VUOI VEDERE CHE ASSANGE ASSAGGIA LA GALERA? - IL BIONDINO DI WIKILEAKS E’ DA SEI ANNI IN ESILIO NELL’AMBASCIATA DELL’ECUADOR A LONDRA MA IL NUOVO PRESIDENTE ECUADORIANO, LENÌN MORENO, GLI HA FATTO CAPIRE CHE L'ARIA E' CAMBIATA: “NESSUNO PUÒ RESTARE IN UNA CONDIZIONE DI ASILO TROPPO A LUNGO. QUEL CHE VOGLIAMO È CHE LA SUA VITA NON SIA IN PERICOLO” - E WASHINGTON PREPARA IL MANDATO DI CATTURA...
Anna Guaita per “il Messaggero”
julian assange, sotto accusa dal 2010
Dopo sei anni di esilio in un' ala nell' ambasciata dell' Ecuador a Londra, Julian Assange potrebbe uscire all' aperto. Ma non per riconquistare la libertà: il fondatore di Wikileaks potrebbe presto trovarsi di nuovo rinchiuso, in prigione. Il nuovo presidente dell' Ecuador, Lenìn Moreno è stato a Londra, dove ha tenuto incontri riservati, e qualche giorno dopo, in una conferenza stampa a Madrid, ha fatto dei commenti che lasciano intendere che un accordo sia vicino: «Nessuno può restare in una condizione di asilo troppo a lungo ha detto -. Ma quel che vogliamo è che la sua vita non sia in pericolo». Si badi: Moreno ha fatto riferimento alla vita di Assange, non alla sua libertà.
LA STORIA
L'editore australiano è chiuso nell' ambasciata di Quito dal 2012, quando la Svezia spiccò mandato di comparizione a suo nome, per l' accusa di molestie sessuali mossegli da due donne. Spaventato di essere catturato dagli svedesi e estradato negli Usa, Assange si rifugiò nell' ambasciata di un Paese il cui presidente socialista, Rafael Correa, era in polemica contro gli Usa. E calcolò bene: per anni ha potuto vivere comodamente, e lo scorso dicembre ha anche ottenuto la cittadinanza equadoregna.
La Svezia ha lasciato cadere il mandato di comparizione nel 2017, ma Assange continua a restare nell' ambasciata sostenendo di rischiare l'arresto da parte dei britannici. Nel frattempo, ha violato l'accordo che aveva stilato con il governo ecuadoregno, che lo impegnava a non usare internet per polemiche che avrebbero messo Quito in imbarazzo. Ha invece attaccato la Spagna per la sua politica verso i catalani, e la Gran Bretagna in difesa della Russia nel caso dell' avvelenamento della ex spia moscovita Sergei Skripal e sua figlia Yulia. Il nuovo presidente dell' Ecuador, Moreno, non ha visto di bon occhio questo comportamento.
Moreno peraltro ha rotto con il precedente presidente, Correa, e invece sta tentando un riavvicinamento con gli Stati Uniti. E ha sempre considerato Assange «un sasso nella scarpa». Inevitabili dunque le voci che sostengono che Moreno sta per metterlo alla porta.
IL SILENZIO
Nessuna protesta è venuta finora dalla Russia, con la quale l'australiano avrebbe collaborato per pubblicare su Wikileaks le e-mail della campagna di Hillary Clinton hackerate da agenti russi durante le presidenziali Usa del 2016. In verità sia la Russia che Assange negano quest' accusa, mossa dal procuratore speciale del Russiagate, Robert Muller. Non è neanche chiaro se ci sia un mandato di cattura a suo nome per queste accuse.
Ma se non ci fosse, si può star certi che Washington stia già preparando invece un mandato di cattura per la pubblicazione di migliaia di documenti segreti diplomatici e militari Usa nel 2010. Quei documenti erano stati consegnati ad Assange dal caporale Bradley Manning, un ventenne dislocato in Iraq, che è poi stato condannato a 35 anni di prigione.
Manning, che in prigione ha cambiato sesso e oggi si chiama Chelsea, ha avuto poi la pena ridotta da Obama, ed è tornato in libertà nel maggio del 2017. Assange ha sempre sostenuto che pubblicare quei documenti era un dovere e un diritto. L' intelligence Usa ha sostenuto che invece sono costati la vita a vari agenti americani e collaboratori in Paesi nemici. Assange infatti non ebbe laccortezza, che ebbe invece Edward Snowden, la talpa della Nsa, di togliere nomi o riferimenti che potessero far rischiare la vita a qualcuno.