mattarella franco mandelli

“ADDIO E GRAZIE, DOTTOR MANDELLI” - VITTORIO FELTRI IN RICORDO DEL GRANDE EMATOLOGO, SCOMPARSO A 87 ANNI: “CI COMMUOVIAMO PER LA DIPARTITA DI ATTORI E CANTANTI AI QUALI DEDICHIAMO PAGINE E PAGINE MA QUANDO TRAPASSANO PERSONE DI ALTISSIMO LIVELLO, SPECIALMENTE MEDICI CHE CI HANNO ALLUNGATO LA VITA, FACCIAMO SPALLUCCE, MOLTE VOLTE NON NE CONOSCIAMO MANCO L'IDENTITÀ E LE OPERE. CIÒ È INGIUSTO”

Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”

 

vittorio feltri

Muoiono tanti cretini, ma crepano anche i geni, insomma andiamo tutti, prima o poi, all' altro mondo. È così da sempre, normale quindi che se ne sia andato a 87 anni pure Franco Mandelli, grande ematologo, scienziato capace di sconfiggere varie forme perniciose di leucemia. Ha guarito donne, uomini e bambini da una malattia esiziale. Non sempre ce l'ha fatta, ma spesso ha vinto lui sul morbo, cosiddetto tumore del sangue.

 

Franco Mandelli

Egli ha studiato e faticato come un negro (in questo caso spero che negro non sia interpretato quale offesa) in tutta la propria esistenza e mi auguro che l'umanità abbia per lui un pizzico di gratitudine. Di solito ci commuoviamo per la dipartita di attori e cantanti ai quali dedichiamo pagine e pagine onde commemorarli. Ma quando trapassano persone di altissimo livello, specialmente medici che ci hanno allungato la vita, rendendocela meno dolorosa, facciamo spallucce, molte volte non ne conosciamo manco l' identità e le opere. Ciò è ingiusto e addirittura crudele.

 

cristina zucchiatti e franco mandelli

Noi non vogliamo accodarci all' invalso conformismo e desideriamo rendere onore e ringraziare Mandelli per i suoi studi e i risultati ottenuti faticando sulle provette e nelle corsie ospedaliere. A questo signore schivo, perennemente infilato in un camice bianco, dobbiamo molto e desideriamo riconoscergli ogni merito nel giorno in cui ci ha abbandonati, facendoci sprofondare nella più tetra malinconia.

 

Franco Mandelli Francesco Rutelli

È vero che le persone più che vecchie non possono diventare, pertanto è fatale che perfino all' insigne ematologo, quasi novantenne, come accadde a Umberto Veronesi, amico carissimo, sia toccato andare nell' aldilà. Mi sia tuttavia consentito esprimergli la mia riconoscenza per aver dedicato decenni, e con successo, alla ricerca.

 

Rammento inoltre che Mandelli, come me, era bergamasco, e ha lasciato la sua città, imitando parecchi colleghi e concittadini, allo scopo nobile di contribuire a scoprire nuovi orizzonti scientifici. Un numero importante di orobici si è distinto nel ramo medico, e non so perché. Segnalo alcuni nomi: Garattini, Remuzzi, Locatelli. E mi scuso se ne ho taciuti altri. La mia stima nei loro confronti è immensa. Caro Mandelli, non sarai dimenticato.

 

 

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