uomo alla deriva nell oceano atlantico

IL VECCHIO E IL MARE - ''LO ABBIAMO TROVATO ALLA DERIVA NELL'OCEANO ATLANTICO, NON SAPEVA COME SI CHIAMAVA''. VIDEO: IL RACCONTO DI UN EQUIPAGGIO ITALIANO CHE S'IMBATTE IN UN PENSIONATO GALLESE, ABBRACCIATO ALL'ALBERO DELLA SUA BARCA CON LE VELE STRACCIATE E IL MOTORE SPENTO. ''NON VOLEVA ESSERE SALVATO. ERA IN FUGA SENZA PASSAPORTO. MA POI...'' - L'INCONTRO CON LA BALENA

 

 

IL VECCHIO E IL MARE - ''LO ABBIAMO TROVATO ALLA DERIVA NELL'OCEANO ATLANTICO'' (VIDEO)

 

 

LO SMEMORATO DEL MARE - "COSÌ LO ABBIAMO SALVATO, AVEVA PERSO LA ROTTA. E I RICORDI"

Andrea Iannuzzi per 'la Repubblica'

 

uomo alla deriva nell oceano atlanticouomo alla deriva nell oceano atlantico

Sulla Lunga Rotta puoi smarrirti e ritrovarti a ogni virata. E non sapere più chi sei, da cosa fuggi e dove approderai, anonimo punto confuso tra le onde anche nell' era del Gps, della memoria perenne dei microchip. La storia del naufrago che si perdeva negli oceani potrebbe uscire dalle pagine di Moitessier, insieme ai suoi protagonisti: l' equipaggio di un catamarano in navigazione sull' Atlantico e un piccolo ketch con a bordo un anziano navigatore zoppo e smemorato. Ma soprattutto il mare, quell' oceano che tanto immenso non deve essere se permette a due imbarcazioni da diporto di incrociare le proprie rotte e le rispettive vite, salvandone una ormai alla deriva.

 

Il marinaio che non ricorda il suo nome è un recidivo. Nel 2013, la sua barca si era persa nella nebbia di fronte alla costa inglese del Dorset. Quattro anni dopo, la storia si ripete. E questa volta i suoi angeli custodi hanno il volto di uno skipper italiano e dei suoi compagni di traversata.

 

Il Kaskazi Four del comandante Francesco Rinauro sta completando la rotta atlantica da Ovest a Est: Bahamas, Bermuda, Azzorre, poi le Colonne d' Ercole al contrario, il rientro nel Mediterraneo. È il viaggio inverso rispetto a quello di Colombo: quello più impegnativo per gli equipaggi, dopo la svernata ai Tropici, costretti ad affrontare l' aliseo di bolina.

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In una mattina d' estate, il Kaskazi veleggia al largo di Cabo de Sao Vicente, costa portoghese: il vertice sudoccidentale della penisola iberica. Prua verso Gibilterra, che dista 200 miglia. Ci sono 27 nodi di vento al traverso e molta onda.

 

«Era l' alba» ricorda Isolaria Pacifico, narratrice sotto pseudonimo di avventure marinare, che ha raccontato la storia su tuttobarche. it «ed era il mio turno in pozzetto. A prua c' era la solita compagnia dei delfini ma non potevo distrarmi: eravamo ai margini del Tss (Traffic separation scheme, una zona ad alta densità di traffico mercantile), avevo una ventina di cargo sullo schermo radar, nel raggio di 5 miglia». Più o meno come trovarsi con un triciclo in tangenziale, nell' ora di punta.

uomo alla deriva nell oceano atlantico uomo alla deriva nell oceano atlantico

All' improvviso, sulla scia di una petroliera, compare la sagoma di una barca a vela, non rilevata dagli strumenti di bordo.

 

Quell' avvistamento la insospettisce. Isolaria prende il binocolo: niente vele sugli alberi, solo un genoa che sbatte. «Mi sono accorta che era stracciato, la barca stava scarrocciando». Quel guscio è invisibile ai radar dei cargo, se resta lì finirà speronato e affondato. La donna sveglia l' equipaggio: dopo la mancata risposta via radio, scatta la manovra di soccorso. «Sapevamo che era una situazione di pericolo» dice il comandante «e non abbiamo esitato un momento».

 

Quando arrivano a vista, quelli del Kaskazi notano in cabina un uomo, immobile. Sentendoli gridare, il marinaio esce: ha i vestiti strappati e un salvagente, dice: «No radio, no engine, no electricity». Niente radio, niente motore, niente elettricità. Come se non fosse già una situazione romanzesca, ad assistere alle operazioni compare una balena: guarda, sbuffa e se ne va. Ma la vera sorpresa deve arrivare: quando Niko - ingegnere motorista croato che i compagni chiamano "Google" ("Parla qualsiasi lingua, pilota qualsiasi cosa e sa tutto di qualsiasi argomento", annota Isolaria ) - riesce a salire a bordo l' uomo, un anziano dall' accento inglese con una gamba artificiale, non ricorda come si chiama, non sa da dove è partito. Dice di essere in mare da tre settimane.

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A bordo non c' è traccia di cibo né acqua, ma lui sembra in buone condizioni fisiche. Gli propongono di trasbordare sul Kaskazi, ma non vuole abbandonare la barca. È in stato confusionale, racconta di essere in fuga dalla polizia, crede che i suoi soccorritori vogliano arrestarlo. Chiede solo di lanciare il May Day e lasciarlo lì. La barca - un motor sailer di 9,45 metri di nome Doolou - viene assicurata con tre cime e trainata per 13 ore, con a bordo il suo misterioso passeggero.

 

Non è la prima volta che il Doolou si trova in questa situazione.

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Cercando informazioni, si scopre che in una notte di aprile del 2013, le autorità marittime di Weymouth, città costiera del Dorset inglese, ricevettero un May Day per una imbarcazione in avaria, dispersa nella nebbia con la radio, il Gps e il motore fuori uso. Anche allora lo skipper non fu in grado di dare la posizione esatta ma alla fine i soccorritori riuscirono a rintracciarlo e portarlo in salvo. Ma questo, a bordo del catamarano, nessuno lo sa.

 

Le autorità marittime portoghesi scopriranno poi che il naufrago è il proprietario della barca, un pensionato gallese che risponde al nome di Ross Beasley.

Probabilmente era partito da Gibiliterra, prima di smarrirsi nell' Atlantico. I suoi salvatori però non riescono a sapere più nulla. Di lui. Avrebbero voluto salutarlo. «Niko è stato il suo angelo.

 

Se fosse sopraggiunta l' oscurità, non sarebbe sopravvissuto» dice il comandante Francesco. La mattina dopo, il Kaskazi salpa l' ancora. Il Doolou, invece, è ancora ormeggiato a Portimao, in attesa che il marinaio smemorato torni a riprenderlo. E a riperdersi.

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