alessandro preziosi

“SONO STATO DEFINITO UN "PIACIONE", MA IO NON SONO UN SEDUTTORE” – ALESSANDRO PREZIOSI MEMORIES: “I MIEI MI VOLEVANO AVVOCATO, MA IO A 16 ANNI ERO BRAVO A FARE LE IMITAZIONI. MI SONO LAUREATO E POI SONO ANDATO A MILANO. LA MIA FAMIGLIA MI STAVA STRETTA. MIA MADRE, ANCHE LEI AVVOCATO, FU DRASTICA: ‘VUOI FARE L' ATTORE? QUELLA È LA PORTA’. POI I MIEI FURONO I PRIMI SPETTATORI” – IL RICORDO DRAMMATICO DEL TERREMOTO IN IRPINIA: “AVEVO 7 ANNI E STAVO GIOCANDO CON UN AMICO QUANDO…” - VIDEO

 

Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

 

alessandro preziosi 1

Non voleva fare l' attore, ma il giornalista. Non voleva fare l' avvocato, però ha preso la laurea a pieni voti in Giurisprudenza. «La mia carriera scolastica al liceo è stata un vero disastro - racconta Alessandro Preziosi -. Quasi ogni anno venivo rimandato in qualche materia e, di conseguenza, venivo severamente punito dai miei».

 

Per esempio?

«La punizione più dura: mentre ero costretto a fare le ripetizioni per sostenere poi l' esame a settembre, non potevo uscire di casa. Ma io trasgredivo...».

 

In che modo?

«Le lezioni ovviamente avvenivano d' estate quando tutta la nostra famiglia si trasferiva a Capri. Ve lo immaginate un ragazzetto che, in quel meraviglioso luogo di vacanza, se ne sta chiuso senza poter andare con gli amici a divertirsi? Ebbene: io, nottetempo, mi calavo dalla finestra della mia camera. Però una sera, chi ti incontro per strada? Papà e mamma. Un disastro».

alessandro preziosi 2

 

Punizione ancora più pesante?

«Ovvio. Tuttavia, ora che sono padre, capisco i miei genitori, perché ne combinavo di tutti i colori e, devo aggiungere, che in certi casi ero pure molto sfortunato. Quella unica volta che presi di nascosto la macchina di mia madre, durante il tragitto si ruppe il cambio: l' auto si bloccò davanti alla staccionata di un parco. Io tornai a casa in punta di piedi, senza avere il coraggio di riferire subito quanto era accaduto e, quando mia madre andò a cercare l' auto in garage, le dissi sommessamente: devi andartela a riprendere in quel posto.

 

alessandro preziosi

Altro putiferio. Ma non basta. Un' altra volta ho sottratto, sempre senza consenso, il motorino a mio fratello maggiore. Lo parcheggio nel luogo dove ero diretto e, quando torno, non lo trovo più: l' avevano rubato. Una sfiga perenne».

 

Perché si è laureato in Legge se non voleva fare l' avvocato? E perché ha frequentato l' Accademia dei Filodrammatici di Milano se non voleva fare l' attore?

«Discendo da una stirpe di avvocati, sin da bambino ho mangiato "pane e diritto". Dunque era inevitabile che i miei volessero che continuassi la stirpe: li ho accontentati, ho fatto il mio dovere e, stavolta, anche con ottimi risultati, prendendo 110 e lode. Ma sono andato a Milano perché volevo andarmene via da casa: pur amandola molto, la famiglia mi stava stretta. Lessi per caso sul Corriere della Sera , quotidiano che non mancava mai sulla scrivania di mio padre, dei provini aperti ai Filodrammatici: mi iscrissi, superai la prova e venni preso».

alessandro preziosi

 

I genitori contenti?

«Mia madre, anche lei avvocato, fu drastica: "Vuoi fare l' attore? Quella è la porta. Se oltrepassi la soglia, non torni più indietro". Però poi, sia lei, sia mio padre, furono i miei primi spettatori. Ricordo il monologo con cui debuttai in un teatrino-off milanese: la prima cosa che vidi, appena si aprì il sipario, furono le scarpe di papà seduto in prima fila.

 

Non solo sono stati spettatori assidui, pure commentatori delle mie performance: se nella recitazione qualcosa non li convinceva, me lo dicevano chiaro e tondo. Le loro osservazioni critiche mi sono sempre servite per migliorarmi e, a volte, mi chiedo: ma non è che ho intrapreso questo mestiere per dimostrare proprio ai miei che ero capace di fare altro, oltre all' uomo di legge?».

 

alessandro preziosi foto di bacco (2)

In altri termini, non una vera e propria passione per il palcoscenico.

«In verità, posso dire di aver iniziato facendo l' imitatore. Avrò avuto 16-17 anni e, nelle sere in cui scappavo di casa, mi divertivo nei piano bar a rifare il verso a personaggi famosi: ero bravissimo a imitare Mike Bongiorno, Massimo Troisi, Fantozzi, Carlo Verdone... La passione per il palcoscenico è arrivata in seguito e la devo al regista Antonio Calenda, quando mi affidò il ruolo di Laerte nell' Amleto. Lo ringrazio non solo per avermi dato una grossa opportunità, ma soprattutto per avermi liberato dalla timidezza e avermi arricchito di cultura umanistica, riempiendo di contenuti quello che era solo nozionismo scolastico».

 

ALESSANDRO PREZIOSI ELETTRA

Va bene il teatro con Shakespeare, però lei è diventato famoso in tv nei panni del conte Fabrizio Ristori, in Elisa di Rivombrosa, accanto a colei che sarebbe diventata poi una donna importante anche nella vita, Vittoria Puccini.

«Una donna importante e madre di mia figlia Elena. Il successo di quella fiction è stato fondamentale, mi sentivo un miracolato. La mia mira, la mia attenzione restavano tuttavia rivolte al teatro e, quando proprio Calenda mi propose di interpretare Edmund nel Re Lear ho dovuto e voluto fare una scelta: per la seconda serie della fiction mi offrivano una cifra gigantesca, ma era impossibile fare l' uno e l' altro, frequentare il set e andare in tournée. Così accettai di girare solo una scena in cui il mio personaggio moriva e partii con la compagnia.

alessandro preziosi

 

I teatri dove andavamo erano pieni di pubblico, proprio perché la gente veniva a vedere, dal vivo, l' amato beniamino televisivo, il fascinoso conte Ristori».

 

La bellezza è stata, ed è, un aiuto nella sua carriera?

«Da qualcuno sono stato definito un "piacione", appellativo che non amo: io non voglio piacere, non sono un seduttore».

 

Si stenta a crederlo.

«Il Don Giovanni, personaggio che ho incarnato, è il seduttore per definizione: ha dentro di sé un virus tremendo, ovvero la sua incapacità, la non volontà ad ascoltare l' altro. Non credo di essere stato colpito da tale virus e, attraverso il Cyrano de Bergerac, che ho voluto recitare senza indossare il celebre naso, ho capito una cosa fondamentale: la bellezza, non è esclusivamente legata alla prestanza fisica, bensì ai pensieri positivi che illuminano una persona.

ALESSANDRO PREZIOSI

 

Il protagonista di Rostand non è brutto per il via del suo naso, ma perché nutre brutti pensieri di invidia nei confronti dell' universo-mondo. Sei bello o brutto per come ti senti dentro e non per come appari all' esterno. Per quanto mi riguarda, so di avere un bell' aspetto, ma spero soprattutto di trasmettere più che la bellezza, la luce di ciò che sento nell' animo».

 

Una luce molto apprezzata dai suoi fan...

Ride: «Sì, ogni tanto mi appioppano una nuova fidanzata. Una battuta di Alessandro Bergonzoni, dice: le donne sono il sale della vita perché, quando l' acqua bolle, le cali dentro... A parte la boutade, ho amato e sono stato amato e, nel bene e nel male, sono grato alle mie partner che mi hanno sopportato e supportato».

Alessandro Preziosi

 

Non solo le donne, anche gli uomini a volte subiscono molestie da registi o produttori. Le è mai capitato?

«Per fortuna, non mi è mai successo di vivere un' esperienza diretta di avances da parte di uomini. Piuttosto, mi sarebbe piaciuto averle da parte di qualche bella compagna di scena, e purtroppo non è avvenuto. Invece, mi è capitato di assistere a qualche atteggiamento da parte di attrici che, consce del loro fascino, facevano capricci con i registi, ottenendo a volte dei privilegi».

 

Invidioso?

«Bè, lo ammetto: come Cyrano, qualche volta l' invidia l' ho provata anch' io, quando ho avvertito quella provata nei miei confronti da qualcun altro. Non conoscevo questo brutto sentimento e ne sono stato sorpreso: è come un infido intruso che ti invade. Tuttavia sono contento di averla incontrata: se la conosci la eviti e posso affermare di essere un grande sostenitore dei colleghi».

 

passione sinistra ALESSANDRO PREZIOSI E VALENTINA LODOVINI

Adesso anche lei si è cimentato come regista. Da fine novembre dovrebbe essere nelle sale, compatibilmente con le restrizioni pandemiche, il suo docu-film «La legge del terremoto», già presentato alla Festa del Cinema di Roma, dove racconta vari sismi, a partire da quello dell' Irpinia, vissuto in prima persona.

«Il 23 novembre 1980, avevo 7 anni. In quel periodo vivevo con i miei ad Avellino, dove mio padre era sindaco. Erano le 7 di sera e mi trovavo a casa di un amichetto, giocavamo sui letti a castello nella sua camera. Comincia una danza sussultoria e ondulatoria. Irrompe nella stanza la mamma del mio amico, lo prende in braccio, lo porta via, dicendo a me di correre fuori con loro.

daniela troisi alessandro preziosi

 

Quando sono uscito, mi sono voltato e ho visto una crepa enorme che tagliava in due il palazzo in cui mi trovavo un minuto prima. Stranamente non avevo paura, non capivo, né mi rendevo conto di quanto stesse accadendo.

 

Mi dirigo verso la mia casa, mi imbatto nel portiere che stava scappando e mi avverte che i miei si trovavano già in strada: ero distante da loro solo trecento metri, eppure non riuscivo a vederli, poi per fortuna mia madre mi intravede nel buio... Ci trasferimmo subito a Napoli, da mio nonno, dove poi siamo rimasti. Ma negli anni successivi, sono tornato ad Avellino e, per molto tempo, ho visto quel palazzo spaccato in due».

 

Perché ha voluto tornare, con la memoria, tra quelle macerie?

«Noi siamo tuttora terremotati. La nostra terra ha tremato più volte e continuerà ad accadere. Ci vuole coraggio per prendere decisioni forti e preventive, che invece vengono prese nel momento del disastro, senza fare seria prevenzione. Nel nostro Paese non si ha la forza, la convinzione di compiere scelte drastiche, per evitare che questi eventi drammatici, spesso tragici, continuino a segnare la nostra storia.

 

ALESSANDRO PREZIOSI IN MICHELE ZAGARIA

E dopo ogni cataclisma, il vero rischio è l' indifferenza. È quanto sta avvenendo per il Covid-19. Siamo terrorizzati: la fondata ipotesi è di richiudere la cerniera e lasciarci nuovamente tutti dentro in lockdown . In preda al terrore si compiono scelte sbagliate e l' incertezza genera confusione».

alessandro preziosi (2)alessandro preziosi e giulia innocenzi

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