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TURISTI, SCIO’! IL SINDACO DI BARCELLONA, ADA COLAU, DECIDE CHE I NUOVI HOTEL DOVRANNO ESSERE COSTRUITI IN PERIFERIA - I RESIDENTI NE HANNO PIENE LE PALLE DI SCIROPPARSI 30 MILIONI DI VISITATORI OGNI ANNO, MEGLIO SBATTERLI FUORI DAL CENTRO STORICO

Francesco Olivo per “la Stampa”

 

ADA COLAUADA COLAU

Per non morire di turismo Barcellona ferma gli alberghi nel centro. Per la prima volta in Europa una città confina per legge in periferia la costruzione dei nuovi hotel. La lotta al turismo di massa che snatura i centri storici e «altera la convivenza urbana» trova in Catalogna una risposta radicale. Parallelamente alla battaglia contro l'abusivismo, multe salate ad Airbnb e creazione di un portale per denunciare i casi di irregolarità abitativa, arriva un intervento deciso sul mercato immobiliare.

 

Nessuno aveva osato tanto, molte città europee hanno cominciato da qualche anno a regolamentare la giungla di affitti esplosa sull'onda della sharing economy, ma mai si era arrivati a mettere un freno preventivo alle nuove costruzioni. Il turismo a Barcellona avanza senza sosta: lo scorso anno sono stati 30 milioni i turisti che hanno visitato la città (gli abitanti sono 1,6 milioni). Tanti soldi certo, ma anche una situazione poco governata.

 

gaudi a barcellonagaudi a barcellona

Quello votato venerdì scorso dal Comune guidato dalla ex leader del movimento antisfratto Ada Colau, alleata di Podemos, è un provvedimento drastico. La cosiddetta «decrescita alberghiera» si basa su una mappa, con la capitale catalana divisa in quattro zone: in quella centrale non solo sarà proibito costruire nuovi alberghi, ma non sarà nemmeno permesso ampliare o rimpiazzare alberghi chiusi con nuove strutture.

 

Nell'area semicentrale, invece, nuovi hotel potranno sorgere solo per rimpiazzarne altri chiusi. Via libera nelle periferie (due zone) sempre con la condizione di non pregiudicare gli appartamenti ad uso abitativo. Ada Colau, che ha vinto le elezioni grazie ai voti delle zone più colpite dalle masse turistiche, porta a casa un successo.

 

barcellonabarcellona

Il fantasma che assilla l'ex leader no global è italiano: «Non vogliamo fare la fine di Venezia - ha ripetuto spesso - dove gli abitanti sono costretti ad abbandonare il centro». Basta fare due passi per la Rambla e le sue traverse per rendersi conto che l' allarme è giustificato. Le cifre confermano il fenomeno: in dieci anni l'11 per cento degli abitanti ha lasciato il centro. L' 87% di quelli che scappano dichiara che il turismo è la prima causa della fuga. Se il problema non può essere negato, la ricetta divide la città.

 

Commercianti, politici, esperti di vario genere e, ovviamente, albergatori, hanno firmato un manifesto critico con il piano Colau: Barcellona, infatti, è stato un modello di crescita studiato nel mondo, proprio grazie al turismo e ora «il radicalismo di questa amministrazione costringerà gli investitori ad andarsene da un' altra parte».

BARCELLONA BARCELLONA

 

Le conseguenze vere e proprie si vedranno a partire dal 2019, ma i segnali già arrivano: prima ancora che il Comune votasse il provvedimento restrittivo, due grandi catene internazionali, Hyatt e Four Seasons, hanno stracciato i progetti già avviati. «I fondi internazionali lavorano così - spiega un analista spagnolo - se trovano difficoltà in un investimento da una parte, in cinque minuti spostano i soldi da un' altra parte. Niente albergo a Barcellona? Ne costruiscono uno a Singapore».

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