CHE MACELLO A MACERATA! – IL TURISTA INGLESE RAPITO E IMPRIGIONATO PER 8 GIORNI A MACERATA: “SONO STATO AGGREDITO DA TRE PERSONE. MI HANNO STORDITO CON UN TASER E CON DELLO SPRAY AL PEPERONCINO E MI HANNO PORTATO NELLE MARCHE” – MA I 4 ARRESTATI NON CI STANNO: “MACCHÉ. SI È TRATTATO DI FINZIONE PER CONVINCERE LA FAMIGLIA DELL’INGLESE A SPEDIRCI 7.000 EURO PER SALDARE UN DEBITO. GLI ABBIAMO SOLO PRESTATO DEI SOLDI CHE LUI NON VOLEVA RIDARCI” - NELL’APPARTAMENTO DOVE ERA STATO PORTATO I CARABINIERI HANNO TROVATO...
Agostino Gramigna per www.corriere.it
Le parole del giovane turista Patrick Sam Kaurosh Demilecamps dopo la liberazione. Ma i 4 giovanissimi arrestati non ci stanno. «Tutta una finzione, è lui che ci ha truffato: gli avevamo prestato dei soldi per il viaggio»
Rapimento? «Macché. Si è trattato di finzione per convincere la famiglia dell’inglese a spedirci 7.000 euro per saldare un debito». Insomma, un grosso equivoco. Un ribaltamento della scena. Così Rubens Belioga Gnaga, 18 anni, uno dei 4 arrestati per il sequestro del turista britannico Patrick Sam Kourosh Demilecamp s, ha risposto alle domande del gip di Macerata.
La presunta banda dei quattro rifiuta l’accusa fatta dal giovane di 25 anni «rapito» e liberato due giorni fa con un blitz dei carabinieri a Monte San Giusto, vicino Macerata. La versione di Patrick è questa: «A Firenze sono stato aggredito da tre persone a calci e pugni, mi hanno stordito con una scarica del taser e con dello spray al peperoncino. Mi hanno portato nelle Marche. Una volta in casa, mi colpivano con pugni, calci, scariche di taser e colpi di fucile usati per il softair».
TRE DEI RAGAZZI ARRESTATI PER IL RAPIMENTO A MACERATA
Finzione
Messinscena, finzione. Gli accusati insistono. La loro narrazione si ripete secondo un solo copione. «Gli abbiamo solo prestato dei soldi che lui non voleva ridarci. E gli abbiano detto di chiederli ai suoi genitori. Diceva di essere ricco».
Aurora Carpani, la ragazza di uno dei tre, anche lei arrestata, sostiene che non ne sapeva nulla del rapimento, che al momento del blitz dei Ros stava dormendo sul divano perché aveva male ad un dente. «Mi trovavo in quella casa perché c’era il mio ragazzo. Non sapevo ci fosse pure l’inglese».
Intanto il gip ha convalidato gli arresti e ha disposto i domiciliari con braccialetto elettronico per Gnaga, Dona Conte e Ahmed Rajraji. Domiciliari, ma senza braccialetto elettronico, per Aurora. Gli inquirenti starebbero cercando anche una quinta persona, un altro giovane coinvolto nella vicenda.
Il viaggio in Italia
La notizia del rapimento ha fatto il giro del web ed è stata riportata da tutti i principali quotidiani nazionali. Ha colpito l’età dei giovani coinvolti, tutti ventenni, la modalità dell’azione e il background di vite farcite di cose normali, di piccoli lavoretti, di feste e giri per locali notturni.
Ha colpito la biografia del rapito, anche lui poco più che ventenne, residente in un sobborgo di Leeds, a suo dire figlio di un manager di una società di biotecnologie, impegnato in un tour vacanziero in Italia iniziato ai primi di giugno a Bologna. Ostelli, case di amici, alberghetti senza pretese, dormiva dove capitava: è stato a Rimini, a Riccione, Bari, San Benedetto del Tronto, Senigallia, Forlì, Cesena, Roma, Napoli, Sicilia, Costiera Amalfitana e Firenze.
Qui, nella città d’arte toscana, sarebbe stato rapito da Gnaga, Dona Conte e Ahmed Rajraji che lo avrebbero ammanettato, fatto entrare in un auto e condotto in un appartamento di Monte San Giulio nel maceratese. La prigionia è durata otto giorni. Patrick è stato ritrovato mercoledì pomeriggio scalzo, in manette, chiuso al buio in una stanza. Mobili appoggiati davanti alle finestre, avanzi di cibo sparsi sul pavimento.
Feste e cene
I protagonisti di questa storia non sono amici di vecchia data. Si sono conosciuti questa estate, a Civitanova Marche. Andavano alle feste insieme, cenavano insieme. Secondo Gnaga il giovane inglese avrebbe chiesto un prestito, fino ad arrivare alla somma di 7 mila euro.
«Diceva di avere la carta di credito bloccata e che gli servivano soldi per continuare le vacanze in Italia». Secondo i giovani arrestati avrebbe millantato di essere ricco. Interrogato subito dopo la liberazione, Patrick ha detto di essere stato rapito da tre «soggetti» e che dall’8 ottobre era presente anche una ragazza (Aurora).
Nell’appartamento i carabinieri hanno ritrovato il suo bagaglio. Secondo Patrick conteneva una collana, un bracciale e due orecchini di diamante. «Non li ho più ritrovati». Ha dichiarato di aver utilizzato un telefono che gli avevano messo a disposizione i rapitori. «Lo utilizzavo per il tempo necessario a recuperare il riscatto che mi chiedevano».
In uno di questi momenti sarebbe riuscito a inviare un messaggio alla famiglia, fornendo la sua posizione con un screenshot da Google Maps.
Vita marchiata
L’avvocato difensore di Aurora, Marco Fabiani, ne parla come di una giovane donna distrutta. Convinta che la sua vita sia marchiata, rovinata per sempre. Professa innocenza. «Non c’entro nulla con questa storia. Non ne sapevo niente. Dormivo sul divano. Erano le due del pomeriggio. La notte non avevo chiuso occhio. Mi faceva male un dente».
Ha 21 anni, un diploma di estetista, lavoretti saltuari in locali. Figlia unica, famiglia di normali lavoratori.