renato schifani antonio tajani gianfranco micciche silvio berlusconi

IL CASO MICCICHÈ È IL SEGNALE CHE DENTRO FORZA ITALIA È PARTITO IL TUTTI CONTRO TUTTI - PERCHÉ LA SPUTTANESCION È PARTITA ORA, QUANDO LE INTERCETTAZIONI SUL PRESUNTO ACQUISTO DI COCAINA DA MARIO DI FERRO (E LE GITE IN AUTO BLU) RISALGONO ALLA FINE DEL 2022? UNA COSA DEL GENERE CON SILVIO BERLUSCONI ANCORA IN VITA NON SAREBBE SUCCESSA. LA DEBOLEZZA DI TAJANI È LAMPANTE E LA SUA POLTRONA È SOTTO ATTACCO: A VOLERLO SABOTARE NON È SOLO IL TRIO RONZULLI-MULÈ-CATTANEO. L’EX MONARCHICO HA ALTRI AVVERSARI, TRA CUI OCCHIUTO E SCHIFANI…

gianfranco micciche

1 - DAGONOTA

Perché il caso di Gianfranco Miccichè, caduto di nuovo nella "polvere",  esplode proprio adesso, a pochissima distanza dalla morte di Berlusconi?

 

Premessa: l'ex ministro di Forza Italia è citato (ma non indagato) nelle carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto del ristoratore Mario Di Ferro, considerato lo "spacciatore dei vip": da lui, Miccichè avrebbe acquistato cocaina, come dimostrerebbero le numerose chiamate al vaglio dagli inquirenti, e sarebbe andato a ritirare la droga addirittura in auto blu.

 

Le intercettazioni risalgono alla fine del 2022. Allora perché la macchina della sputtanescion si è mossa ora? Una delle poche certezze, è che i guai dell’ex delfino siciliano del Cav, finito nella "farina" del suo sacco, sono un segnale della guerra intestina partita in Forza Italia all’indomani della dipartita del fondatore.

 

ANTONIO TAJANI PIANGE AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI

Una cosa del genere, un ex ministro non indagato finito nel tritacarne per alcune intercettazioni “compromettenti” sulla cocaina, di cui non è mistero abbia fatto uso, come ammette lui stesso, non sarebbe mai successa con il Cavaliere in vita. Ma senza Nonno Silvio a fare da parafulmine, la debolezza del nuovo presidente del partito, Antonio Tajani, è diventata lampante.

 

ANTONIO TAJANI LICIA RONZULLI ALESSANDRO CATTANEO SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE PER LE CONSULTAZIONI

La poltrona del ministro degli Esteri è sotto sabotaggio: non solo da parte della corrente Ronzulli-Mulè-Cattaneo. L’ex monarchico, infatti, ha altri e importanti avversari, che vorrebbero deporlo dal trono di erede del Cav: primi fra tutti, i presidenti di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Il secondo, che da Presidente del Senato aveva allacciato molti buoni rapporti con gli apparati dello Stato, è per certo il nemico più intimo di Tajani (si salva, ma solo in parte, Gianni Letta).

 

RENATO SCHIFANI

Le ambizioni del titolare della Farnesina, che ieri si è autoincoronato erede di Berlusconi anche a Bruxelles, al vertice del Partito Popolare Europeo, potrebbero finire uccellate prima ancora di prendere il volo. Chissà che qualcosa non accada il 15 luglio, quando si terrà il primo Consiglio nazionale di Forza Italia...

 

2 - MICCICHÈ E LA DROGA DELLO CHEF " SE SNIFFO SONO FATTI MIEI NON FARÒ IL TEST, È DEMAGOGIA"

Estratto dell’articolo di Riccardo Arena per “la Stampa”

 

Gianfranco Micciche a villa zito a palermo

Il 15 giugno, sul volo pomeridiano da Roma a Palermo, arrivato con due ore e mezza di ritardo, un passeggero sbadato perse il portafogli: glielo recuperò un signore in maniche di camicia e dall'occhio attento. Era Gianfranco Miccichè. Al momento dello sbarco, quella stessa sera, l'ex presidente dell'Ars ebbe la brutta notizia dal suo autista, che aveva trovato il Gps con cui la polizia aveva seguito ogni spostamento dell'auto blu dell'ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana.

 

Mario Di Ferro

La stessa con cui Miccichè andava a comprare la cocaina da Mario Di Ferro, chef dei Vip, gestore del ristorante del ristorante di Villa Zito, sede della Fondazione Sicilia, pieno centro di Palermo […]. E angolo via Gioacchino Di Marzo, l'ingresso secondario dove l'auto blu su cui la Squadra mobile aveva messo il rilevatore satellitare andava per le consegne della droga.

 

I sei arresti eseguiti ieri dalla Squadra mobile non scoraggiano, almeno in apparenza, l'ex senatore e attuale deputato regionale siciliano: «Sono una persona onesta, non ho mai preso un euro – dice – il mio nome non doveva uscire perché non sono indagato. Il test antidroga non lo faccio, è solo demagogia. Se voglio farmi un tiro di coca sono fatti miei».

 

 

MICCICHE BERLUSCONI

L'episodio del portafogli in effetti deporrebbe a favore della sua onestà, ma qui non si parla di tangenti, bensì di forniture di cocaina seriali, dimostrate – così sostiene il pool inquirente coordinato dal procuratore Maurizio De Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido – da intercettazioni "triangolari", Miccichè che chiamava Di Ferro, Di Ferro che chiamava i fratelli Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo su traffici di droga gestiti dalle famiglie mafiose di Resuttana, Di Ferro che confermava all'ex delfino siciliano di Berlusconi, l'uomo del 61 a 0 nelle elezioni politiche dell'Isola del 2001, che poteva andare a trovarlo.

 

[…]

 

roberto occhiuto matteo salvini renato schifani - ponte stretto di messina

3 - LE TELEFONATE CON L'AMICO PUSHER "È PIENO DI NEVE". "E A CASA MIA?"

Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato per “la Stampa”

 

Dicembre 2022. Lo chef di Villa Zito, edificio settecentesco oggi sede di uno dei ristoranti più ricercati della "Palermo bene" viene intercettato dalla squadra Mobile. Lo hanno messo "sotto" perché, mesi prima, era stato contattato da un pezzo da Novanta di Cosa Nostra.

 

L'inchiesta è coperta da segreto d'ufficio, ma si sa che uno degli interlocutori del signor Mario Di Ferro, 57 anni, ora agli arresti domiciliari, è l'ex presidente dell'assemblea siciliana Gianfranco Miccichè, vicerè per decenni di Silvio Berlusconi in Sicilia, già senatore, viceministro e chi più ne ha (di cariche) più ne metta.

 

gianfranco micciche

La conversazione è quantomai sospetta perché Di Ferro chiede al politico «quanti giorni si sarebbe fermato fuori». Miccichè replica quasi stupito. «Dove?» facendo intendere di non comprendere. Ma per il procuratore Maurizio Delucia e per il suo Aggiunto Paolo Guido, erano questi gli albori di un codice con il quale l'ex ras di Forza Italia nell'isola e Di Ferro inizieranno a fare affari per lungo tempo. Cocaina. Lo chef la vende al politico (non indagato).

 

mario di ferro 8

Nei frame agli atti dell'inchiesta emerge come alcune dosi sarebbero state acquistate utilizzando l'auto blu - una Bmw - con lampeggiante acceso. Agli atti dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonella Consiglio figurano decine di cessioni di droga.

 

Dove i giorni nei quali Miccichè si sarebbe trattenuto fuori sono -per gli inquirenti – le dosi di bamba da sniffare, pratica dalla quale Miccichè non si sarebbe evidentemente liberato.

Fu lui stesso […] a denunciarne la propria dipendenza ai microfoni del programma "La Zanzara" nel 2013 annunciando però – forse con troppo, pur se comprensibile, ottimismo – un affrancamento completo: «Non sono più un cocainomane: lo sono stato quando ero ragazzo ma l'ho sempre ammesso. Avevo 20 anni». E invece no.

GIANFRANCO MICCICHE MATTEO SALVINI

 

Il vizietto non lo avrebbe perso. […]  Pochi mesi fa, era finito nel ciclone dell'inchiesta il suo ex fedelissimo all'Ars (di cui Miccichè era presidente) Giancarlo Migliorisi (anche lui non indagato): per gli investigatori un altro che si riforniva di coca dal gestore del bistrot stellato. Miccichè commentò stranito: «Non sapevo avesse questo tipo di problema». E però quando gli investigatori decifrarono il codice-Di Ferro, fu chiaro (a loro) che anche il politico era assiduo compratore. […]

RENATO SCHIFANI

gianfranco micciche 1gianfranco micciche manifesti elettorali fakegianfranco miccichemario di ferro 7mario di ferro 4mario di ferro 1miccich berlusconi MICCICHE BERLUSCONI mario di ferro 2mario di ferro 3mario di ferro 5mario di ferro 6gianfranco micciche 4

Ultimi Dagoreport

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…