USATO TEMPESTIVAMENTE, IL TOCILIZUMAB, FARMACO IMMUNOTERAPICO INDICATO PER LA CURA DELL'ARTRITE E DEGLI EFFETTI COLLATERALI DI ALCUNI TRATTAMENTI ONCOLOGICI (CAR-T), POTREBBE EVITARE L'INTUBAZIONE IN TERAPIA INTENSIVA PER COVID-19 - PAOLO ASCIERTO, ONCOLOGO DELL’ISTITUTO “PASCALE” DI NAPOLI: “TRE HANNO AVUTO UN MIGLIORAMENTO, DI CUI UNO IMPORTANTE: LA TAC HA MOSTRATO UN'IMPORTANTE RIDUZIONE DELLA POLMONITE…”
Maddalena Guiotto per “la Verità”
Usato tempestivamente, il tocilizumab, farmaco immunoterapico indicato per la cura dell' artrite e degli effetti collaterali di alcuni trattamenti oncologici (Car-T), potrebbe evitare l' intubazione in terapia intensiva per Covid-19. A una settimana dai primi trattamenti all' ospedale dei Colli (Napoli), si accende la speranza di poter ridurre la percentuale - oggi intorno al 10% - di pazienti che finiscono in letti di rianimazione.
La battaglia contro il coronavirus potrebbe quindi spostarsi nei reparti di terapia subintensiva dove, accanto ai caschi respiratori - ordinati a migliaia in Lombardia e Veneto - si potrebbe ottimizzare una cura farmacologica innovativa. Anche perché ci vorranno parecchi mesi per testare efficacia e sicurezza del primo farmaco specifico per il coronavirus di Wuhan, sviluppato in questi giorni dall' Università olandese di Utrecht per bloccare in modo specifico una proteina fondamentale del virus Sars-Cov2.
Tocilizumab «è stato somministrato in sette pazienti intubati», spiega alla Verità Paolo Ascierto, oncologo dell' Istituto Pascale di Napoli. «Tre hanno avuto un miglioramento, di cui uno importante: la tac ha mostrato un' importante riduzione della polmonite e potrebbe essere presto estubato. Degli altri quattro, tre sono stabili, mentre purtroppo uno è morto dopo poche ore dalla somministrazione del farmaco per un peggioramento del distress respiratorio. Venerdì abbiamo trattato altri tre pazienti non intubati. Erano in reparto con condizioni respiratorie critiche. Due di questi, sabato hanno avuto miglioramenti importanti: uno ha anche tolto l' ossigeno, l'altro è stazionario e ripete il trattamento».
Quanti sono i pazienti trattati?
«Attualmente ne risultano 600. L' azienda produttrice (Roche, rdr) sta fornendo il farmaco gratuitamente per questo impiego, è distribuito praticamente su tutto il territorio nazionale».
Ha già dei dati dagli altri centri?
«Tra i dati molto interessanti ci sono quelli di Fano-Pesaro, ove su 11 pazienti trattati otto hanno avuto un miglioramento. All' ospedale di Padova Sud (quello di Schiavonia, dove è stato scoperto il focolaio di Vo', ndr), su sei pazienti trattati, i primi dati di due mostrano un miglioramento importante dopo 24 ore».
Su quali presupposti avete iniziato l'uso di tocilizumab nella Covid-19?
«Quando abbiamo fatto un brain storming in istituto (al Pascale di Napoli, ndr) e c' è venuta questa idea, abbiamo contattato i nostri colleghi cinesi, dato che c' è una partnership tra l' istituto e la Cina. Ci hanno detto che era un' ottima idea: l' avevano usato su 21 pazienti e 20 di loro avevano avuto miglioramenti in 24-48 ore. Questo è stato lo studio che ci ha aperto la strada. Poche ore dopo eravamo all' azienda dei Colli per decidere sui primi due pazienti da trattare».
ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus
Quando partirà lo studio?
«A giorni, grazie a un protocollo già presentato ad Aifa. A fianco della sperimentazione continua l' impiego off label, cioè fuori indicazione, visto i risultati promettenti che abbiamo avuto. I dati dei pazienti trattati off label verranno messi insieme a quelli della sperimentazione, per capire quali sono i soggetti che hanno avuto un beneficio maggiore e le tempistiche per la somministrazione».
Alcuni usano il farmaco in terapia subintensiva per evitare l'aggravamento.
«Quello che ci dicevano i cinesi, e che stiamo vedendo anche noi, è che un trattamento fatto prima evita, praticamente, al paziente di andare in terapia intensiva. Dei nostri sette soggetti, tre hanno avuto miglioramento. Fra i pazienti critici in reparto, ma non intubati, che abbiamo trattato, tre hanno avuto miglioramento e l'altro tutto sommato era stazionario, ma siamo fiduciosi che possa rispondere al ritrattamento. Tutte le informazioni che abbiamo dagli altri centri vanno in questa direzione. I pazienti in terapia subintensiva sono quelli che potrebbero avere vantaggi maggiori ed evitare l' intensiva».
Dei medici osservano che ridurre l'attività del sistema immunitario potrebbe favorire l' aggressione del virus. Cosa ne pensa?
ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus
«Bisogna conoscere l' immunologia e l' immunoterapia dei tumori, dove usiamo strategie che danno a volte effetti collaterali dovuti all' iperattivazione del sistema immunitario. Quello che avviene nel polmone in seguito a infezione da Covid-19 è una iperattivazione del sistema immunitario che diventa deleteria. L' immunosoppressore serve a ridurre questa iperattivazione e, utilizzato come facciamo noi, e come ci hanno suggerito i cinesi, one shot, cioè un solo trattamento ripetibile la seconda volta dopo 12 ore e non più, non dà questi problemi».