LA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA CONTRO L’ABORTO È ANCHE COLPA DI BIDEN! – CLARENCE THOMAS, UNO DEI GIUDICI ULTRA-CONSERVATORI CHE HANNO AFFOSSATO IL DIRITTO ALL’ABORTO, NEL 1991 FU ACCUSATO DI MOLESTIE, MA IL SENATO A MAGGIORANZA DEMOCRATICA LO SCAGIONÒ: INDOVINATE CHI ERA IL DEBOLISSIMO CAPO DELLA COMMISSIONE CHE LO DOVEVA GIUDICARE? MA CERTO: JOE BIDEN! LA PRESUNTA VITTIMA FU DERUBRICATA A “MATTOCCHIA E UN PO’ ZOCCOLETTA”, E THOMAS NE USCÌ INDENNE…
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
clarence thomas audizioni senato 1991
Clarence Thomas è un uomo di parola: «I progressisti mi hanno rovinato la vita per 43 anni; adesso io rovinerò la loro per i prossimi 43», disse nel 1993 ai suoi assistenti.
Arrivò alla Corte Suprema nel 1991, appena 43enne per l'appunto, e i giudici supremi restano in carica a vita: da allora la sua vendetta verdiana, da Rigoletto con la toga, si è articolata attraverso un'impressionante serie di sentenze allineate con le istanze della destra americana più estrema.
clarence thomas george bush senior
Strategia repubblicana
Thomas non è un'anomalia del sistema, è il frutto di una strategia lucidissima di interessi precisi: una proposta politica che indicasse nel 1787 il modello di Paese sarebbe improponibile in parlamento, ma non nel sistema giudiziario.
joe biden caso clarence thomas anita hill
Allora è stata formata dal partito repubblicano una generazione di giudici-attivisti (ottimamente finanziata dall'opaca Federalist Society) decisi per statuto a riportare la Costituzione americana a quello che la destra vede essere il suo spirito originario, scevro cioè della maggior parte dei diritti che nei secoli successivi si sono aggiunti al nucleo di quelli del 1787 (in origine la Costituzione prevedeva, tra le altre cose, che votassero solo i proprietari terrieri maschi, che le donne stessero a casa e i neri in catene; niente Stato sociale, etc).
Thomas, «originalista», offre al partito garanzie assolute non soltanto in materia politica ma anche temperamentale: la sua sete di vendetta nei confronti dei progressisti che cercarono - goffamente, e invano - di affondarne la storica nomina alla Corte Suprema lo anima dal 1991.
Il pegno di Bush (padre)
George Bush padre, moderato nordista trapiantato in Texas, pagò pegno alla base più ideologizzata che gli aveva garantito l'elezione nel 1988, terzo mandato repubblicano dopo i due, storici, di Ronald Reagan.
Andava in pensione un'icona dei diritti civili, il giudice Thurgood Marshall protagonista dell'affrancamento degli afroamericani dalla segregazione razziale degli Stati del Sud, e Bush padre (che aveva già mandato alla Corte Suprema un moderato del nordest in sintonia con le sue idee e anche il suo stile, il centrista David Souter) decise di sostituirlo con un uomo che con Marshall aveva in comune soltanto il colore della pelle: Thomas.
Umilissime origini, un'istruzione di lusso ottenuta grazie alle corsie preferenziali per le minoranze (corsie che dal 1991 cerca appena può di chiudere), funzionario ministeriale reaganiano, giudice federale per soli 18 mesi finché non viene scelto per la Corte Suprema.
Il 43enne non appare agli analisti come un genio della giurisprudenza ma le audizioni davanti al Senato (a maggioranza democratica: la Storia ha un crudele senso dello humour) cominciano sotto discreti auspici finché una professoressa universitaria che aveva lavorato per lui lo accusa di averla ripetutamente molestata e bersagliata con battute grevi.
il giuramento di clarence thomas
Le audizioni senatoriali diventano un circo e la professoressa Hill da testimone finisce imputata, l'impressione generale dei senatori (tutti maschi, bianchi) che la interrogano senza pietà è che si tratti dell'intemerata di un'ex amante assetata di vendetta (non è vero).
joe biden audizioni di clarence thomas nel 1991
«È un linciaggio», grida Thomas, probabilmente la mossa vincente perché evoca linciaggi (non mediatici, veri) sui quali l'America bianca aveva allora come adesso molto da farsi perdonare.
Alcuni democratici (pochi, ma bastano) decidono che votare contro un nero pare brutto, e così anche grazie alla clamorosa debolezza del capo-commissione democratico, il senatore del Delaware Joe Biden (qui il crudele sense of humour della Storia ha fatto il bis), Hill viene derubricata a «un po' mattocchia e un po' zoccoletta» secondo un sicario giornalistico dei repubblicani poi pentito, David Brock. Thomas esce ammaccato ma vivo dalla commissione, il Senato al completo vota, e la nomina passa di pochissimo, 52 a 48, grazie all'aiuto democratico.
La moglie trumpiana
Da allora Thomas si scatena, duettando con la moglie Ginni, attivista e organizzatrice non pentita del fallito golpe del 6 gennaio 2021. Ora la sinistra democratica ne invoca l'impeachment della Camera ma è pura follia immaginare che due terzi dei senatori lo caccino dalla Corte. E Thomas continua così la lunga marcia dei suoi 43 anni di vendetta, «tremenda vendetta, di quest' anima è solo desio, di punirti già l'ora s' affretta», una sentenza dopo l'altra, con l'America del 1787 nel cuore.
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