domenico arcuri mario benotti

TI CONOSCO, MASCHERINA! – DOMENICO ARCURI E ALTRE 10 PERSONE, TRA CUI IL GIORNALISTA MARIO BENOTTI, PRESTO POTREBBERO FINIRE ALLA SBARRA: FINALMENTE, DOPO TRE ANNI, I GUIDICI DECIDERANNO SE MANDARLI A PROCESSO, E SAPREMO LA VERITÀ SUL PASTROCCHIO DELLA MAXI-COMMESSA DA 801 MILIONI DI MASCHERINE CINESI PERICOLOSE, COSTATE 1,2 MILIARDI DI EURO – AGLI ATTI ANCHE UNA TELEFONATA DI BENOTTI CON ROMANO PRODI, CHE PERÒ NON RICORDA…

Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori e François De Tonquédec per “La Verità”

 

DOMENICO ARCURI

Esattamente tre anni fa proruppe nella celebre esclamazione: «Non rispondo alle polemiche di chi parla dal salotto col cocktail in mano». Sembra passato un secolo, da quando il suo volto rotondo e scapigliato entrava nelle nostre case attraverso lo schermo televisivo, pronto a snocciolare i dati di contagi e decessi.

 

Adesso quel compagno di tanti bollettini, l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, è quasi sparito dai radar, ma presto potrebbe finire alla sbarra. Dopo tre anni, finalmente, un giudice deciderà se mandare a processo lui ed altri dieci imputati per la maxi commessa da 801 milioni di mascherine cinesi costate 1,2 miliardi di euro.

 

BENOTTI SMS CON ARCURI

È stato un parto lungo e faticoso, ma a partire dal 15 settembre il gup Mara Mattioli darà il via all’udienza preliminare, propedeutica al rinvio a giudizio chiesto in questi giorni dagli inquirenti capitolini. Il nome di maggior peso è proprio quello di Arcuri, accusato di abuso d’ufficio, il reato di chi «intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale» e che prevede una pena da uno a quattro anni («aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità»).

 

Secondo i pm capitolini, infatti, Arcuri in concorso con il suo collaboratore Antonio Fabbrocini e con l’imprenditore Nicolas Venanzi, concedendo a tre consorzi cinesi, presentati dagli intermediari guidati dall’ingegnere Andrea Vincenzo Tommasi, «anticipazioni dei pagamenti […]prima di ogni verifica in Italia sulla qualità delle forniture e validità dei documenti di accompagnamento», avrebbe di fatto limitato le offerte a favore di Tommasi & c., dal momento che a tutti gli altri importatori italiani veniva negato lo stesso trattamento «imponendo loro di acquistare, a proprio carico, i dispositivi da fornirsi, con pagamento a verifica della merce in Italia».

 

Domenico Arcuri

Tommasi e Venanzi sono anche indagati per traffico di influenze illecite, insieme agli altri mediatori dell’affare: il giornalista Mario Benotti, la sua compagna Daniela Rossana Guarnieri, il broker ecuadoriano Jorge Solis, il banchiere sammarinese Daniele Guidi, l’imprenditore Georges Fares Khouzam e il cittadino cinese residente a Roma Cai Zhongkai, il rappresentante in Italia delle tre società che hanno fornito le mascherine.

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

Durante l’indagine la già enorme somma di 66 milioni di euro di provvigioni accertate, destinate a Tommasi (48,8 milioni), Benotti (per gli inquirenti alle società da lui controllate insieme con la compagna sarebbero arrivati 11,9 milioni) e a Solis ( destinatario di 5,8 milioni) è cresciuta di altri 12,2 milioni, finiti su un conto corrente della Hang Seng bank di Hong Kong e destinati a Guidi.

 

BENOTTI ARCURI MESSAGGI

A Fabbrocini, responsabile unico del procedimento di approvvigionamento di dispositivi di protezione, la Procura contesta anche la frode in pubbliche forniture, in concorso con Tommasi, Venanzi, Guidi e Zhongkai. I cinque, secondo l’accusa, avrebbero fornito al governo italiano, «essendo venuti a conoscenza della inidoneità delle forniture e, ciononostante, avendo agito per validarle all’uso sanitario» prodotti «non conformi» e «inidonei all’uso sanitario» se non «addirittura pericolosi per la salute».

DOMENICO ARCURI

Il riferimento è a vari lotti di mascherine che hanno portato nello scorso ottobre la Procura di Roma a sequestrare tutti i dispositivi della fornitura ancora presenti nei magazzini. In assenza delle certificazioni europee, in alcuni casi espressamente previste dai contratti, i cinque avrebbero superato l’ostacolo «con l’artifizio di far pervenire al Comitato tecnico scientifico (Cts, ndr) test report/certificati di conformità non genuini, così promuovendo validazioni in violazione di legge».

 

BENOTTI ARCURI MESSAGGI

Un comportamento che ha portato anche alla contestazione di falsità ideologica: Guidi per aver procurato «le certificazioni utili alla validazione delle forniture irregolari» e Zhongkai per averle depositate presso il Cts. Tommasi e Venanzi avrebbero anche effettuato «la sostituzione delle certificazioni inizialmente valutate non a norma», inducendo così «il Cts ad attestare falsamente la conformità dei presidi sanitari importati».

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

Dunque mentre Arcuri ammoniva gli italiani dalla tv, questa banda del buco gli forniva protezioni farlocche per combattere la guerra contro la pandemia con armi spuntate.

 

I pm hanno allegato alla richiesta di rinvio a giudizio un’informativa del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza con l’elenco di circa 900 «conversazioni di interesse»: 332 riguardano l’utenza di Benotti, 238 quella di Tommasi, 20 quella di Arcuri. Tra le telefonate del giornalista-imprenditore ne spicca una dell’11 ottobre 2020 diretta al cellulare dell’ex premier Romano Prodi e durata una trentina di secondi.

 

telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 2

Contattato dalla Verità, l’ex premier ci ha spiegato: «Non ho avuto con Benotti nessuna telefonata che avesse per oggetto le mascherine o qualsiasi altra questione di tipo commerciale». Il fondatore dell’Ulivo non ricorda quando abbia conosciuto il giornalista e il motivo per cui lo abbia contattato in quell’occasione. Ma esclude che lo abbia fatto per affari. Tra gli interlocutori di Arcuri, in conversazioni apparentemente istituzionali, compaiono il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, quello della Regione Umbria Donatella Tesei, l’ex sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, il direttore generale della Prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute Giovanni Rezza, e Walter Ricciardi, già consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza.

 

BENOTTI ARCURI MESSAGGI

La telefonata che Ricciardi fa ad Arcuri avviene il 19 novembre, giorno in cui La Verità svela l’esistenza dell’indagine. Tra le comunicazioni del 2021 due sono con Luciano Flor, direttore della Sanità della Regione Veneto; una è con Letizia Moratti, all’epoca assessore al Welfare della Regione Lombardia; l’ultima è con Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute del Governo Conte 2.

 

Anche in questo caso, si tratta di contatti apparentemente fisiologici visto il ruolo di Arcuri, anche se la telefonata della Zampa (durata oltre 15 minuti) avviene il 27 febbraio 2021, quando la ex portavoce di Prodi non ricopre alcun ruolo istituzionale.  […]

gli sms di arcuri a benotti quarta repubblica

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…