“PUTIN PENSAVA DI VINCERE IN 3 GIORNI” - UN SOLDATO RUSSO HA RIVELATO QUALI ERANO I PIANI DELLO ZAR BOMBAROLO, CHE SPERAVA IN UNA GUERRA LAMPO. CE N’ERAVAMO ACCORTI DALL’INCREDIBILE EDITORIALE CHE CELEBRAVA LA VITTORIA DI MOSCA, PUBBLICATO PER ERRORE DAI MEDIA STATALI RUSSI - GRAMELLINI: “L’ARTICOLO HA IL MERITO DI TOGLIERE LA MASCHERA A PUTIN E, SI SPERA, LE FETTE DI SALAME DAGLI OCCHI DI QUALCHE RELATIVISTA DI CASA NOSTRA. LA BANALE REALTÀ È CHE PUTIN HA DECISO DI PAPPARSI L'UCRAINA, NON PERCHÉ L'OCCIDENTE ERA TROPPO OSTILE, MA PERCHÉ LUI HA AVUTO L'IMPRESSIONE CHE NON LO FOSSE ABBASTANZA…”
1 - A CARTE SCOPERTE
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
L'Articolo della Vittoria, apparso per errore sui siti statali russi con un anticipo financo eccessivo rispetto alla realtà, ha il merito di togliere la maschera a Putin e, si spera, le fette di salame dagli occhi di qualche relativista di casa nostra.
Vi si legge che l'Ucraina è tornata alla Grande Madre Russia perché America ed Europa non hanno avuto la forza di trattenerla nella loro sfera di influenza e che questa guerra sancisce la fine del dominio occidentale sul mondo.
UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV
Ma come? Qui qualcuno ci aveva spiegato che il conflitto era stato propiziato dall'arroganza miope dell'Occidente e che per evitarlo sarebbe bastato far arretrare la Nato, meglio ancora dissolverla in uno sbadiglio.
Il fatto che fossero stati proprio i Paesi dell'ex Patto di Varsavia a volersi mettere sotto l'ombrello atlantico era evidentemente il frutto di un'ipnosi collettiva. Da una simile ricostruzione Putin ne usciva come un attaccabrighe, certo. Ma un attaccabrighe che si era limitato a reagire a una provocazione.
UCRAINA - UN SOLDATO UCRAINO ALLA FINESTRA
Questo perenne tormentarsi dell'Occidente con i sensi di colpa va persino a suo onore. Però la ricerca ostinata delle cause ultime spetta agli storici. Esercitata dai contemporanei, assomiglia a un alibi per giustificare la resa alle ragioni del bullo di turno.
La banale realtà è quella illustrata dall'articolo uscito precocemente sui siti russi. Putin ha deciso di papparsi l'Ucraina, e non perché l'Occidente era troppo ostile, ma perché lui ha avuto l'impressione che non lo fosse abbastanza.
UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV
2 - SOLDATO RUSSO CATTURATO, PUTIN PENSAVA VINCERE IN 3 GIORNI
(ANSA) - "Putin pensava di prendere l'Ucraina in tre giorni. Le scorte di viveri che ha distribuito ai suoi soldati quando li ha inviati a combattere" bastavano per quel lasso di tempo. "Per ordine della massima dirigenza della Federazione russa", inoltre, i militari "sono stati privati ;;di cellulari e documenti". Lo afferma in un video pubblicato su Telegram dal Servizio di sicurezza di Kiev un militare russo catturato. Il soldato compare seduto, con le mani legate dietro la schiena e con una benda vistosamente insanguinata intorno alla fronte.
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3 - LA REALTÀ PARALLELA PER MOSCA LA GUERRA È GIÀ STATA VINTA
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
«Se i russi vogliono la guerra? Chiedetelo al silenzio/sopra la distesa di terra e campi e di betulle e pioppi/Chiedetelo a quei soldati che stanno sotto le betulle/E lasciate che siano i loro figli a dirvi se i russi vogliono la guerra».
Alla fine della lezione di educazione civica dedicata all'invasione dell'Ucraina, ma è proibito usare questa definizione, i maestri delle scuole elementari e medie di tutta la nazione sono invitati a fare leggere agli alunni la celebre poesia di Evgenij Evtushenko, scritta nel 1961, al culmine della Guerra fredda con gli Usa.
Nel materiale didattico inviato ai docenti di ogni ordine e grado, comprensivo di un questionario che suggerisce quali risposte dare a eventuali domande, quel che sta accadendo deve essere raccontato come «una speciale operazione di pace». «A noi non piacciono i conflitti, ma cedere alle provocazioni non è nel nostro stile. La Russia però è sempre presente quando bisogna proteggere il nostro popolo e i suoi interessi...».
L'altra realtà
Alla fine, è sempre una questione di prospettiva. Oppure di quella giusta distanza così difficile da raggiungere tra le nostre aspettative e la realtà. Tendiamo a mettere in rilievo quello che più ci consola, come i timidi segnali di inquietudine della società russa. C'è sempre il rischio di scordarsi il resto, di raccontare le gocce e non il mare che le contiene.
«Come possiamo non vincere, con gli ucraini che schierano battaglioni formati da soldati gay?». La conduttrice del più importante telegiornale governativo ammicca verso la telecamera. La parola utilizzata è più dispregiativa di quella che abbiamo utilizzato noi.
La propaganda
L'informazione che entra nelle case di 146 milioni di persone è questa. Non i media indipendenti, ai quali ci abbeveriamo in cerca di notizie vere. Non la radio Eco di Mosca e la televisione Dozhd , che ieri sera sono state chiuse con un decreto di due righe, trasmissioni interrotte, al massimo ci si rivede su YouTube.
È questa, che definisce «subumano» il nemico e lo accusa di crocifiggere i bambini russi. La propaganda che si trasmette con una semplice circolare del ministero dell'Istruzione raggiunge milioni di adolescenti sui banchi di scuola. «Per una corretta conoscenza dei recenti avvenimenti» è il titolo sul frontespizio del documento, rivelato da un canale indipendente già bollato come «agente straniero».
C'è una disparità di forze evidente, anche numerica, tra il mondo governato da Vladimir Putin e quelli che vengono percepiti come «i buoni». L'agenzia di Stato per i sondaggi fa sapere che due russi su tre sono favorevoli all'invasione. Potrebbe essere il cento per cento, oppure duecento, chi può controllare davvero?
Allora, si cercano le poche voci che osano il dissenso. Leonid Parfjonov, noto documentarista, conduttore di un programma che va in onda sulla rete NTV , è convinto che alla fine il suo Paese perderà anche in caso di vittoria. «Non è una guerra per il futuro, ma per un passato imperiale del quale al nostro popolo non importa più nulla. La nostalgia dell'Unione Sovietica non è un sentimento collettivo, vive solo nella testa della persona che ci comanda».
Quella dell'uomo che sogna il ritorno della Grande Madre Russia, come appare chiaro dal discorso della vittoria, l'articolo scritto da un suo editorialista di fiducia e pubblicato per sbaglio alle otto di mattina in punto del 26 febbraio, quando qualcuno pensava che la guerra potesse durare due giorni appena.
L'errore
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A quell'ora sulla RIA Novosti , l'agenzia di stampa statale, è apparso un testo che sembra il riassunto delle personali interpretazioni della storia fatte dal presidente russo in queste ultime settimane. «L'Ucraina è tornata in Russia, l'epoca della diaspora del mondo russo sta volgendo al termine. Stiamo ricreando la nostra storica unità: la tragedia del 1991, questa terribile catastrofe della nostra storia, è stata finalmente superata.
Grazie a noi tutti hanno capito che ormai l'epoca della dominazione globale dell'Occidente è finita». Chissà se erano d'accordo con questa tesi, i moscoviti che ieri pomeriggio ai tornelli della metropolitana hanno affrontato code che non si vedevano dai tempi dell'Urss. E non era colpa di un guasto.
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Apple Pay e Google Pay hanno smesso di funzionare all'improvviso, e nelle metropoli russe il contante è ormai una usanza perduta. «Stiamo tornando all'età della pietra» imprecava un professore che stava perdendo il treno per la periferia. Anche ieri la prova del bancomat, per prelevare importi modesti, ha dato esito negativo per sei volte consecutive.
C'era qualche coda ai distributori automatici, documentata in abbondanza dai media di tutto il mondo. Ma l'assalto ai forni o le scene di isteria collettiva al momento esistono solo nella mente di chi le vuole vedere. Una volta saliti sulla metro, abbiamo invece assistito alla scena di un signore insultato e deriso da un gruppo di ragazzi perché sul cappotto esibiva una coccarda con i colori della bandiera ucraina.
Le divisioni interne
Andrej Kurajev, religioso, teologo, protodiacono e oppositore dell'attuale patriarca Kirill, che considera troppo vicino al potere, teme che l'eredità di questa storia, comunque vada, sarà l'odio. «C'è un livello di disprezzo reciproco tra la società "patriota" e la minoranza liberal-progressiva che non promette nulla di buono per il nostro futuro».
Le parole del regista premio Oscar Nikita Mikhalkov sembrano fatte apposta per dargli ragione. «Ai pacifisti russi che ora piangono, chiedo: dove eravate quando il nostro popolo veniva perseguitato nel Donbass? Vi svegliate solo oggi perché avete paura delle sanzioni, perché i vostri figli studiano in Occidente. Andate via, emigrate, andate dove spendete i soldi che vi paga quello Stato russo che tanto disprezzate».
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La sua intervista ha fatto già quattro milioni di visualizzazioni. Alle otto di sera sulla Nikolskaya, la via turistica che conduce alla piazza Rossa, alcuni giovani chiedono le offerte ai passanti porgendo loro delle colombe bianche da accarezzare e tenere in mano. «Ma la pace non c'entra nulla», tengono a precisare.
Google Maps Ucrainamissili e bombe su kharkiv. colonna di carri armati russi alle porte di kiev colonna di carri armati russi alle porte di kiev 2i colloqui tra le delegazioni di kiev e mosca diplomatici all onu con la bandiera ucrainaguerra in ucraina 1missile sul palazzo del governo di kharkiv 8