fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT - ALLARME ROSSO! I POTERI FORTI INTERNAZIONALI HANNO LE PALLE PIENE DEL GOVERNO MELONI - ALL’INIZIO (2022) I GRANDI FONDI HANNO APPREZZATO LA STABILITÀ ECONOMICA E POLITICA ITALIANA DELLA MELONI IN MODALITA’ DRAGHETTA E HANNO INVESTITO MILIARDI NELLE SOCIETÀ DEL BEL PAESE; DOPO DUE ANNI SI RITROVANO SCHIACCIATI DA UN GALOPPANTE STATALISMO - DA KKR ALLE PRESE CON IL ROSPO OPEN FIBER AL DETESTATO DECRETO CAPITALI, DALLE PRESSIONI SU BLACKSTONE E MACQUARIE PER FAR ENTRARE GAVIO IN ASPI, FINO ALLA VELLEITARIA MINACCIA DI GIORGETTI DI AZIONARE LA GOLDEN POWER PER AMMAZZARE L’OPERAZIONE DI CONQUISTA DI UNICREDIT SU BANCO BPM - E LA DOMANDA CHE È SORTA SPONTANEA TRA I CAPATAZ DEI POTERI FORTI È: DOV’È FINITO IN ITALIA IL LIBERO MERCATO? CONVIENE ANCORA MANTENERE I NOSTRI INVESTIMENTI MILIARDARI NEL PAESE DEI FAZZOLARI?

DAGOREPORT

fazzolari meloni

C’è grossa agitazione tra i grandi fondi internazionali. Raccontano che la Milano degli affari negli ultimi tempi sia testimone di riunioni informali tra i rappresentati dei più grandi fondi infrastrutturali del mondo, come Blackstone, Macquarie, Kkr, che investono in beni e servizi pubblici come l'energia e i trasporti, e quei “mostri” della finanza che investono in banche e grandi aziende come BlackRock, Fidelity, Pinko, etc.

 

blackstone

All’inizio del governo Meloni (2022) i grandi poteri finanziari internazionali hanno apprezzato la stabilità economica e politica Italiana e hanno doviziosamente investito nelle società del Bel Paese, ma due anni dopo si ritrovano davanti il crescente statalismo messo in opera dai Fazzolari di Palazzo Chigi, con la Draghetta di ieri, che pigolava consigli a “Mariopio” Draghi, trasformatasi ben presto nella Ducetta di oggi.

 

E la domanda che è sorta spontanea tra gli esponenti italiani dei fondi internazionali è: ma con questo governo che ha abbracciato una politica economica e finanziaria di stampo statalista, dov’è il libero mercato? Conclusione di Lor Signori: ci conviene ancora mantenere i nostri investimenti miliardari in Italia?

 

RETE TIM - FONDO KKR

Il fondo americano Kkr, ad esempio, che dopo aver acquisito la Rete unica da Tim tra gli applausi di Palazzo Chigi, ora si ritrova in preda a un’incazzatura suprema: vuoi vedere che ci hanno rifilato una “sòla”, l'immancabile “italian job”? Non solo per il possibile accordo della Statista della Garbatella con Elon Musk e i suoi satelliti a bassa quota di Starlink che avrebbe ripercussioni negative sui bilanci delle varie telecom (Tim, Vodafone, Wind, etc), con conseguente crisi di ricavi per la Rete di Kkr.

 

GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Il rospo, pronto sul piatto, che dovrebbe ingoiare il fondo Usa sono i miliardi di profondo rosso di Open Fiber che, secondo i piani del governo, dovrebbe unirsi in matrimonio a Fibercop, di cui Kkr controlla il 37,8% con una presenza diretta del Mef (16%). Malgrado le tante smentite, molti analisti scommettono che Kkr aspetti solo che Open Fiber vada a gambe all’aria per poi prenderla a zero euro.

 

‘Sto guazzabuglio di miliardi da cacciare vede al centro il Mef di Giorgetti con il suo braccio operativo Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) che controlla Open Fiber al 60%, in tandem con il fondo australiano Macquarie (40%), mantenendo nel contempo una quota di minoranza (9,81%) anche in Tim. Sul rospo Open Fiber, Kkr ha puntato seccamente i piedi e Cdp è stata costretta, per non portare i libri in tribunale, a intervenire presso le banche creditrici per ristrutturare il debito, ancora per un anno, della fallimentare Open Fiber.

 

elon musk giorgia meloni vignetta by osho

Un altro motivo di scontento (eufemismo) arriva da Autostrade per l'Italia (ASPI), che ha come azionisti Cdp (51%) e i due colossi dell'asset management, Blackstone e Macquaire, con il 24,5% ciascuno. I quali hanno seccamente respinto al mittente le richieste dei fazzolari di Palazzo Chigi riguardante un possibile cambio di proprietà con l’entrata nel capitale di un socio industriale come l’ASTM della famiglia Gavio.

 

L AZIONARIATO DI AUTOSTRADE PER L ITALIA

Non solo: il rappresentante di Blackstone in Italia, Andrea Valeri, batte cassa: vuole più dividendi di quanto già incassa dallo Stato. Il fondo americano non è solo azionista forte di Aspi: nello stesso tempo lo ritroviamo col 37,8% nell’ex benettoniana Atlantia, ora Mundy’s, e nelle autostrade spagnole dove incassa dividendi più alti.

 

Stessa insoddisfazione, ma moltiplicata per due, per l’altro socio di Aspi, il fondo australiano Macquarie, sofferente di liquidità. Per far sì che Blackstone e Macquarie cedano parte delle loro quote a Gavio, il governo non ha altra via di riempirli di doviziose plusvalenze: dove trovano i dindi?

 

Andrea Valeri di Blackstone

La luna di miele tra i fondi finanziari internazionali e Roma è finita nel cestino col Decreto Capitali, voluto da Palazzo Chigi dai fan di Caltagirone, da anni in preda alla fissa di conquistare Generali. Un decreto che non piace assolutamente ai poteri forti tanto da aver spinto il loro house-organ, “Financial Times”, a sparare almeno quattro articoli contro il decreto che rivoluziona, a favore dei Milleri e Caltagirone, il potere nei Consigli di Amministrazione. 

 

A far saltare definitivamente i nervi ai Paperoni dei due lati dell’Oceano è stata la minaccia furibonda ma velleitaria del Mef di Giorgetti di azionare la Golden Power per ammazzare l’operazione di conquista di Unicredit su Banco Bpm, storicamente in quota Lega.

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

Una mossa, quella di Unicredit, messa repentinamente in atto proprio quando il Ceo di Bpm, Giuseppe Castagna, era partito, lancia in resta, alla conquista del Monte dei Paschi in compagnia di Milleri e Caltagirone, due imprenditori, soprattutto il secondo, cari alla Fiamma Magica.

 

La grande operazione messa in moto da Lega e Fratelli d’Italia (Forza Italia contraria) per creare il terzo, se non il secondo, polo bancario italiano con l’obiettivo futuribile di fusione Bpm-Mps per partire poi alla conquista di Generali, attraverso il 27% di azioni di Milleri e Caltariccone in Mediobanca, è saltato in aria, per ora, sulla bomba piazzata dal ‘’Cristiano Ronaldo delle fusioni e acquisizioni’’ che porta il nome di Andrea Orcel.

 

GIUSEPPE CASTAGNA MASSIMO TONONI

Nelle stanze di Palazzo Chigi, dove impera “Qui, comandiamo noi!”, l’operazione Unicredit l’hanno presa ovviamente malissimo; ma checché ne dicano gli economisti Salvini e Giorgetti (l’istituto guidato da Orcel ‘’non è praticamente una banca straniera’’), la Golden Power se la possono mettere in quel posto.

 

Difatti, Unicredit è una public company (l’azionista che detiene di più, il 7%, è il fondo americano BlackRock), mentre i principali azionisti di Bpm vedono i francesi di Crédit Agricole con il 12%, poi sbuca di nuovo BlackRock (5,2%), fondo Davide Leone and partner con una partecipazione potenziale del 5,47%, infine Fondazione Enasarco con il 3%.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Quindi: di che cianciano Salvini e Giorgetti, quando tirano fuori, la “sicurezza nazionale”? Se andrà in porto l’operazione di Orcel, al massimo l’Antitrust farà dismettere a Unicredit le filiali in Veneto di Bpm, come è successo a Intesa quando si portò a casa Ubi.

 

Comunque l’Ops di Orcel su Bpm non potrà diventare Opa, cioè oltre allo scambio di titoli occorre mettere sopra almeno un miliardo e mezzo di euro cash, finché resterà aperta un’altra sua operazione di conquista, la banca tedesca Commerzbank, dove Unicredit ha una partecipazione al 21%.

 

Acquisizione messa in stand-by dal governo del cancelliere Olaf Scholz, in attesa delle elezioni anticipate in Germania in calendario il 23 febbraio 2025. Se, come è probabile, andrà a capo della Bundestag la Cdu democristiana di Fredrich Merz, l’ipotesi che la seconda banca tedesca venga assorbita da Unicredit diventa remota.

 

unicredit commerzbank

Intanto, i media hanno annunciato contatti parigini di Orcel con il Credit Agricole, che pare non abbia finora ottenuto grandi soddisfazioni col suo 12% in Bpm a causa della politica di Castagna, che ha rilanciato e ricostruito una banca intorno a sé, concedendo poco al suo primo azionista.

 

Ma per ora la banca controllata dallo Stato francese, col suo investimento non speculativo ma strategico, sta alla finestra a vedere come si evolverà la situazione. Mentre corre un ottimo rapporto tra Orcel e l’altro socio di Bpm, Davide Leone, gestore di fondi di stanza a Londra. 

milleri nagel caltagirone

 

Riuscirà l’arroganza del governo Ducioni ad avere la meglio sui poteri forti internazionali? La ‘’guerra del grano’’, nel senso di vil denaro, è in corso. Allacciate le cinture...

I SOCI DI MEDIOBANCA A SETTEMBRE 2023kravis kkr

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - MELONI, CHE JELLA: HA ASPETTATO SETTIMANE PER UN INCONTRO CON TRUMP E NON APPENA GLIELO CONCEDE, IL "DAZISTA" DELLA CASA BIANCA PRIMA SE NE ESCE CON LA TRUCIDA FRASE: “QUESTI PAESI CI CHIAMANO PER BACIARMI IL CULO”, ED OGGI RINCULA COME UN SOMARO SPOSTANDO DI 90 GIORNI L'APPLICAZIONI DEI DAZI (CINA ESCLUSA) – A QUESTO PUNTO, QUALI RISULTATI POTRA' OTTENERE DAL VIAGGIO IN AMERICA? 1) UN TRATTAMENTO “ALLA ZELENSKY” E UN NULLA DI FATTO; 2) UNA PROPOSTA IRRICEVIBILE DI DAZI AL 10% SOLO PER L’ITALIA; 3) TRUMP, DI COLPO RINSAVITO, SFRUTTA L’OPPORTUNITÀ DEL BACIO DI PANTOFOLA DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' PER APRIRE UNA TRATTATIVA CON L’UNIONE EUROPEA. BUM! PER LA DUCETTA SAREBBE LO SCENARIO DEI SOGNI: ALLA FACCIA DI URSULA-MACRON-MERZ POTREBBE VENDERSI COME “SUO” IL MERITO DI AVER FATTO RINSAVIRE "LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE"...

jerome powell donald trump

DAGOREPORT – CHE FARÀ IL PRESIDENTE DELLA BANCA CENTRALE AMERICANA, JEROME POWELL? AL GROTTESCO RINCULO TRUMPIANO DI 90 GIORNI SUI DAZI AVRA' CONTRIBUITO, OLTRE AI MERCATI IN RIVOLTA, L'AVANZARE DI UNA FRONDA REPUBBLICANA  CONTRO IL TYCOON GUIDATA DAL SENATORE RAND PAUL (ORA SONO NOVE) - UNA FRONDA CHE, AGGIUNTA AL VOTO DEI DEM, POTREBBE ANCHE METTERE TRUMP IN MINORANZA AL CONGRESSO - SE IL TRACOLLO DELL’ECONOMIA A STELLE E STRISCE DIVENTERA' INGESTIBILE, L'ARMA FINALE E' L'IMPEACHMENT DEL CALIGOLA PER MALGOVERNO AI DANNI DEGLI STATI UNITI...

donald trump pam bondi laura loomer

FLASH – PAM! PAM! TRUMP FARA' LA FINE DI CLINTON CON MONICA INGINOCCHIATA?NEGLI STATES SI VOCIFERA MOLTO SULLA STRETTA VICINANZA TRA TRUMP E LA CURVACEA MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, PAM BONDIUNA STIMA PARTICOLARE, COME QUELLA RIPOSTA IN PASSATO NELL’ATTIVISTA “MAGA” LAURA LOOMER. SI SPIEGHEREBBE COSÌ L’ASCENDENTE CHE LE DUE DONNE HANNO SUL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO: SE BONDI IMPERVERSA SULLE TV AMERICANE, LOOMER È TALMENTE POTENTE DA AVER CONVINTO IL PRESIDENTE DEMENTE A CACCIARE IL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI NSA, TIMOTHY HAUGH – L’ONNIPRESENZA DELLE DUE BOMBASTICHE ERINNI HA SPINTO MELANIA A PRENDERE LE DISTANZE DALLO STUDIO OVALE…

xi jinping donald trump usa cina

CHE FIGURA DI MERDA COLOSSALE PER DONALD TRUMP: A UNA SETTIMANA DALL'INTRODUZIONE DEI DAZI RECIPROCI CONTRO TUTTI I PAESI DEL MONDO, È COSTRETTO A RINCULARE E ANNUNCIA  UNO STOP DI 90 GIORNI ALLE TARIFFE, "TRANNE CHE PER LA CINA" (LE INDISCREZIONI CHE LUNEDÌ AVEVANO FATTO SPERARE LE BORSE ERANO VERE) - IL COWBOY COATTO DELLA CASA BIANCA, DOPO ESSERSI VANTATO CHE GLI ALTRI LEADER LO STESSERO CHIAMANDO PER "BACIARGLI IL CULO", SE L'È FATTA SOTTO DI FRONTE AL TRACOLLO DEI MERCATI, CHE HANNO BRUCIATO 10MILA MILIARDI DI DOLLARI. SOPRATTUTTO, SI È TERRORIZZATO QUANDO HA VISTO I TITOLI DI STATO AMERICANI DIVENTARE SPAZZATURA (IERI UN'ASTA DA 58 MILIARDI DI DOLLARI DI BOND TRENTENNALI È ANDATA QUASI DESERTA)  - PECHINO NON ABBOCCA ALLE MINACCE DEL TYCOON PERCHÉ HA LA FORZA DI RISPONDERE: GRAZIE AL PETROLIO IRANIANO E AL GAS RUSSO, POTREBBE PERSINO TRASFORMARE IN “AUTARCHICA” LA SUA ECONOMIA. E HA IN MANO L'ARMA DA FINE DEL MONDO: HA IN TASCA 759 MILIARDI DI DEBITO PUBBLICO AMERICANO - LA BORSA DI NEW YORK FESTEGGIA