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L’AGENZIA DI MODELLE È SOLO UNA SCUSA PER SCOPARE – VINCENZO LAMBERTO, TITOLARE DI UN’AGENZIA PER MODELLE È STATO CONDANNATO A 9 ANNI E MEZZO PER VIOLENZA SESSUALE E ATTI SESSUALI CON MINORENNI – LA TESTIMONIANZA DI UNA RAGAZZINA DI 15 ANNI ASPIRANTE MODELLA: “MI È STATO DATO DA BERE. MI PRESE IN BRACCIO, MI PORTÒ NELLA SUA CASETTA, MI APPOGGIÒ SUL LETTO, INIZIÒ A BACIARMI. DISSI CHE VOLEVO TORNARE A CASA, LUI RISPOSE 'TRA 20 MINUTI’” – UN’ALTRA RAGAZZA, MAGGIORENNE, ERA ANDATA DA LUI PER UN COLLOQUIO PER FARE LE PULIZIE. LUI LE MISE UN COSTUME E…

Fabio Paravisi per www.corriere.it

 

abusi sessuali

Il pm aveva chiesto una condanna a otto anni di carcere per violenza sessuale su una donna e una ragazzina. Ha colto tutti di sorpresa la voce del giudice Giovanni Petillo che mercoledì mattina 21 dicembre ha letto una sentenza a nove anni e mezzo per Vincenzo Lamberto, 61 anni, titolare dell’agenzia per modelle Pubblistar di Gorlago, ormai chiusa.

 

Due gli episodi al centro delle accuse. Il primo risale al novembre 2017 e riguarda una ventenne che era andata all’agenzia per un colloquio non come modella ma come addetta alle pulizie. Secondo il suo racconto l’imputato, dopo averle fatto dei complimenti, le aveva fatto indossare un costume e l’aveva toccata. Il secondo riguarda una minorenne, che nel 2018 aveva 15 anni, era un’aspirante modella e si era fermata a dormire nei locali messi a disposizione dall’agenzia per due notti, nel corso delle quali l’imputato, aveva raccontato, aveva abusato di lei.

violenza sessuale

 

La ragazza aveva raccontato di una grigliata di gruppo con altre aspiranti modelle: «Mi è stato dato da bere, due o tre bicchieri di vino rosso. Mi prese in braccio, mi portò nella sua casetta, mi appoggiò sul letto, iniziò a baciarmi. Dissi che volevo tornare a casa perché mi veniva da vomitare. Ero stordita». Lui, sempre secondo il racconto, le dice «tra 20 minuti». Poi «iniziò a spogliarmi». Il caso era stato segnalato dall’ospedale al quale la ragazza si era rivolta per arrossamenti e dolori nelle parti intime.

 

Il pm Laura Cocucci aveva anticipato uno dei probabili argomenti della difesa, cioè i messaggi WhatsApp in cui era la ragazzina a chiamare «amore» l’imputato e non solo, prima ancora dell’inizio del corso. «Lui cosa fa? Non la rifiuta — aveva detto il pm —. La mamma non poteva pagare, lui tiene la ragazza tre giorni con quale vantaggio se non la disponibilità che lei gli aveva già esplicitato?». Se anche fosse stata consenziente «non lo era la prima sera, quando le era stato dato del vino: aveva meno di 16 anni e gli era stata affidata». Quindi, aveva concluso, è reato.

violenza sessuale su minore 6

 

Vincenzo Lamberto ha sempre negato tutto. Il suo avvocato Federico Viviani aveva ricordato che, il giorno in cui la ragazzina aveva raccontato alla madre degli abusi, la donna aveva telefonato a Lamberto «per i book fotografici e non per chiedergli “che cosa hai fatto a mia figlia?”

 

La chiamata dura 8 minuti». Un colloquio, secondo la difesa, che aveva dimostrato come le accuse della ragazzina e della madre fossero «circostanze false e inverosimili», «fandonie», «invenzioni», per vendicarsi del fatto che l’agente non avesse accettato di inviare gratuitamente i book fotografici sostenendo che la giovane non fosse pronta. L’avvocato aveva chiesto l’assoluzione piena, mentre il pm aveva richiesto 8 anni di carcere.

 

violenza sessuale su minore 3

Il giudice Petillo (a latere Patrizia Ingrascì e Laura Garufi) ha deciso invece di inasprire la pena anche se modificando uno dei reati. Per la vicenda della maggiorenne è rimasto violenza sessuale, mentre per quanto riguarda la minorenne è stato escluso che ci sia stata violenza, ma il reato è stato riqualificato come atti sessuali con minorenni con l’aggravante del fatto che la ragazza in quel momento era stata affidata a Lamberto, e con la continuazione. Sono state respinte le richieste di risarcimento delle parti civili (una provvisionale di 50 mila euro), anche se l’avvocato Elisa Gabbi che difende la minorenne ricorrerà in sede civile per vedersi riconoscere il risarcimento del danno.

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