ai tunnel anche per gli immigrati. Ovviamente tutto ha un prezzo e non è da escludere che il «biglietto» da pagare ai «coyotes» sia molto più salato. Specie se i clienti sono cinesi, costretti a versare cifre alte a organizzazioni transnazionali.
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