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AMERICA, NON ESSERE CATTIVA CON CALIGARI - MASTANDREA PORTA IL FILM DELL'AMICO REGISTA NEGLI USA. DOPO L’ESCLUSIONE DAI GOLDEN GLOBE, LA CORSA ALL’OSCAR SI FA COMPLICATA. MA AL PUBBLICO IL FILM È PIACIUTO: SEMBRA DI SCORGERE IL PRIMO SCORSESE...

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Malcom Pagani per il “Fatto Quotidiano”

 

Se solo Claudio avesse potuto vedere fino in fondo, avrebbe visto una storia d' amore. Se solo il signor Caligari avesse potuto parlare con gli avari signori del Golden Globe avrebbe detto solo: "Non avete capito niente". Se solo Caligari Claudio da Arona avesse rimandato l' appuntamento con l' addio di qualche mese, sarebbe stato a New York, con Cesare, Vittorio, Linda, il lungo, il corto, il brutto, il grasso e il più buono di tutti, un ragazzo che nel film, tra le case basse di Ostia e la sabbia nera del litorale romano non appare:

 

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"Non lo guardà il mare che poi te vengono i pensieri", ma ancora oggi nuotando nei ricordi si domanda "tutti i giorni il perché non ci abbia recitato". Aveva altro da fare, Valerio Mastandrea, 43 anni in missione per conto e in vece di un fratello maggiore che faceva il regista, è morto a 67 anni e nel trentennio precedente, nonostante cassetti pieni di copioni, di film ne aveva fatti solo due.
 

Il terzo, l' ultimo, passato fuori concorso a Venezia e poi scelto contro ogni aspettativa per rappresentare l' Italia nella corsa agli Oscar, si intitola Non essere cattivo e come dice Mastandrea, la persona che più di ogni altra l' ha seguito, accudito e fatto nascere dimenticando di distinguere il giorno dalla notte, bussando ai produttori, chiedendo pochi soldi e tanta attenzione senza vergognarsi mai, ha una genesi ed un epilogo che sembrano tratti direttamente "Dagli Anni 50".

 

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Un' epoca in cui per partire, non essere sicuri di tornare e conservare felici il senso dell' avventura bastava una stretta di mano.
 

Un' epoca in cui l' amicizia contava qualcosa e Claudio Caligari, bambino, studiava Rossellini senza sapere che la massima di Don Pietro: "Non è difficile morire bene, difficile è vivere bene" sarebbe stata anche il suo manifesto esistenziale. Caligari stava molto male, ma se ne è andato felice. Fregando la sorte, smentendo i medici che mesi prima di iniziare l' ultima opera di una parabola cruda e straordinaria gli avevano concesso un orizzonte di qualche settimana appena.
 

I miracoli, anche per un bestemmiatore di contrabbando, esistono. I miracoli, anche per un uomo che alla resa dei conti opponeva l' ironia: "Se c' è un aldilà sono fottuto" diventano apparizioni, visioni e applausi fuori tempo massimo alla Florence Gould Hall di New York dove Mastandrea, con il maglione bordeaux e i rossori del pudore: "È strano come una parola così priva di ambiguità non abbia un corrispettivo inglese che ne restituisca il senso" mostra il film a una sala rapita a cui sembra di scorgere il primo Scorsese.

 

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Un pubblico emozionato che coglie le sfumature: il tragico, il comico, la disperazione, la sconfitta, ma anche la speranza di chi "Pè campà la vita", provare a guardare oltre le storie che non prevedono eroi né eroismi è costretto a giocare a dadi con dio, a truccare le carte, a lavorare - persino - quando la sola parola, con i nuovi emuli di Sergio Citti appoggiati a una giornata indolente trascorsa senza obiettivi al sole di un bar di frontiera vale un lazzo: "Ma che è? N' epidemia de lavoro?".

 

Non a caso, la battuta è tra le preferite di Mastandrea, qui a New York con uno dei fondamentali complici dell' avventura di Non essere cattivo, l' ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco per trovare un distributore americano, prolungare il sogno di Caligari, provare a far entrare i sottoproletari a corte, il film nella cinquina degli Oscar, da discepolo convinto di un maestro che quando ti azzardavi a chiamarlo così rispondeva semplicemente: "Maestro? Maestro un cazzo". Non è andata, ma il tentativo vale comunque un brindisi, un applauso, un inchino, un po' di meritata ammirazione.
 

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Camminando a tarda sera per Brooklyn, Mastandrea non ha nessuna voglia di essere cattivo. Il realismo è deprimente. Il realismo non serve a niente. Se c' è una cosa che quest' avventura donchisciottesca, questo Lost in la Mancha in bilico tra i film di Terry Gilliam e Pasolini gli ha insegnato è non recintare preventivamente i sogni.
 

Del filo spinato, presto o tardi, si occupano gli altri. Arrivare all' Oscar dopo l' esclusione dai Golden ora è difficile, quasi impossibile, ma il film che non c' era adesso c' è e- giura Mastandrea, non sarà l' unico. I progetti di Caligari. Le sceneggiature dimenticate.

 

Le aspirazioni tradite. "Storie bellissime, con titoli evocativi. Senta questo: Anni rapaci, non è fantastico?". Lo è. Caligari ha lavorato in condizioni estreme. Con il dubbio di avanzare nel buio, sentire l' odore della notte, arrivare al ciak conclusivo: "Perché non voleva essere ricordato per un lavoro sciatto o peggio senz' anima". L' anima c' è e non ha bisogno di statuette e di retorica.

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Caligari non l' avrebbe perdonata e Mastandrea se ne è tenuto lontano: "Guardate il film senza pensare ad altro" ha chiesto, maledendosi poi per essersi scoperto e aver mostrato sentimento in un' asciuttezza di fondo, un rigore, un modo di essere senza apparire che francamente, commuove.

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