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VIENI AVANTI, “MILLENNIAL”! LA GENERAZIONE DEI “BAMBOCCIONI” TRA IL 1980 E IL 2000 L’ANNO SCORSO HA SFORNATO L’85% DEI NATI NEGLI USA, NON VUOLE COMPRARE AUTO MA INVESTE NEL MATTONE E SPOSTA IL MERCATO DEGLI SMARTPHONE DA ANDROID A APPLE…

Da “il Foglio”

 

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Nella vulgata della sociologia da Twitter, la parola millenial, che designa i nati dal 1980 al 2000, è sinonimo di giovane inesperto. Da noi i millennial sono diventati “gli sdraiati”, ma in qualunque modo li si voglia qualificare, pigri o iperattivi, apatici o entusiasti, pensi a un millennial e immagini un ragazzo coi brufoli e una camicia a quadri, senza lavoro o con uno stage, e poca voglia di mettere su famiglia.

 

“I millennial sono pronti alla vita reale?”, si chiedeva il New York Times appena un anno fa, snocciolando previsioni non proprio favorevoli e immaginando schiere di giovinetti non ancora svezzati. Nativi digitali, curiosi, pieni di input, esitanti, inaffidabili: i millennial esistono solo in potenza, sono una speranza o una minaccia per il futuro, chissà cosa succederà quando prenderanno il posto dei loro genitori.

 

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Ma mentre tutti si chiedono come sarà il cambio generazionale, questo stava avvenendo sotto il nostro naso. Sul Wall Street Journal Christopher Mims ha presentato un dato interessante: l’anno scorso i millennial hanno dato alla luce l’85 per cento dei bambini nati in America. In Italia i numeri sono meno certi ma paragonabili (pur tenendo conto del fatto che le donne italiane hanno il loro primo figlio più avanti negli anni, circa 30 contro i 26 delle americane), e mostrano che la generazione perduta descritta da alcuni commentatori ha iniziato a vivere nel mondo reale.

 

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I millennial, soprattutto quelli della prima tranche, hanno scavallato i trent’anni, fanno figli e spesso sono affermati nei loro lavori. Nei prossimi decenni i millennial saranno anche i principali compratori e consumatori, e adesso che stanno invecchiando (sì, invecchiando) le aziende iniziano a prendere le misure del momento in cui i mercati e i consumi saranno dominati da loro.

 

I millennial non sono più ragazzini con la paghetta, sono genitori, sono manager, sono impiegati, hanno uno stipendio e disponibilità economica. E le previsioni drammatiche che si sono viste in questi anni – i millennial non vogliono spendere soldi, non compreranno più auto, le ferite della crisi sono troppo gravi, i consumi interni crolleranno – si stanno squagliando man mano che i giovani inesperti diventano uomini. Basta guardare all’iPhone.

 

Di recente sta succedendo un fenomeno interessante nel mercato degli smartphone: una marea di persone sta abbandonando i cellulari Android, spesso più economici, per passare ai più costosi iPhone di Apple. E’ un fenomeno che non esisteva nemmeno ai tempi d’oro di Steve Jobs, allora entrambi i sistemi, Android e Apple, crescevano parallelamente ma si rubavano pochi clienti, e la migrazione recente secondo Christopher Mims è opera dei millennial.

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Sono loro i principali compratori di smartphone, e ora che hanno un lavoro finalmente si possono permettere di abbandonare Android e di passare all’iPhone. Succederà lo stesso con gli Apple Watch, e questo mostra come la “Cheapest generation”, come la definì l’Atlantic nel 2012, in realtà non disdegna i prodotti di lusso, quando se li può permettere. Lo stesso vale per il mercato immobiliare, è vero che i millennial comprano meno case rispetto alla generazione precedente, ma le ricerche mostrano che paradossalmente hanno una maggiore attitudine a investire nel mattone.

 

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Anche qui, i millennial fanno a modo loro, e per esempio Amazon si è lanciata in una serie di prodotti per rendere le abitazioni più “intelligenti” che sembrano pensati apposta per i trentenni che comprano la loro prima abitazione. I millennial sono anche la generazione della disintermediazione. Qui la fanno da padrone i servizi on demand, e questo vale per l’intrattenimento (viva lo streaming, abbasso la vecchia tv), per i servizi (la babysitter? c’è una app per tutto) come per i trasporti.

 

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Ma questo non vuol dire che i millennial smetteranno di comprare automobili per usare esclusivamente Uber. Come scrive Mims, l’uso delle tecnologie “disruptive” sono spesso l’adattamento a un’esigenza più che una scelta. Lasciateli invecchiare, i millennial, e vedrete che si dimostreranno una generazione non così cheap. Compreranno anche l’auto, alla fine. Magari un’Apple Car.

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