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NELLA SOCIETÀ MODERNA CORRONO TUTTI, MA ‘NDO VANNO? – PADRE LEONARDO SAPIENZA, REGGENTE DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA: “L’INDIVIDUO CHE CAMMINA SCEGLIE DI PERDERE TEMPO, ALMENO PER UN CERTO PERIODO DI TEMPO. DIVENTA, IN UN CERTO SENSO, UN RIVOLUZIONARIO CHE VUOLE RIPRENDERE IN MANO LA SUA VITA; PRENDERE LE DISTANZE DAI SUOI PROBLEMI PERSONALI E RITROVARE IL RITMO DEL MONDO...”

Estratto dell’articolo di Alberto Fraja per “Libero quotidiano”

 

Leonardo Sapienza

[…] Camminare è anche il gusto della ricerca e dell’attesa, è il modo migliore per tendere il proprio respiro verso l’infinito, i grandi orizzonti, il trascendente. «La vita inizia dove finisce il divano», dice Veronica Benini. E non solo per mere questioni di buona salute.

 

Al camminare come ricerca, pellegrinaggio, mistico iter hierosolymitanum, ricerca di qualcosa che trascenda l’io, padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dedica un agile saggio dall’eloquente titolo calembour Camminando si impara a camminare (La Ricerca Editrice, 133 pagine).

 

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Nel volumetto, Sapienza concentra una raccolta di scritti, aforismi e riflessioni sul cammino come argine alla fretta e come riflessione sul carattere polisemantico del verbo. Tredici titoli che tracciano un cammino di ricerca, di scoperta, di consapevolezza, di rinnovato impegno e di ritrovata speranza. […]

 

«L’individuo che cammina sceglie di perdere tempo, almeno per un certo periodo di tempo - scrive l’autore -. Diventa, in un certo senso, un rivoluzionario che vuole riprendere in mano la sua vita; prendere le distanze dai suoi problemi personali e ritrovare il ritmo del mondo». Camminare aiuta a riflettere, continua Sapienza. Ha ragione Le Breton: «Andare a piedi cambia la percezione di sé e del mondo. Cammini. E poiché cammini, sei una persona diversa».

 

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La società in cui siamo immersi ci costringe a vivere correndo. Si va sempre di corsa, affannosamente inseguendo non si sa bene cosa. Ci spendiamo agitati per far fronte alla montagna di impegni di cui ci siamo caricati. Un’occhiata all’agenda, un’altra all’orologio, per non dimenticare nulla.[…]

 

L’anima vive di pause. Dove non c’è pausa non c’è ordine, non c’ è pace, non c’è uomo. Di qui l’invito di padre Sapienza a comprendere tutta la saggezza di chi invita a fare l’esperienza del camminare, «intesa non tanto come una tecnica anti stress (e già sarebbe tanto, ndr), quanto piuttosto come igiene dell’anima». Il vivere affannoso ci impedisce di accorgerci che la vita è ciò che accade mentre ci occupiamo di altro. Siamo distratti. Di qui l’invito racchiuso in questa piccola ma preziosissima antologia: fermiamoci. […] Fermate il mondo, questo mondo di matti: voglio scendere e farmela a piedi. Solo con me stesso.

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