VOLETE SAPERE PERCHÉ MATTEO MESSINA DENARO NON SI È CONSEGNATO? PERCHÉ NON AVREBBE MAI FATTO TROVARE IL VIAGRA NEL SUO APPARTAMENTO - PAROLA DI ROSALBA DI GREGORIO, EX AVVOCATA DI PROVENZANO E TITOLARE DELLO STUDIO IN CUI HA LAVORATO LORENZA GUTTADAURO, NIPOTE DEL BOSS E OGGI SUO DIFENSORE: “AVREBBE AVUTO L’ACCORTEZZA DI FAR SPARIRE LE PILLOLE PER NON FARE BRUTTA FIGURA NELL’AMBIENTE. IL VIAGRA COZZA CON UNA CERTA IMMAGINE…”
Estratto dell'articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”
«Sì, ha fatto praticantato da me nel 2006-2007. Era attenta e scrupolosa, ricordo che sostenne gli esami di abilitazione con il pancione e subito dopo fece un altro figlio.
Poi ha aperto il suo studio». Così l’avvocata Rosalba Di Gregorio parla di Lorenza, Enza, Guttadauro, legale e nipote del boss Matteo Messina Denaro.
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Una lunga carriera da penalista e un passato da radicale l’avvocata Di Gregorio fu tra i primi a denunciare l’impostura del falso pentito Vincenzo Scarantino, nel processo per la strage Borsellino, che dopo 18 anni finì con la scarcerazione di 7 imputati che non c’entravano con quell’attentato.
Ma è anche uno dei penalisti più ricercati dai boss mafiosi tanto che venne definita «l’avvocato del diavolo». Tra gli altri ha difeso Vittorio Mangano e Bernardo Provenzano, per il quale fece una lunga battaglia per la revoca del 41 bis.
Non è che presto la vedremo anche nel collegio di difesa di Messina Denaro?
«Non credo. Se sono vere le notizie sulle sue condizioni di salute penso che abbia ben altro a cui pensare. In questo momento non gli serve certo un Carnelutti per i processi» Appunto, date le sue condizioni di salute potrebbe essere interessato proprio all’attenuazione del 41 bis, come lei tentò con Provenzano ...
«Vero, all’epoca feci di tutto perché venisse revocato il 41 bis a un soggetto che era ormai un vegetale. Lo hanno fatto morire perché era diventato un simbolo e il 41 bis, in realtà, lo hanno applicato ai parenti. Lui ormai non capiva più nulla».
È ipotizzabile che ci tenti anche Messina Denaro?
«È quello che dovrebbe fare qualunque difensore […]»
Che idea si è fatta dell’arresto, dopo 30 anni di latitanza?
«Non credo ad ipotesi complottistiche come quelle fatte da Scarpinato e altri. Penso piuttosto che sia progressivamente crollato il suo sistema di autodifesa, visto anche l’aggravarsi della malattia».
Esclude dunque che possa essersi consegnato?
«Sì, assolutamente. E lo dico anche per un dettaglio che potrà sembrare banale: se si fosse consegnato avrebbe avuto l’accortezza di far sparire dal covo almeno il Viagra».
Addirittura?
«Può sembrare una battuta, ma quel tipo di ritrovamento fa fare una malafiura (una brutta figura) nell’ambiente e cozza con una certa immagine. Inoltre credo che dietro l’arresto ci sia un lavoro pazzesco degli inquirenti».
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