ridere

IL SEGRETO DELLA FELICITÀ? FAR RIDERE! - IL COMICO DAVID MAMET: “A UN PUBBLICO SI POSSONO ESTORCERE UN APPLAUSO O UNA STANDING OVATION. UNA RISATA NO. ALCUNI DEI MIEI MOMENTI PIÙ FELICI SONO STATI QUELLI IN CUI, IN FONDO ALLA SALA, HO SENTITO IL PUBBLICO SBELLICARSI PER UNA DELLE MIE BATTUTE. È UNA FELICITÀ CHE NON PUÒ ESSERE RIDOTTA DAL TEMPO, DAL GOVERNO O DAI FIGLI…”

Testo di David Mamet per “il Corriere della Sera”

 

David Mamet

Charles Schultz, il famoso depresso americano, ha scritto che la felicità è un cucciolo caldo. La sua striscia a fumetti, i Peanuts, è uscita in tutto il Paese per interi decenni. Ogni giorno l' antieroe, Charlie Brown, circondato dai suoi coprotagonisti, ribadiva la propria vaga ansia nell' affrontare le attività più normali della vita.

 

A me non ha mai fatto ridere, ed essendo a mia volta uno a cui piace far ridere, non capivo come la si potesse trovare divertente. I Peanuts per me erano l'esito pienamente realizzato di Dennis la minaccia, un fumetto immortale quanto privo di umorismo su un moccioso con la zazzera che fa o dice cose (a malapena) tollerabili come «carine».

charlie brown snoopy

 

Il comportamento di Dennis la minaccia era talmente banale da non meritare neanche l'appellativo di «pagliacciata». Le sue attività erano come una storia di famiglia raccontata da un conoscente alla lontana senza il minimo senso del tono; della serie: «Volete sentire cosa ha detto la mia nipotina...?».

 

Charlie Brown

Io sono ebreo, e sono un umorista (ma forse dicendo così mi ripeto). A ogni modo, sono ben disposto a farmi quattro risate, ma non sopporto le cose che fanno ridere solo per cortesia. Topolino non fa ridere per niente. Paperino non fa ridere. L'unica cosa che lo rende speciale è essere un papero con un difetto di pronuncia.

 

David Mamet

Mio figlio mi ha fatto notare che tutti i personaggi dei cartoni animati Warner Bros hanno un difetto di pronuncia - intuizione senz'altro più acuta di quelle che capita di avere in quattro anni di scuola di cinema. Le scuole di cinema fanno ridere. Che qualcuno paghi (o apra un mutuo per pagare) una fortuna per mandare il figlio a guardare film per 4 anni, mi fa morire dalle risate. Se insegnassi in una scuola di cinema, farei vedere alle povere vittime un cartone di Paperino e poi uno di Daffy Duck.

 

Poi, socraticamente, gli proporrei di spiegarmi, in parole povere, qual è la differenza fra i due.

La risposta cercata - che molto probabilmente emergerebbe, una volta che gli studenti si fossero tolti dalla testa il gergo tecnico - sarebbe che il secondo faceva ridere e il primo no. Nunc dimittis, direi allora. Se state girando una commedia, fate in modo che faccia ridere. «E come si capisce se fa ridere?». Se me lo chiedete vuol dire che non fa ridere, risponderei io, e adesso levatevi di torno. E loro potrebbero ribattere, come nel Profeta di Gibran: ma ci dica, se invece non stiamo scrivendo una commedia?

 

DUFFY DUCK

In quel caso, risponderei, fate in modo che non faccia ridere. Adesso sciò. La comicità mi rende felice. Come pubblico e come comico. A un pubblico si possono estorcere un applauso o una standing ovation. Una risata no. Alcuni dei miei momenti più felici sono stati quelli in cui, in fondo alla sala, ho sentito il pubblico sbellicarsi per una delle mie battute. È una felicità che non può essere ridotta dal tempo, dal governo o dai figli.

 

Anche la scoperta mi rende felice. La mia scrittura, curiosamente, mi ha quasi sempre dato una sensazione di scoperta. Questa forma di felicità mi sembra simile a quella che si prova nello scoprire il significato di un sogno. Freud ci dice che esiste il sogno manifesto - quel rutilante spettacolo che ricordiamo al risveglio - sotto il quale si nasconde il sogno latente: l'espressione di un' emozione o di un pensiero primitivo così perturbante che va coperto due volte; prima di tutto consegnandolo all' inconscio, e poi smantellandolo e riassemblandolo nelle vesti di Sogno Manifesto (ricordato). Il Sogno Manifesto è il Biglietto da Visita. Rispetto al Sogno Latente, è come un collage artistico fatto con i ritagli di una minaccia di morte. Ma si possono trovare gioia e autostima nel coraggio di ostinarsi in un compito sgradevole.

 

paperino nazista

Mi dà una grande felicità dire, dopo la lunghissima angoscia di un' odiosa prima stesura: «Ah, adesso capisco di cosa parla questo pezzo: non ci avevo capito niente. Ero abbagliato dalla mia fede nell' intelletto, e adesso capisco che (al pari del mio protagonista) sono uno scemo». Qui l' autore viene sollevato dal fardello della sua sventurata schizofrenia umana (sono un Genio, sono un Deficiente) e può godersi un attimo di tranquillità. È una felicità equivalente a quella del togliersi lo zaino dalle spalle e riposarsi dopo una tappa di una scalata massacrante.

Una forma paragonabile di felicità (spirituale) sta poi nell' ammettere l' imperfezione della nostra natura umana.

 

Possiamo farlo non solo durante la Confessione Religiosa, ma anche guardando il Coyote condotto ancora una volta alla sua sorprendente quanto inevitabile fine da quell'universalmente noto Simbolo del Fato che, da profano amante della mitologia, sono molto felice di identificare con un uccello che fa beep beep.

(traduzione di Martina Testa)

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…