
MORIRE DI LAVORO - TADASHI ISHII, UNO DEI MANAGER PIÙ PAGATI DEL GIAPPONE, ANNUNCIA LE SUE DIMISSIONI DOPO CHE UN ANNO FA LA GIOVANE IMPIEGATA MATSURI TAKAHASHI, COSTRETTA A 100 ORE DI STRAORDINARIO MENSILI, SI SUICIDÒ: “E’ MIA LA RESPONSABILITÀ, CHIEDO SCUSA ALLA FAMIGLIA” - LA PROCURA DI TOKYO HA APERTO UN FASCICOLO
Laura De Feudis per www.corriere.it
Cade la prima testa, in Giappone, per il suicidio di una giovane impiegata del colosso pubblicitario Dentsu Inc. Il presidente della società, Tadashi Ishii, ha annunciato le sue dimissioni dopo che l’ufficio del lavoro di Tokyo ha aperto una inchiesta sul suicidio di una giovane impiegata. Matsuri Takahashi il giorno di Natale del 2015 si era lanciata nel vuoto.
Stremata e depressa per le continue pressioni a cui era sottoposta e soprattutto per gli orari impossibili di lavoro : una media di 105 ore di straordinari al mese. Una situazione che il Giappone conosce bene tanto che esiste un termine specifico, «karoshi», che definisce la «morte per eccesso di lavoro».
IL MANAGER: «MIA LA RESPONSABILITÀ, CHIEDO SCUSA ALLA FAMIGLIA»
Tadashi Ishii, 63 anni, ai vertici dell’azienda dal 2011, ha convocato mercoledì una conferenza stampa per chiedere scusa alla famiglia della ragazza. «Anche se abbiamo preso diverse contromisure, le condizioni di superlavoro non sono migliorate - ha detto annunciando le sue dimissioni- e per questo mi assumo la piena responsabilità dell’accaduto».
LE CONDIZIONI DI LAVORO
L’ufficio del lavoro ha aperto formalmente un fascicolo su una pratica, quella degli orari di lavoro massacranti, molto diffusa nel paese che impone pochissimi limiti ai dipendenti sulle ore di straordinario (fissate comunque in 80 mensili). Matsuri Takahashi , 24 anni, era entrata in Dentsu ad aprile del 2015.
Secondo quanto ha raccontato la madre, la ragazza (giovane e promettente laureata in una delle università più prestigiose del paese) si era più volte lamentata delle condizioni di lavoro. Una media di 100 ore di straordinario al mese, poche ore di sonno in un dormitorio della società, continue pressioni. «Il suo capo- ricorda la madre - la accusava di non essere abbastanza brava e di non essere in grado di gestire i carichi di lavoro. Ora spero che in futuro non ci sia più un caso come quello di Matsuri». Dopo il suicidio della ragazza, la determinazione della madre nel portare avanti una campagna mediatica ha costretto l’ufficio del lavoro di Tokyo ad occuparsi del caso.