SE NON T'AMMAZZA IL COVID, MUORI DI FAME - TRECENTOMILA ANZIANI DEVONO CHIEDERE AIUTO PER MANGIARE A CAUSA DI DIFFICOLTA' ECONOMICHE – PER LA PRIMA VOLTA, COMPLICE LA PANDEMIA, SI STIMA CHE LA SPERANZA DI VITA SIA DESTINATA AD ABBASSARSI, CON UN CALO DI ADDIRITTURA 2 ANNI NELLE PROVINCE DEL NORD ITALIA PIÙ COLPITE. ACCANTO AGLI ANZIANI SI REGISTRA UNA DRAMMATICA CONDIZIONE PURE PER I BAMBINI...
Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”
«Tante volte sono gli anziani a insegnarci il rispetto dei valori, a ricordarci le radici, a indicarci la strada della dignità, della dedizione, della generosità. Il loro esempio in questo tempo difficile è un patrimonio straordinario, che non dobbiamo e non vogliamo disperdere».
Sergio Mattarella ricorda così la Giornata Internazionale dei non più giovani. Una ricorrenza che assume un significato più profondo di fronte alla «pandemia che tiene impegnato il mondo intero e che ha fin qui colpito in misura prevalente proprio gli anziani, spezzando vite e affetti, mettendo in evidenza la fragilità della loro salute, costringendoli in molti casi all' isolamento e, dunque, a un rischio di grave emarginazione e discriminazione».
Il presidente della Repubblica pone l' accento sull' innalzamento dell' età media e il prolungamento della vita: sono trasformazioni sociali tra le più significative a livello globale. E non dimentica la grande sfida contro la fame e la povertà che «passa dalla capacità di affrontare la questione demografica con senso di umanità e spirito di cooperazione».
Pertanto «la qualità del nostro stesso modello di comunità e di sviluppo dipende anche da come sapremo garantire i diritti e i servizi ai cittadini di età più avanzata e da come sapremo integrarli nei processi sociali, incalzati da mutamenti molto veloci ma sempre bisognosi di dialogo e di solidarietà».
Belle parole. Speriamo abbiano pure un seguito. Perché i nostri anziani al momento non se la passano per niente bene. Anzi, sono fin troppi quelli che vivono in povertà: trecentomila over 65 sono costretti a chiedere aiuto per mangiare, secondo un' analisi effettuata sui dati Istat da Coldiretti. Che racconta come mai prima d' ora le condizioni di vita sono risultate così problematiche.
Tante le persone che con gli occhi gonfi di pianto e il cuore spezzato sono costrette a mettersi in fila davanti ai centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà per avere un pasto caldo. Mentre altre chiedono aiuto al telefono delle associazioni vergognandosi non poco di trovarsi per la prima volta in difficoltà. L' umiliazione è tanta per chi ha passato una vita a cercare di mandare avanti una famiglia e ora si ritrova ad elemosinare un tozzo di pane. Gli over 65 nel Belpaese sono 13,9 milioni, il 23,1% della popolazione totale.
In pratica un italiano su quattro è ultrasessantacinquenne con una crescita del 14% nel giro di appena dieci anni, quando la popolazione considerata anziani ammontava a 12,2 milioni di persone. E per la prima volta, complice la pandemia, si stima che la speranza di vita sia destinata ad abbassarsi, con un calo di addirittura 2 anni nelle province del Nord Italia più colpite.
Vero è che il Coronavirus di danni ne ha fatti tanti, ma se non si interviene per tempo a sostegno dei più deboli la situazione potrebbe persino peggiorare. Gli anziani sono un patrimonio di saggezza e di memoria, un bene prezioso di cui avere cura. Non possiamo accettare un sistema economico che consideri i nonni, e con loro i bambini e i giovani senza lavoro, come degli scarti della società.
Accanto agli anziani si registra una drammatica condizione pure per i bambini: «Sono oltre settecentomila minori di età inferiore ai 15 anni che hanno bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare con l' aggravarsi della crisi tra le famiglie. Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra, contro la quale si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in ristrettezze», racconta Coldiretti. Molte le organizzazioni coinvolte nella distribuzione di cibo; si contano sul territorio italiano circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli. Ma non bastano.
Lo Stato non può (e non deve) lasciare nelle mani delle associazioni la sopravvivenza di così tante vite umane. Dovrebbe impegnarsi in prima persona per tutti quei casi che gridano vendetta. E ritirare i vari buoni (troppi) dati a casaccio a chi non li meritava.
L' abbandono degli anziani, in casa o portati a morire nelle strutture, è la conseguenza di una società egoista e priva di buoni sentimenti. I nonni e le nonne (oggi sarebbe la loro festa) che vivono in solitudine sono gli stessi che si farebbero in quattro se figli e nipoti avessero bisogno di loro.