LA TRATTATIVA STATO-NAZI - IL PREFETTO PECORARO E LA LETTERA ALL’AVVOCATO DI PRIEBKE PER SPEDIRE IL CORPO IN GERMANIA - LA SALMA È SEMPRE A PRATICA DI MARE - CON MARINO IL DIVIETO DI SEPOLTURA A ROMA E PROVINCIA

1. VIDEO - IL TESTAMENTO DI PRIEBKE

 


2. LETTERA SEGRETA PER FAR PARTIRE LA SALMA IL PREFETTO SCRIVE AL LEGALE DELL'EX SS PER SOLLECITARE LA CONSEGNA DEL CORPO
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

È una lettera riservata trasmessa ieri pomeriggio dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro all'avvocato Paolo Giachini l'ultima carta giocata per risolvere il pasticcio della tumulazione di Erich Priebke. E potrebbe servire a chiudere la vicenda, anche se i tempi rischiano di non essere brevi. Perché il legale dell'ex capitano delle SS sembra determinato a tenere alta la posta in un negoziato che sta mettendo in serio imbarazzo il governo e le istituzioni. La nota diffusa in serata da Palazzo Chigi per smentire un coinvolgimento dei servizi segreti nel trasferimento della salma da Albano Laziale all'aeroporto militare di Pratica di Mare, è l'unica mossa ufficiale su questo caso.

E invece sarebbe stata opportuna, se non indispensabile, una presa di posizione forte. Soprattutto dopo lo spiraglio che si è aperto sulla possibilità di un trasferimento della salma in Germania. Sarebbe stata necessaria una pressione politica, anche a livello internazionale, per favorire una soluzione urgente. Mentre ci si è limitati a dichiarazioni pubbliche dei ministri che avevano come unico scopo quello di negare una propria responsabilità. Un rimpallo che ricorda quanto già accaduto dopo il rimpatrio, avvenuto nel maggio scorso, della signora Alma Shalabayeva e della sua bambina, quando tutti negavano di sapere che cosa fosse davvero successo.

L'ULTIMO NO DEL VATICANO
È una storia costellata di «no», quella cominciata una settimana fa poche ore dopo la morte di Priebke nella casa romana a Boccea dove scontava agli arresti domiciliari la condanna all'ergastolo. Perché di fronte alla determinazione dell'avvocato di non chiedere la cremazione fino alla celebrazione di un funerale religioso a Roma, il Vaticano aveva imposto un divieto formale che potessero svolgersi in una chiesa della Capitale. E dunque si è cercato di percorrere ogni strada pur di trovare un punto di mediazione. Ma non è servito.

L'ultimo rifiuto della Santa Sede alla celebrazione del funerale religioso viene comunicato ieri mattina. Nonostante l'insistenza delle autorità italiane per ottenere una collaborazione, il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini ribadisce la determinazione a non tornare indietro rispetto a quella disposizione di mercoledì scorso che vietava le esequie. Del resto questa linea di fermezza era stata espressa anche il giorno dopo il decesso, di fronte alla richiesta di far svolgere la funzione all'interno dell'ospedale Gemelli - dove Priebke era stato portato per disposizione dei familiari - officiata da un sacerdote scelto dalla famiglia. Niente da fare, aveva risposto il Vicariato, senza la presenza di un altro un sacerdote indicato da noi non si può fare nulla.

IL MANDATO DELLA FAMIGLIA
Di fronte a questo «muro» con la salma tuttora custodita in un hangar di Pratica di Mare e con gli inevitabili problemi - anche di conservazione - dovuti al trascorrere dei giorni, si è deciso fosse necessario dare un nuovo segnale per cercare di sbloccare la situazione.

E così, dopo aver firmato l'ordinanza che vieta la sepoltura a Roma e provincia, il prefetto compie un passo ulteriore con la lettera inviata al legale con cui lo invita, «dopo aver appreso che i familiari del signor Priebke le hanno rinnovato il mandato per procedere alla tumulazione della salma del proprio padre», a «prendere contatto con la prefettura per organizzare la consegna della salma, specificando che per motivi di ordine pubblico non potrà essere tumulata in questa provincia».

L'ultimo faccia a faccia con Giachini era avvenuto mercoledì. Pecoraro aveva fissato per le 18 il termine ultimo per le eventuali comunicazioni da parte dei familiari. Ogni tentativo di rintracciare i figli negli Stati Uniti era fallito e così aveva incalzato il legale sulla necessità di trovare una soluzione. Ma anche quel confronto era andato a vuoto. Perché Giachini aveva ribadito la posizione iniziale senza possibili alternative. E l'incontro era terminato. La lettera rappresenta dunque un «atto di visibilità» per cercare superare lo stallo.

L'AMBASCIATORE TEDESCO
Poche ore dopo Giachini fa filtrare la possibilità che la soluzione sia il trasferimento della salma in Germania. Ma è una sortita esclusivamente mediatica. Fino a sera nessun passo ufficiale è stato compiuto dal legale, nè tantomeno dai familiari.

La cautela del prefetto tiene anche conto che appena qualche giorno fa era stato l'ambasciatore tedesco in Italia Reinhard Schäfers a manifestare la contrarietà al trasferimento della salma nel suo Paese. È possibile che alla fine la trattativa con quelle autorità si sblocchi, ma nulla appare scontato. E l'imbarazzo appare sempre più evidente.


3. SI LITIGA SULLA SALMA DI PRIEBKE - MARINO: NO ALLA SEPOLTURA A ROMA
Da www.lastampa.it

Si litiga ancora sulla sua salma, mentre Erich Priebke torna a parlare dall'oltretomba.

Il legale dell'ex SS diffonde un video in cui Priebke parla della strage delle Fosse Ardeatine, il crimine per il quale venne condannato all'ergastolo. Un'autodifesa registrata non si sa quando - ma comunque intorno al compimento del suo centesimo compleanno - sotto forma di intervista, in cui l'uomo responsabile con altri dei 335 morti del marzo 1944, definisce «terribile» quel massacro, ma anche inevitabile a suo dire dopo l'attentato partigiano di via Rasella.

«L'esecuzione fu terribile ma era impossibile dire no» agli ordini che venivano direttamente da Adolf Hitler, sostiene Priebke, seduto in camicia chiara e gilet scuro davanti a una libreria, risponde alle domande fuori campo del suo avvocato Paolo Giachini. Chi non avesse sparato sui prigionieri sarebbe stato a sua volta fucilato, afferma, parlando in italiano con forte accento tedesco. «Il Gap, i comunisti italiani, fecero l'attentato contro una compagnia di polizia tedesca, erano uomini dell'Alto Adige, dunque italiani - afferma Priebke -. Sapevano che dopo l'attentato viene la rappresaglia».

Il feldmaresciallo Adolf Kesserling li aveva avvertiti, secondo l'ex capitano. «Loro fecero ciò di proposito perché pensavano che la rappresaglia poteva provocare una rivoluzione della popolazione», aggiunge. Una versione ancora una volta respinta con sdegno dagli ex partigiani dell'Anpi, che parlano di «assurda provocazione». Stessa reazione all'affermazione di Giachini, secondo cui il suo assistito avrebbe incontrato dei parenti delle vittime e avrebbe intrattenuto buoni rapporti con loro.

Priebke cerca di smentire anche la convinzione che non abbia mai espresso rimorso per le vittime. «Non è vero che Priebke non si è pentito», dice Giachini. E nel video compare il testo di una dichiarazione dell'ex capitano al processo nel 1996: «Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto - disse -. Per me l'ordine di partecipare all'azione fu una grande tragedia intima. Penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore».

Priebke, morto sei giorni fa a 100 anni, appare nel filmato intitolato `Vae Victis - Guai ai vinti´, come la sua autobiografia, che riprende la celebre frase attribuita dallo storico Tito Livio a Brenno, capo dei Galli vincitore dei romani. L'avvocato Giachini spiega che il video integrale è molto più lungo di quello diffuso oggi, ma non chiarisce se e quando diffonderà il resto, che dovrebbe comunque essere la versione filmata del lungo testamento-intervista già diffuso nei giorni scorsi. «Ne parlerò con i suoi figli», dice.

Il legale dell'ex Ss intanto ha chiesto che la salma sia riconsegnata alla famiglia e che vengano perseguiti coloro che, a suo dire, l'avrebbero «sequestrata» nella notte tra il 15 e il 16, mentre si trovava nella chiesa di Albano. Giachini ha parlato di «Servizi», ma sia palazzo Chigi che la prefettura di Roma hanno detto che, in questa vicenda, gli 007 non c'entrano: il corpo di Priebke è stato trasportato a Pratica di Mare per motivi di ordine pubblico, perché quell'aeroporto è «un luogo sicuro e controllato».

Tutto questo in attesa che si conosca il luogo della sepoltura. L'avvocato Giachini ha detto che sono in corso «contatti con la Germania, tramite l'ambasciata tedesca», ma «è sempre aperta» anche la strada della tumulazione in un Comune italiano, nella tomba offerta da un privato. Il sindaco di Roma Ignazio Marino fa sapere che il prefetto Giuseppe Pecoraro ha vietato la sepoltura nel territorio della capitale, «per motivi di ordine pubblico». E durante l'assemblea capitolina dedicata alla Shoah il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici ha esortato a non creare «nuovi luoghi di nostalgici. Ne abbiamo già uno a Predappio (dove è sepolto Benito Mussolini, ndr), ci basta e se possibile vorremmo eliminarlo».

E sulla sepoltura è intervenuto dagli Usa anche Enrico Letta. «Questo funerale è qualcosa di molto particolare per l'Italia, ma lo sarebbe per ogni Paese», ha detto il premier alla Brookings Institution rispondendo alla domanda di un giovane, che gli chiedeva come mai non fosse stato concesso il funerale a Roma ad Erich Priebke.

 

 

scritta in onore di priebke a roma piazza carlo forlanini PAOLO GIACHINI CON PRIEBKE GIACHINI PRIEBKE pecoraro prefetto di roma foto mezzelani gmt IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI aeroporto militare pratica di mare VATICANO mages STATI MENO POPOLATI AL MONDO VATICANO priebke manifestazione contro priebke calci contro il feretro di priebke

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