
MEJO DEGLI ABORRIGENI DI ALESSANDRO GIULI CI SONO SOLO I “POSTUMANI, NATURALISOCIALI” DI DONNA HARAWAY – LA PENSATRICE AMERICANA, FEMMINISTA STATUNITENSE E TEORICA DELL’IBRIDAZIONE, È STATA PREMIATA CON IL LEONE D’ORO ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA. E ABBONDA CON LE SUPERCAZZOLE - MA L'INTEMERATA PRO-GENDER NON PIACERÀ AL GOVERNO DI GIORGIA MELONI CHE HA RESO LA MATERNITÀ SURROGATA UN REATO UNIVERSALE: “L’UMANITÀ CONTA GIÀ UN NUMERO SIGNIFICATIVO DI ESSERI INTERSESSUALI. ASSICURARE LA FECONDAZIONE E LA PROSSIMA GENERAZIONE DI BAMBINI UMANI NON DIPENDE DA UN BINARIO DI SESSI. IL MODELLO? LE MEDUSE. L’OCCIDENTE PROMUOVE LE NASCITE, MA…”
Estratto dell'articolo di Pierluigi Panza per "La Lettura - Corriere della Sera"
«Siamo postumani; siamo composti. Non siamo homo ; siamo humus . Ci inabissiamo l’uno nell’altro in un caotico, stravagante fluido». Questo futuro di superamento dell’Antropocene o del Capitalocene è quanto delinea Donna Haraway (1944), la pensatrice americana femminista e teorica dell’ibridazione premiata con il Leone d’oro alla Biennale di Architettura curata da Carlo Ratti.
Per riassumere la sua filosofia ci vorrebbe un’enciclopedia, ma c’è una scorciatoia: prendete Trump e pensate l’esatto contrario. «Il mio pensiero e quello di questa Biennale — racconta a “la Lettura” — affrontano il tema della resistenza per la prosperità terrena». Intelligens , titolo della Biennale 2025 dedicata alle tre intelligenze (naturale, artificiale, collettiva), «tira una rete di fili collaborativi: che i ragni ci aiutino a intrappolare e avvolgere saldamente in fibre di seta tutti coloro che oggi minacciano il mondo» (elementare individuare chi sono). Vivere oltre Antropocene e Capitalocene (l’età del capitalismo) significa anzitutto andare oltre il genere, «concetto superato», e oltre i «contesti socio-ecologici e storici che distruggono luoghi e tempi di rifugio per le altre creature». L’estinzione non è una metafora: «Siamo al collasso del sistema».
Il nuovo periodo in cui entra l’umanità è il Chthulucene, dal titolo del suo libro più celebre Staying with the Trouble: Making kin in the Chthulucene («Rimanere con il problema: creare parentela nello Chthulucene»). «Chthulucene è una parola semplice — afferma lei —. È un composto di due radici greche ( khthôn e kainos ) che indicano un luogo temporale in cui imparare a convivere con la fatica di vivere e morire in modo responsabile su una Terra danneggiata.
Kainos significa ora, un tempo di continuità, di freschezza. Gli esseri ctoni sono esseri della Terra, antichi e moderni, pieni di tentacoli, antenne, dita, code a frusta: si divertono nell’ humus di creature multiple, ma hanno poca pazienza con gli esseri antropomorfi che scrutano il cielo». Superate le millenarie distinzioni binarie e di genere, si scopre nel Chthulucene un «mondo di sessi stravaganti, desideri e modi di creare le generazioni future». La nostra specie è ancora conservatrice, «ma persino gli umani sono meno binari di quanto si creda».
Il genere non è una costruzione intellettuale? «Il genere è un funzionamento sociale degli apparati corporei di sessi, sessualità, desideri», spiega. Un funzionamento naturalesociale ( una parola sola ) «non è una costruzione intellettuale astratta. In senso stretto, l’umanità conta già un numero significativo di esseri intersessuali. La maggior parte delle persone sperimenta corpi naturalisociali che non si inseriscono in una categoria o nell’altra. Assicurare la fecondazione e la prossima generazione di bambini umani non dipende da un binario di sessi. La tecnologia aumenta le possibilità post binarie. Conosco giovani che trovano la differenza binaria quasi inconcepibile».
Questa condizione umana è descritta con la metafora della medusa: «La medusa è una figura mitologica, è un organismo non simmetrico e non binario. Io sono interessata al modo in cui si interconnettono questi corpi tentacolari. La medusa è una figura di connessioni dinamiche», dice tirando fuori il puppet di una medusa. «Noi diventiamo come meduse in cui naturale, umano e artificiale non sono separabili nei nostri corpi».
Questa incorporazione dell’umano e del tecnologico è la tesi del suo Manifesto cyborg del 1985 (che le valse l’American Book Award): «Dopo la Seconda guerra mondiale non si è potuto sfuggire al digitale per medicina, finanza, architettura... Ma il cyborg non è un robot, è interconnessione tra organismi». […]
«L’Occidente promuove le nascite, ma siamo già in tanti! Bisogna fare in modo che la popolazione giovane si sviluppi in maniera interconnessa. Invece, si vogliono sfruttare i giovani per scopi capitalistici e il Pronatalism è un modo di essere contro i giovani. Make kin, not population significa fate nuove parentele, non popolazioni . Il kin è qualcosa di non genealogico, un’innovativa forma di relazione: make kin and not babies ».
Che fine faranno le città ? Come si svilupperanno? «Potrei prendere spunto dal futuro prossimo narrato da Kim Stanley Robinson, l’inondazione di New York City indotta dalla distruzione del clima, in New York 2140 », risponde. «Le città del futuro devono essere piene di energia come quelle della Nigeria. Noi vediamo lì povertà e guerre, invece dobbiamo cogliere l’energia di queste popolazioni!
Una delle mie scrittrici preferite è Nnedi Okorafor, che scrive fantasy e descrive il mondo dei teenager nigeriani in cui il market è il luogo della complessità, degli scambi e delle aperture. Il capitale e il militarismo globale sono il blocco, l’elefante nella stanza che ostacola questo sviluppo. Ci sono città come Amsterdam dove tutti vivono insieme senza povertà.
Solo che il capitalismo non sta investendo per essere ecologico e collaborativo.
[…] I bitcoin e l’IA succhiano energia, il costo energetico delle criptovalute è enorme e opprime lo sviluppo di città ecologiche».
[…] dire che sono allarmata dal regime fascista trumpista è un eufemismo, così come dalla rinascita dell’estrema destra in molti Paesi del mondo. Ho paura della forma fascista del capitale».
Da qui il sostegno alle azioni di lotta per proteggere il pianeta. «Non ho relazione con movimenti come Solarpunk o Ultima Generazione. Voglio azioni pubbliche che non deturpino e mettano in atto modi creativi per coltivare e costruire culture naturali più vivibili. Vanno bene i manifestanti che mascherano sé stessi con la vernice o si chiudono a chiave in qualche struttura, che praticano una disobbedienza civile ponderata. Abbiamo già abbastanza distruzioni […]».