UNA TOGA ALLA SBARRA PUÒ CONTINUARE A INDAGARE? IN ITALIA SÌ – IN PROCURA A MILANO SI CONTINUA A LAVORARE COME SE NIENTE FOSSE, NONOSTANTE IL RINVIO A GIUDIZIO DI FABIO PASQUALE. IL PM, CAPO DEL SETTORE CORRUZIONE INTERNAZIONALE, POTRÀ CONTINUARE A CONDURRE L’INCHIESTA SUL QATARGATE, COME ASSISTENTE DEI GIUDICI BELGI, NONOSTANTE SIA A PROCESSO PER AVER NASCOSTO PROVE ALLE DIFESE – PS. PERCHÉ IERI “REPUBBLICA” NON HA TROVATO UN TRAFILETTO PER DARE LA NOTIZIA DEL RINVIO A GIUDIZIO?
Estratto dell’articolo di Alessandro Da Rold per “La Verità”
Il rinvio a giudizio del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale non crea particolari contraccolpi in Procura di Milano. Il capo del settore corruzione internazionale è in attesa dell’inizio del processo a Brescia il 16 marzo (dovrà rispondere di omissione di atti d’ufficio sul processo Eni-Nigeria), ma allo stesso potrà continuare la sua indagine come assistente della magistratura belga sul Qatargate e sull’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri.
i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro -U43070110205349sDC-593x443@Corriere-Web-Sezioni
Del resto, gli unici che potrebbero intervenire sulla sua posizione (sospensione o spostamento), per sgombrare i dubbi da una situazione più che mai particolare (condurre un’inchiesta per corruzione internazionale pur essendo a processo per aver nascosto prove alle difese), potrebbero essere il capo della Procura Marcello Viola (che potrebbe togliergli le inchieste più delicate), il Consiglio superiore della magistratura, il procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato o il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Viola ha già fatto sapere quello che pensa di De Pasquale nel parere dello scorso 18 ottobre, quando diede «una valutazione ampiamente positiva in ordine della conferma» per altri 4 anni dopo i primi 4 da vice della Procura, «a seguito di verifica, in concreto, delle attitudini dimostrate nel quadriennio, dell’attività svolta e dell’effettiva positività del servizio reso».
Il Csm non c’è ancora, dal momento che non si sono ancora insediati i membri laici. Al ministero e alla Cassazione, al momento, tutto tace. Quindi, più che sul destino di De Pasquale (trattato con i guanti dai quotidiani come Repubblica che ieri non ha neppure riportato il rinvio a giudizio, ndr), potrebbe invece essere interessante capire che fine farà la mole di cause e denunce contro Vincenzo Armanna e Piero Amara dopo la decisione del gup bresciano Christian Colombo.
Ce ne sono un po’ in tutta Italia, da Perugia a Roma, Milano e Potenza. Oltre alle diverse cause civili per risarcimento danni ancora ferme, tra luglio e settembre del 2019, infatti, arrivò in Procura di Milano una pioggia di denunce contro Amara e Armanna. L’ex avvocato e l’ex manager di Eni furono accusati di calunnia per le dichiarazioni al processo Opl 245.
A firmare le querele furono l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, il direttore delle risorse umane Claudio Granata e l’avvocato Michele Bianco. Erano i mesi in cui le dichiarazioni di Armanna contro Descalzi e Scaroni venivano rilanciate in lungo e in largo sui quotidiani o in Rai, durante la trasmissione Report. Per di più a luglio il manager siciliano era stato ascoltato in udienza e aveva sostenuto, al solito, una lunga lista di falsità.
Allo stesso tempo Amara continuava con le sue dichiarazioni ai procuratori milanesi. E pensare che non aveva ancora fatto cenno alla famigerata loggia Ungheria, altra bufala che ha procurato al legale siciliano una nuova tornata di denunce e querele (anche queste ancora nei cassetti) dalla maggior parte dei presunti affiliati, tra cui l’ex vicepresidente del Csm Michele Vietti o l’attuale numero uno della Gdf Giuseppe Zafarana. […]
piero amara 7fabio de Pasquale Alessandra Dolci, Tiziana Siciliano, Laura Pedio, Letizia Mannella, Fabio De Pasquale la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 3FABIO DE PASQUALE