POVERI DI SPIRITO - LA STRATEGIA SOCIALE DI BERGOGLIO E’ UNA SPINA NEL FIANCO DELLE GERARCHIE ECCLESIASTICHE TRADIZIONALISTE ED ELITARIE CHE ALLA “CHIESA POVERA PER I POVERI” PREFERISCONO L'ALLEANZA TRONO-ALTARE A DIFESA DELLO STATUS QUO - “REPUBBLICA”: “L'AMALGAMA REAZIONARIO (ANTI)EUROPEO DA ANNI CERCA DI IMPADRONIRSI DEL TRADIZIONALISMO CATTOLICO PER FARNE IL COLLANTE IDEOLOGICO DELLE DESTRE”
1 - LA STRATEGIA SOCIALE DEL PONTEFICE PER METTERE ALL' ANGOLO I NEMICI INTERNI
Giacomo Galeazzi per “la Stampa”
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO URBI ET ORBI PASQUA
L'interventismo sociale di Francesco poggia su due architravi: la presa d' atto dell' attuale vuoto di rappresentanza politico-sindacale e la scelta di campo a favore dei poveri del primo pontificato latinoamericano della storia. L'effetto è duplice: uno esterno al Vaticano e uno interno.
E cioè, il monito alla politica del «particulare» che «esclude i più deboli» e un richiamo alle gerarchie ecclesiastiche tradizionaliste ed elitarie alle quali indica il modello di una «Chiesa povera per i poveri» al posto dell' alleanza trono-altare a difesa dello status quo.
Al centro della sua missione ci sono gli «scartati» e se interviene nella sfera pubblica è perché il disagio sociale peggiora senza trovare risposte. Ed è un modo anche per riprendere saldamente in mano il timone della barca di Pietro scossa da scandali, lotte di potere e spaccature.
«Dai migranti all'emergenza abitativa, Papa Bergoglio applica la lezione del Concilio e fonda il proprio Magistero economico sulla scelta prioritaria per i poveri dell' episcopato latino-americano», spiega l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita. È «una strategia che si ispira a quei Padri della Chiesa per i quali "mio" e "tuo" sono parole diaboliche e la proprietà della terra è innanzi tutto di Dio e non di qualcuno». E «nel Medioevo per trovare la casa del vescovo bastava seguire la fila dei poveri», evidenzia Paglia.
SENSIBILITÀ "CONDIVISA"
Di ritorno da Lesbo dove ha portato 100 mila euro di aiuti del Papa ai profughi soccorsi nell'isola greca, il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Francesco, ha riattaccato la corrente in un palazzo occupato perché «si era reso conto che nello stabile erano rimaste senza luce 450 persone di tutte le nazionalità, tra i quali 98 minori».
La sensibilità verso il disagio è «la stessa di Bergoglio». I gesti «dal marcato significato sociale» e le iniziative di solidarietà di Francesco catalizzano l' attenzione dell' opinione pubblica e segnano in maniera indelebile il pontificato. Il Papa non teme sovraesposizioni: «Ha a cuore il disagio reale».
I COMITATI DI BASE
Nell'impostazione attuale della Santa Sede, l'impegno politico diretto è demandato ai laici. La Segreteria di Stato si occupa prevalentemente di relazioni internazionali e la Cei ha abbandonato il protagonismo delle precedenti stagioni. Restano le testimonianze personali del Papa: dai colloqui fuori programma nelle parrocchie di periferia con i comitati di inquilini sfrattati agli appelli durante le udienze generali del mercoledì per le crisi aziendali, le emergenze occupazionali e le situazioni di disagio dei lavoratori.
«Il Papa è vicino ai comitati di base, ai movimenti popolari e sindacali, ai rappresentanti dei braccianti senza terra - affermano in Vaticano -. Tutta una serie di questioni economiche trova nei vescovi diocesani e nelle associazioni cattoliche i canali più o meno formali per arrivare a Francesco che, quando può, aiuta accendendo un riflettore sulle istanze di chi non ha voce».
IL RISCHIO DI FORZATURE
In Curia non nascondono, però, la preoccupazione che il «gesto d'impeto» del cardinale Krajewski possa rappresentare un «involontario assist» per quanti, come la Lega, accusano la Santa Sede di anteporre immigrati e irregolari alle necessità di ordine pubblico e sicurezza dei cittadini, fino ad andare incontro, come in questo caso, a possibili azioni legali con la violazione dei sigilli apposti alla cabina elettrica condominiale per 300 mila euro di bollette non pagate. In Curia non si fa mistero della preoccupazione per il rischio di forzature e si corre ai ripari.
il cardinale krajewski a pranzo nel centro di accoglienza di rocca di papa
Quelle del vescovo di Roma sono «manifestazioni di vicinanza» che non interferiscono con gli orientamenti amministrativi della capitale. «Il Pontefice non entra nello schema politico, non ha uno sguardo partitico o elettorale e non si pone il problema di quale parte politica possa essere agevolata da una sua iniziativa», assicurano in Curia.
Come accadeva per la battaglie bioetiche di Benedetto XVI su famiglia, scuola cattolica e difesa della vita, sui temi sociali si cerca di tirare la bianca veste da un lato o l' altro dello schieramento. Per la luce riaccesa nello stabile occupato ha subito criticato il Vaticano il vicepremier leghista Salvini. Segno che il messaggio partito da San Pietro è arrivato.
PAPA BERGOGLIO E LA LAVANDA DEI PIEDI NEL CARCERE DI REGINA COELI
2 - A CHI NON PIACE FRANCESCO
Alberto Melloni per “la Repubblica”
Sulla chiesa di Roma e il suo vescovo si combatte una battaglia politica, spirituale, teologica di vasta portata. Non per caso o per una distorsione mediatica: ma per ragioni teologiche, spirituali e politiche di cui queste ore forniscono diverse evidenze.
L'amalgama reazionario (anti)europeo che da anni cerca di impadronirsi del tradizionalismo cattolico per farne il collante ideologico delle destre, sceso dalla Polonia lungo le terre asburgiche fino a Milano, non poteva che puntare su Roma. Ma a Roma, dove contava di sedurre un sistema ecclesiastico con obliqui messaggi fondamentalisti, ha trovato Francesco. E ha scatenato contro di lui una lotta che vuole colpire nella sua persona tutta la Chiesa.
Francesco, gesuita da combattimento, nella lotta non si è piegato e non si è spaventato davanti al silenzio dei vescovi: ha affrontato a viso aperto una campagna fatta di strumentalizzazioni, dubbi, memoriali, pseudo epigrafi, perfino accuse di eresia. E ha vinto portando gli avversari sul suo terreno: che è quello dell' autenticità evangelica sulla quale muove i suoi uomini - Krajewski è uno di questi - con implacabile leggerezza.
Nel discorso del 9 maggio scorso alla diocesi di Roma - degno di Gregorio Magno - ha spiegato che la chiesa non deve risistemare le sue magagne: deve invece "reggere lo squilibrio" e liberarsi dal funzionalismo ascoltando il "grido della gente". Cosa che il Papa ha fatto ricevendo la famiglia di Imer Omerovic e Senada Sejdovic (i "rom di Casal Bruciato") con un amore che non si può simulare.
bergoglio in mensa 472d 87f5 6fabfb1a830d
La parola e il gesto papale hanno avuto due risposte. Una è stata quella del cardinale Krajewski che - palesemente dotato di coraggio e cacciaviti di marca rigorosamente bergogliana - è andato a ricollegare rocambolescamente la luce a uno stabile occupato da famiglie che già conosce e frequenta da quando Francesco gli ha affidato il compito di portare ai poveri non i quattrini del Papa, ma il suo amore.
Non dunque un gesto teatrale o imbeccato dal caso, ma un buon esempio "pontificio": che in teoria lo espone al rischio di un procedimento penale che se arrivasse avrebbe un valore epocale. Dopo tante denunce di preti e prelati per violenze, omertà e misfatti, avere un cardinale denunciato per aver portato ai bambini la corrente necessaria a vedere i cartoni animati e conservare il latte in frigo sarà un miracolo di don Di Liegro e comunque una grazia per il cattolicesimo.
PAPA BERGOGLIO E LA LAVANDA DEI PIEDI NEL CARCERE DI REGINA COELI
Per ora è arrivata una dose standard della propaganda salviniana: che attacca Krajewski, pur sapendo che insolentire lui vuol dire insolentire il Papa in persona. Ma, come ha mostrato il caso Arata, c' è un sistema di relazioni "corte" con i gruppi antibergogliani ai quali evidentemente una parte della Lega non può permettersi di disobbedire: e se c'è l'ordine di attaccare il Papa, cosa che in Italia non si fa mai, mettendo nel mirino Krajewski, deve farlo.
L'altra risposta l'ha data Forza Nuova con una manifestazione che ha disturbato l'Angelus del Papa in piazza San Pietro. Un gesto grave che non si riduce a una pagliacciata fascista. Perché profanare un tempio di preghiera dopo la serie di attentati che hanno colpito i fedeli in sinagoga, in moschea, in chiesa, vuol dire o essere pericolosamente ignari di ciò che si fa e dunque manipolabili da qualunque burattinaio o esserne pericolosamente consapevoli e dunque partecipare della lenta progressione.
BERGOGLIO A SORPRESA NELLA MENSA VATICANA
Additare la persona del pontefice come meritevole di una vendetta suprematista in territorio italiano (tutta via della Conciliazione e la piazza sono sotto giurisdizione italiana) richiede gesti inequivocabili delle autorità preposte all' ordine pubblico e della magistratura. Altrimenti rischiano che il Papa mandi Krajewski a staccargli la luce.