“LICENZIATA PERCHÉ SONO NERA” – UNA EX VICE PRESIDENTE MARKETING DIGITALE DI L’ORÉAL HA FATTO CAUSA ALL’AZIENDA CON L’ACCUSA DI DISCRIMINAZIONE RAZZIALE – “QUANDO HO DENUNCIATO CHE VENIVO TRATTATA MALE PER IL COLORE DELLA PELLE SONO STATA LICENZIATA. HO VISSUTO IN UN AMBIENTE TOSSICO: IL MIO CAPO GUARDAVA FILMINI PORNO DURANTE LE RIUNIONI ED ERA COMPIACENTE CON I COLLEGHI MASCHI GAY PER…”
DAGONEWS
Amanda Johnson, ex vice presidente marketing digitale di L’Oréal, ha citato in giudizio la compagnia di bellezza per discriminazione razziale, accusando i colleghi di farla lavorare in un ambiente tossico dove c’erano persone che guardavano filmati porno durante le riunioni. Inoltre ha riferito di festini a base di sesso durante i viaggi di lavoro.
A giugno, mentre era in Europa, Johnson ha dichiarato di sentirsi fisicamente minacciata dal collega vicepresidente Nicolas Krafft. Presentò una denuncia interna al suo capo, Dan Bethelmy-Rada, che le promise che avrebbe affrontato il problema al suo ritorno dalle vacanze. «Johnson ha confidato ai colleghi che Krafft le aveva mancato di rispetto e l’aveva minacciata perché era nera».
Poco dopo Johnson venne licenziata e adesso ha sporto denuncia contro l’azienda che l’accusa di “aver usato imprecazioni durante lo scontro con Krafft e aver adottato un comportamento inappropriato”.
Tra le altre cose Johnson, nella sua denuncia, ha parlato di un ambiente di lavoro complessivamente ostile, accusando «Rada di fare festini e di mostrarsi più compiacente verso i giovani impiegati maschi gay durante i viaggi di lavoro.
Johnson ha raccontato che una notte, a Roma, Rada le disse di "andare a flirtare" con un gruppo di giovani dipendenti maschi per portarglieli nella sua stanza. Johnson si rifiutò e Rada le disse che aveva fallito. Inoltre Rada venne sorpreso a guardare filmati pornografici durante le riunioni».
In una dichiarazione al Daily Mail L'Oréal si è difesa dicendo che «Amanda Johnson è stata licenziata per comportamento poco professionale, compreso un atteggiamento offensivo e minaccioso nei confronti dei colleghi, per aver fatto gravi errori di giudizio e per le prestazioni in calo. Abbiamo parlato all’interno dell’azienda e valutato quello che è successo, ma nessuno ha corroborato le dichiarazioni di Johnson».
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